giovedì, Settembre 19

Indagini sul crollo di Arecibo mettono in chiaro alcuni aspetti piuttosto controversi

Nel corso di questo 2020 anche il mondo legato alla ricerca astronomica ha subito un duro colpo, a causa del crollo del Radiotelescopio di Arecibo, uno dei più importanti al mondo. Finalmente sono arrivati i primi risultati che sono stati ottenuti grazie alle indagini forensi, mettendo così in chiaro delle irregolarità.

Il brutto episodio che ha avuto come protagonista il radiotelescopio di Arecibo, sarà sicuramente ricordato non soltanto dalla comunità scientifica ma da tutti gli appassionati del settore. La struttura già ad agosto 2020 mostrava le prime avvisaglie di cedimenti, soprattutto per quanto riguardava i cavi che sostenevano la piattaforma di 900 tonnellate, che si trovava sospesa sulla grande parabola di ben 305 metri di diametro. Il secondo cavo si è rotto a novembre 2020, costringendo così l’ente proprietario del sito, la NSF, acronimo di National Science Foundation, a chiudere in maniera definitiva l’osservatorio.

Successivamente ai cedimenti è avvenuto il crollo del radiotelescopio di Arecibo, una perdita molto importante che ha colpito moltissimi scienziati e appassionati. Visto l’accaduto sono partite immediatamente le indagini forensi, così da poter effettuare delle analisi molto minuziose per capire cosa abbia provocato il crollo della struttura.

Il radiotelescopio versava ormai da svariato tempo in condizioni precarie, causate dalla poca manutenzione per via dei tagli ai fondi. La struttura è stata per molti anni sotto le intemperie e le calamità naturali, come gli uragani e i terremoti. Tutte queste condizioni hanno fatto si che l’intera struttura si indebolisse. Nonostante vi siano molti motivi concreti per cui, in maniera piuttosto ovvia, la struttura sia crollata, comunque la NSF ha voluto fare delle indagini, e non si è accontentata di una risposta sommaria.

L’ente statunitense, riguardo le indagini avviate, ha recentemente dichiarato di aver rintracciato svariate irregolarità per quanto riguarda i cavi ausiliari di sostegno, delle problematiche che sembrano addirittura risalire al momento della loro installazione, avvenuto intorno agli anni ’90.

Francisco Cordova, direttore dell’osservatorio, ha dichiarato che: L’indagine ha rivelato che esisteva un errore di fabbricazione in quei cavi, in particolar modo la procedura di fissaggio non è stata eseguita in modo appropriato, e ciò ha portato ad un degrado avanzato di quel particolare elemento strutturale. Al momento stiamo aspettando le indagini forense che devono essere ancora terminate”.

Nelle indagini è presente anche un secondo team, che si sta occupando delle analisi dei cavi primari, quelli con un maggiore spessore, che sono stati montati durante gli anni ’60. Secondo gli ingegneri, nonostante i cavi primari siano molto più datati, i tiranti utilizzavano solamente il 60% della loro massima capacità. Ciò dimostra che esisteva un ampio margine di “stress” prima di poter pensare alla possibilità che potesse avvenire un cedimento.

I dettagli che le analisi stanno portando alla luce non cambieranno l’accaduto, ma forniranno le cause dettagliate del crollo. Questi dati illustrati sono ovviamente solo i primi riguardanti l’accaduto ad essere stati presi in esame. Infatti, esistono anche altre condizioni da dover analizzare, come ad esempio le calamità naturali. Indubbiamente il crollo è legato ad una condizione molto complessa di diversi fattori.

Al momento le analisi sono ancora in corso e procedono insieme alle attività di pulizia e recupero del sito del crollo. Sono molti gli scienziati e gli ingegneri che sostengono che molte parti del radiotelescopio potrebbero essere recuperate dal sito, cercando così di riutilizzarle in qualche modo.

Non ci resta che attendere la conclusione delle analisi forensi, per poter comprendere cosa ha portato al cedimento strutturale del radiotelescopio.

Fonte:

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