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1941: le trattative degli Alleati con Stalin

Nel pieno dell’Operazione Barbarossa, Stati Uniti e Gran Bretagna ritenevano indispensabile sostenere la macchina bellica sovietica, duramente colpita dall’invasione tedesca, per evitarne la sconfitta. Sia pure con accenti diversi gli Alleati concordavano sulla necessità che il fronte orientale aperto da Hitler continuasse a resistere all’impetuosa cavalcata delle forze corazzate del Terzo Reich.

Per questo decisero di incontrarsi a Londra il 15 settembre per delineare una strategia comune in vista dell’incontro con Stalin, Capo della delegazione americana era Averell Harriman, mentre a capo di quella britannica c’era Lord Beaverbrook, il magnate anglo-canadese della carta stampata che da poco ricopriva il ruolo di ministro degli Approvvigionamenti nel gabinetto di guerra di Churchill.

L’inizio della riunione congiunta si trasformò in un ruvido dissidio per le pretese di Lord Beaverbrook di far passare gli aiuti alleati (nella grande maggioranza armamenti statunitensi) da un unico hub controllato dagli inglesi. Harriman non volle saperne. «Se questo è il vostro atteggiamento, possiamo anche tornarcene a casa», gli disse.

I britannici fecero un passo indietro, ma successivamente un nuovo problema accese la polemica tra gli alleati. La Gran Bretagna disse perentoriamente che non avrebbe accettato che per soddisfare le richieste sovietiche gli USA diminuissero l’entità del sostegno americano all’Inghilterra.

Anche in questo caso si sfiorò la rottura e ci volle un intervento personale di Roosevelt che ordinò di raddoppiare la produzione americana di carri armati per rassicurare la delegazione britannica. Risolti i nodi che avevano rischiato di far naufragare l’incontro, il 19 settembre Churchill invitò a pranzo al numero 10 di Downing Street la maggior parte delle delegazioni inglese e americana in procinto di partire per la Russia.

Beaverbrook, Harriman e i loro assistenti di grado più elevato viaggiarono verso la Russia su un incrociatore inglese, l’HMS London, per poi trasferirsi su un incrociatore russo quando raggiunsero la foce della Dvina per le restanti venti miglia fino ad Arcangelo. Da lì, quattro aerei sovietici, scortati da caccia, li trasportarono a Mosca il 28 settembre.

La parte meno importante delle due delegazioni era già arrivata a Mosca trasportati da due bombardieri americani B-24, in uno di questi aerei viaggiava il corrispondente di «Collier’s Weekly», Quentin Reynolds, con la copertura di addetto stampa della delegazione americana. Essendo arrivato prima, Reynolds aveva avuto la possibilità di camminare per la città «male in arnese» e di notare le lunghe file di fronte a tutti i negozi di alimentari. Osservò che in quelle code o altrove non c’erano uomini abili, tutti richiamati per «un ultimo disperato tentativo» di impedire ai tedeschi di prendere la città. Le truppe naziste distavano meno di 200 miglia da Mosca.

Beaverbrook e Harriman si incontrarono con Stalin per tre sere di seguito per oltre tre ore ad incontro e sperimentarono l’imprevedibilità, la durezza e la furbizia con le quali Stalin conduceva i negoziati. Mentre i capi delegazione ed il dittatore sovietico si incontravano di sera, durante le giornate le delegazioni americane e britanniche erano impegnate in estenuanti trattative con varie sotto commissioni che procedevano a rilento poiché ogni accordo era subordinato dall’indispensabile autorizzazione di Stalin.

Cercando di dimostrare la massima disponibilità Beaverbrook e Harriman rinunciarono ai loro interpreti e gli incontri con Stalin furono gestiti esclusivamente da un traduttore russo, l’ex ministro degli interni Maksim Litvinov.

Il primo dei tre incontri, secondo le dichiarazione degli Alleati, fu “molto amichevole“. Presente anche Molotov che non profferì quasi parola, Stalin presentò la lista dei desiderata: carri armati, aerei, cannoni anticarro e per la contraerea e persino filo spinato. Il dittatore georgiano illustrò in tutta la sua criticità la situazione militare sovietica e spiegò che Hitler aveva compiuto «un errore grossolano» nel lanciare un’offensiva su tre fronti. “Se avesse concentrato l’attacco su Mosca, questa sarebbe già caduta” fu la conclusione sincera di Stalin.

I due capi delegazione alleati rimasero molto soddisfatti dagli esiti del primo colloquio, rimanendo colpiti anche dalla preparazione tecnica di Stalin. Quando Beaverbrook disse che il motore del caccia inglese Hurricane aveva 1350 cavalli, Stalin lo corresse con un sorriso: «No, ne ha solo 1250».

Il secondo incontro andò decisamente peggio. Beaverbrook e Harriman trovarono uno Stalin irritabile, scortese ed a tratti disinteressato. Durante l’incontro il dittatore georgiano fece tre chiamate telefoniche componendo lui stesso i numeri. Ignorò una lettera personale di Churchill, consegnatagli da Beaverbrook, abbandonandola sul tavolo, dopo appena un’occhiata distratta e rimproverò Harriman: «Com’è possibile che gli Stati Uniti possano fornirmi solo mille tonnellate di acciaio corazzato per i carri armati quando il Paese ne produce più di cinquanta milioni di tonnellate?».

Il ritorno dei capi delegazione alleati alle rispettive ambasciate fu all’insegna della delusione e della preoccupazione. L’inglese in particolare era molto scosso, preoccupato delle ripercussioni personali di un possibile fallimento delle trattative con Stalin.

Quando con un pessimo umore Beaverbrook e Harriman si presentarono al terzo ed ultimo incontro furono ancora una volta spiazzati da Stalin. Trovarono il dittatore georgiano quasi allegro, costruttivo e pronto a chiudere l’accordo. Secondo Harriman: «L’incontro finì nella maniera più amichevole possibile. Stalin non cercò di nascondere il suo entusiasmo. La mia impressione fu che fosse molto soddisfatto che la Gran Bretagna e gli Stati Uniti facessero sul serio».

Prima che le delegazioni alleate lasciassero Mosca, Stalin invitò i suoi ospiti ad un pantagruelico banchetto al Cremlino. Reynolds, da bravo giornalista, si appuntò con cura tutti i dettagli di quella «orgia di ventitré portate», nella quale facevano bella mostra grosse scodelle di caviale, funghi saltati con panna acida, storione con salsa allo champagne e riso pilaf con quaglie. Il tutto accompagnato da ripetuti brindisi a base di vodka.

Il giornalista che aveva avuto modo di visitare Mosca in quei giorni non potè fare a meno di confrontare l’opulenza di quel banchetto con la penuria di generi alimentari che attanagliava la popolazione moscovita. Nonostante questo, le impressioni di Harriman e Beaverbrook su Stalin furono largamente positive quanto ingenue, così scrisse il rappresentante americano: «Me ne andai con la sensazione che fosse stato onesto con noi e che se fossimo stati ai patti come promesso e avessimo mantenuto il rapporto diretto con Stalin, l’atteggiamento sospettoso che si era creato tra il nostro governo e quello sovietico avrebbe potuto essere estirpato»,

Al rientro da Mosca, Harriman e Beaverbrook furono invitati a cena a Chequers da Chruchill, dove di fronte ad un menù decisamente più sobrio di quello moscovita, gli Alleati espressero la soddisfazione sull’esito del negoziato con i sovietici.

Valmont57

Diversamente giovane, fondatore di Wiki Magazine Italia, (già Scienza & DIntorni), grande divoratore di libri, fumetti e cinema, da sempre appassionato cultore della divulgazione storica e scientifica.

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