giovedì, Settembre 19

‘A spasso per gli occhi’ di Maurits Cornelis Escher.

Maurits Cornelis Escher, Leeuwarden, 1898 – Laren, 1972.

Leeuwarden: capoluogo della regione nord-olandese della Frisia; luogo nel quale, nel giugno del 1898, nasce Maurits Cornelis Escher, artista novecentesco la cui collezione di opere giunge a noi come fonte d’osservazione ed ammirazione!

La passione per la pittura e il disegno caratterizzano la personalità di Escher sin dall’infanzia, eppure impiegano del tempo prima di trasformarsi in possibilità professionali; gli studi ai quali la famiglia lo indirizza sono un po’ lontani dall’estrosità artistica che lo accende..

Poco dopo essersi iscritto alla Scuola di architettura e arti decorative in Haarlem (Olanda; 1919), infatti, rivela la propria passione per il disegno al professore in Arti grafiche: Samuel Jessurun de Mesquita (1868 – 1944), che apprezza le opere mostrategli dal giovane Escher e suggerisce di intraprendere il percorso di studi da grafico e illustratore – in accordo anche con la famiglia, si pensa sfavorevole a percorsi professionali la cui sicurezza economica risulti instabile -.

“Giorno e notte”, 1938; xilografia a due colori, 39,3 x 67,8 cm.

La dote artistica, di qui, incanala la molteplicità di immagini e contesti vissuti da Escher tra anni Venti e Sessanta del ‘900, attraverso l’esplorazione di ‘luoghi concreti, così come immaginari’: in Italia – dove si stabilisce dal 1923 al 1935, traendo ispirazione per numerose opere dai paesaggi della Toscana e (per buona parte) del Sud degli anni ’20 e ’30 -; in Spagna, dopo esser stato ammaliato dalla semplice maestosità fluida dell’Alhambra; nel Nord Africa, così come in Olanda, terra natìa alla quale fa ritorno a fine anni ’30 – dopo aver lasciato l’Italia e viaggiato per l’Europa – e che lo accoglie come artista del quale celebra il successo creativo – omaggiandolo con mostre e attribuzioni di premi e riconoscimenti fino alla fine della sua carriera -.

Interno di San Pietro“, 1935; xilografia di testa, 237 x 316 mm.

Per ogni sua opera, M.C.Escher fonde tecniche e creatività caratterizzando inconfondibilmente lo stile compositivo: la ‘fase’ italiana, definibile come la ‘stagione d’esordio, Giovinezza’ dell’ Escher illustratore, smuove lo ‘sguardo collettivo sopito’ della fase fascista italiana, onorando il relativismo prospettico dell’immagine – in fondo dell’idea che si fa immagine – negata dalla statica linearità dell’espressione artistica e sociale della dittatura; con “(Tetti di) Siena”(1922), “Tropea,Calabria” (1931), passando per “Interno di San Pietro” (in foto sopra; 1934), fino a “Mano con sfera riflettente” (1935), Escher riporta al movimento la staticità degli oggetti e delle vite, offrendo visioni tridimensionali di paesaggi o elementi riportati su supporti bidimensionali.

L’esuberanza artistica – forse memore dell’esperienza fluida e moresca, ma in serie, dell’Alhambra a Granada -, la stagione futurista ovvero crepuscolare, così come la creatività surrealista, potrebbero accompagnare <‘il policentrismo’ del genio creativo escheriano, ispirando la creazione di numerose litografie e xilografie la cui tridimensionalità discosta dalla realtà bidimensionale dei supporti su cui compone.

“L’elemento dell’enigma su cui egli desidera che l’attenzione si poggi dev’essere avvolto, velato da un’ovvietà ordinaria, normale e quotidiana. Questo ambiente plausibile e autentico agli occhi di un osservatore superficiale è fondamentale per dare vita allo shock voluto.

(A destra): “Mano con sfera riflettente“, 1935; litografia su carta, 318 x 213 mm.

Ecco l’essenza di Maurits Cornelis Escher: il domandare agli occhi di non rinunciare alla “meraviglia”, allo stupore dello scardinamento di certezze – se vogliamo – e alla possibilità creativa che offre la disponibilità alle diverse discipline e tecniche proprie dell’atto creativo; l’interazionismo delle ‘realtà dei fatti‘ e degli elementi che trovano il proprio posto nel caos armonioso delle illustrazioni successive alla ‘fase italiana’.

Dal ritorno in Olanda, la terra d’origine che rivede adulta – e cresciuto lui stesso – Escher diviene esso stesso riferimento emblematico dell’evoluzione artistica dal secondo dopoguerra, fino alla scomparsa avvenuta nei primi anni Settanta (1972).

“Salita e discesa”, 1960 litografia, 35 x 28,5 cm.

Da “Giorno e notte” (1938), a Relatività (1951) o “Vincolo d’unione” (1938); con “Belvedere” (1958) o “La cascata” (1961), le “figure impossibili” di Escher – con tassellature, doppie prospettive, illusioni ottiche; tanto per citarne alcune.. – sembrano condividere l’esperienza della maturità, dell’evoluzione artistica che tuttavia rimanda all’esuberante illustratore ‘sfuggito alla monotonia della vita fascista’; il grande Escher esaspera la simmetria delle geometrie perfette, incasella porzioni di (ir)realtà evidentemente frammentarie – forse sgretolate dai fatti della Seconda Guerra mondiale -, che però si intrecciano perfettamente grazie alla raffinatezza artistica di chi riesce ad esprimere l’armoniosità delle somiglianze oltre le differenze, l’unione delle opposizioni.

Il caos calmo delle opere di M.C.Escher potrebbe svelare l’infondatezza della realtà a lui contemporanea, lo scontro tra l’assolutezza del fatto e l’unicità dell‘esperienza di vita, rivelandone però una Comunione: possono denunciare la frammentarietà del presente ed allo stesso modo celebrarne l’equilibrio generale; affrontano la dittatura del dogma, mentre rivelano l’inconsistenza dell’individualismo. ‘Tutto è a sè, ma lo è insieme’; ogni singolarità è incasellata nella magia del complesso, con l’ esuberante arte di Maurits Cornelis Escher.

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