giovedì, Settembre 19

Il nuovo fenomeno social: Clubhouse

Il mondo dei social è in continuo ribollente fermento, dietro le storiche e più diffuse piattaforme come Facebook, Twitter, Youtube, Instagram nascono, si sviluppano (e declinano, vedi tra gli altri Periscope) innumerevoli proposte che si differenziano per target di pubblico, modalità di interazione e capacità attrattiva.

Il fenomeno del momento è Clubhouse, fondata dall’imprenditore della Silicon Valley Paul Davison e dall’ex impiegato di Google Rohan Seth. Si tratta di un social esclusivamente audio, si discute soltanto a voce all’interno di stanze tematiche. Niente immagini, video o parole. Soltanto la propria voce.

Un effetto boom, che si è ripercosso anche in Italia si è verificato il 31 gennaio scorso, quando Elon Musk, l’eccentrico miliardario fondatore di Tesla e di SpaceX è sbarcato sul nuovo social, ospite della stanza organizzata dal venture capitalist Marc Andreessen.  In pochi secondi circa 5000 utenti hanno affollato la “stanza” in cui era presente Musk e decine di altre stanze virtuali sono state aperte per dare la possibilità di assistere in streaming alla discussione con protagonista Elon.

L’app in versione beta è da poco approdata anche in Italia. Ma come funziona esattamente Clubhouse? Sul sito ufficiale, Clubhouse viene descritto come “un nuovo prodotto social basato sulla voce che permette alle persone, ovunque si trovino, di chiacchierare, raccontare storie, sviluppare idee, approfondire amicizie e incontrare nuove persone interessanti in tutto il mondo”.

Ogni utente può creare una stanza a tema ed invitare da uno a diverse migliaia di altri utenti (ovviamente in base al numero di follower posseduto) interagendo esclusivamente con la voce. La nuova piattaforma secondo alcune stime avrebbe già 2 milioni di utenti in tutto il mondo. Ma entrare in Clubhouse non è facilissimo. Intanto al momento è disponibile soltanto la versione iOS della piattaforma social e come se non bastasse occorre essere invitati da un utente già accreditato oppure mettersi in una sorta di lista di attesa e sperare nel “buon cuore” di un utente che ci inviti.

La società proprietaria del social varrebbe già un miliardo di dollari ed ha lanciato un oculata campagna di marketing arruolando con il contagocce, pochi qualificati testimonial come Oprah Winfrey, Drake, Kevin Hart, Chris Rock – ammantando questo social di un’aura di esclusività che ha contribuito ad alimentarne gossip ed “appetibilità”.

In Italia non c’è stata alcuna pianificazione del genere ma i più famosi influencer nostrani sono già sbarcati sulla nuova piattaforma, moltiplicando stanze con temi quali il “growth hacking”, la “monetizzazione” e il “personal branding”.

Per evitare che una così forte caratterizzazione tarpi le ali allo sviluppo del nuovo social Ana Maira Fella, cofondatrice della community Clubhouse Italia ha dichiarato: “Il problema forse è che, essendoci invitati inizialmente tra noi professionisti del settore, è nata una verticalità sulla comunicazione”, spiega ancora Ana: “Stiamo lavorando con gli altri membri del nostro team per dare una virata e creare una varietà di stanze: noi per esempio abbiamo parlato di arte, di cinema e siamo i primi a non voler creare stanze che fanno riferimento al nostro lavoro”.

fonte:

wired.it

Vedremo nei prossimi mesi se, come predicono molti analisti, Clubhouse possa essere la nuova gallina dalle uova d’ora dei social.

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