giovedì, Settembre 19

Secondo una nuova teoria il sistema Solare si è formato in due fasi

I ricercatori di Zurigo hanno ipotizzato una nuova teoria, che va a contraddire i modelli stabiliti antecedentemente sulla formazione dei pianeti del sistema Solare.

Secondo la nuova teoria i primi pianeti a comparire nella nube di gas e polvere furono Mercurio, Venere, la Terra e Marte, e poi in una seconda fase quelli ricchi di gas, che orbitano oltre la fascia principale del sistema solare, ossia Giove, Saturno, Nettuno e Urano.

I pianeti interni sono anche relativamente più piccoli di quelli esterni, ma sono a loro volta più ricchi di elementi volatili come l’elio, l’idrogeno e il carbonio.

Il sistema Solare si è quindi formato in due tappe, per primi i pianeti rocciosi, ossia quelli più vicini al Sole, e poi quelli gassosi esterni. Questa è la conclusione a cui sono giunti grazie ad uno studio internazionale, in cui hanno collaborato i ricercatori dell’Università e del Politecnico di Zurigo, insieme ai colleghi della Germania e dell’Inghilterra. I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista Science.

I ricercatori hanno stabilito che secondo le simulazioni Mercurio, Venere, la Terra e Marte hanno iniziato a prendere forma circa 4,5 miliardi di anni fa, quando il nostro sistema Solare era ancora un disco di gas e polvere, in cui era localizzato anche un isotopo radioattivo. Quest’ultimo ha causato l’evaporazione dell’acqua. I primi pianeti del sistema Solare sono nati dalla frammentazione e dal collasso gravitazionale di una gigantesca nube molecolare dal diametro di 65 anni luce.

I mattoni primordiali, che presentavano un diametro di circa 100 chilometri, erano formati da cristalli di ghiaccio, degli elementi creati dalla condensazione di vapore acqueo intorno ai grani di polvere. All’interno della nube molecolare era presente l’isotopo radioattivo alluminio -26, che grazie al suo riscaldamento riusciva a formare la lava e l’acqua.

Questa condizione ha creato i presupposti della formazione di magma e ha provocato l’evaporazione degli elementi più volatili. I nuovi mattoni planetari andavano così a formarsi grazie alle particelle di polvere, che venivano spinte verso il Sole e andavano via via fermandosi al confine tra il sistema solare interno e quello esterno.

Secondo la ricerca, per un periodo di circa mezzo milione di anni, c’è stata una condizione di relativa calma nel sistema Solare, prima di cominciare la seconda fase di formazione di nascita di pianeti. Una grande quantità di isotopo radioattivo era ormai scomparso, permettendo agli elementi meno volatili di evaporare, e consentendo la formazione, molto più veloce, dei giganti gassosi.

Tim Lichtenberg, dell’Università di Oxford e autore principale dello studio, afferma che: “La formazione dei pianeti nel sistema solare esterno è iniziata più tardi, ma è terminata molto più velocemente, mentre i pianeti interni hanno impiegato molto più tempo”.

Nel frattempo i pianeti rocciosi presenti nel sistema Solare interno hanno continuato la loro crescita, favorita dalla presenza di polvere e dall’impatto dei meteoriti. Ed è proprio durante questa fase che la Terra ha acquisito un’ulteriore quantità d’acqua proveniente dalle zone più lontane dal Sole.

La Terra, durante la fase tardiva, ha probabilmente ricevuto ulteriori rifornimenti ricchi di acqua dal sistema solare esterno, grazie alla presenza della gravità di Giove, che ha contribuito a deviarli verso l’interno.

Le simulazioni al computer, secondo l’ETH di Zurigo, riflettono i dati delle analisi dei meteoriti e delle osservazioni astronomiche.

Fonti:

https://www.rsi.ch/news/vita-quotidiana/eta-beta/Le-due-nascite-del-sistema-solare-13769719.html?fbclid=IwAR0P7muTEh5RTxHuL8NpbYYvssNhq8TP1tPBCjaw9Om5vw4nbAz5tDBIb7A

https://www.cdt.ch/curiosita/la-nuova-teoria-il-sistema-solare-si-e-formato-in-2-fasi-MM3709538?_sid=BLLPOOK7

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