giovedì, Settembre 19

I vizi privati dei marchesi Casati

L’estate del 1970 viene segnata da uno dei delitti più scabrosi della Repubblica. Le perversioni sessuali di un’aristocratica coppia fa da sfondo ad un fatto di cronaca che dominerà per settimane i media italiani con una componente morbosa di voyeurismo a cui si abbevereranno compulsivamente milioni di italiani.

Il 30 agosto 1970 alcuni colpi d’arma da fuoco risuonarono nelle stanze private di un prestigioso appartamento di via Puccini, a Roma, zona Parioli. In quella casa abitano il marchese Camillo Casati Stampa di Soncino e la sua bella moglie, Anna Fallarino. Casati membro di una famiglia molto ricca e conosciuta dell’aristocrazia romana ha 45 anni, sua moglie 41.

Anna Fallarino, contrariamente al marito, ha origini umili, anzi addirittura povere ed ha contato esclusivamente sulla sua bellezza per ritagliarsi un posto al sole. La donna aveva cercato di emergere nel cinema ed era riuscita a recitare in una piccola parte nel film di Mario Mattoli TotòTarzan“, l’unica apparizione cinematografica della Fallarino. In prime nozze aveva sposato il facoltoso ingegnere Giuseppe Drommi e poi nel 1959 (dopo l’annullamento del matrimonio) aveva sposato il Casati.

CASATI

Gli spari terrorizzarono la servitù che non osò entrare nelle stanze private dei marchesi. Fu chiamata la polizia. Il capo della Squadra Mobile, Valerio Gianfrancesco, arrivò in breve tempo. Davanti a lui si presentò una scena agghiacciante. Nella camera del marchese giacevano tre corpi senza vita: quello dello stesso Camillo Casati, con il viso sfigurato; della moglie, accasciata sul letto con gli occhi sbarrati, accanto a una delle sue protesi al silicone; infine, poco più in là, il corpo di un giovane, identificato per Massimo Minorenti, 25 anni, studente universitario iscritto a scienze politiche.

L’arma del delitto era un fucile da caccia del Casati, un Browning calibro 20. La ricostruzione della Scientifica appare subito chiara. Il Casati aveva freddato la moglie e il Minorenti e poi si era sparato in faccia. Non si trattava però della situazione “classica” nel quale un marito sorprende a letto con un altro la moglie e accecato da un raptus di follia uccide entrambi.

La relazione tra la Fallarino e Minorenti, infatti, era tutt’altro che ignota al marito. Durante la perquisizione dell’attico pariolino salta fuori infatti un diario in pelle verde e decine di scatti fotografici che riprendevano la donna in situazioni intime con svariati uomini.

Dal diario era chiaro che la coppia praticava un gioco perverso di voyeurismo e scambio di coppia. In altre parole il Casati adescava giovani uomini e forse anche donne, che poi faceva accoppiare con la moglie davanti a lui che ne riprendeva gli amplessi e talvolta decideva di parteciparvi.

Le foto (ne furono trovate ben 1500) erano quanto mai esplicite, e ritraevano la marchesa in pose che andavano dal nudo casto, con pretese quasi artistiche, alla pornografia pura e semplice. Nel diario poi il marchese annotava e descriveva con dovizia di particolari gli amplessi della bella moglie. Ecco alcune delle annotazioni scritte dal Casati:

«Al mare con Anna ho inventato un nuovo gioco. L’ho fatta rotolare sulla sabbia, poi ho chiamato due avieri per farle togliere i granelli dalla pelle con la lingua.»

«Oggi Anna mi ha fatto impazzire di piacere. Ha fatto l’amore con un soldatino in modo così efficace che da lontano anche io ho partecipato alla sua gioia. Mi è costato trentamila lire, ma ne valeva la pena.»

Così dichiarava uno dei partecipanti a questi incontri roventi: «Erano degli zozzoni – racconta – Venivano sulla spiaggia e si mettevano nudi. Un giorno mi hanno invitato a stendermi tra loro. L’ho fatto e mi sono sentito sfilare il costume, poi quella donna mi ha attirato sopra di sé. È accaduto tutto sotto gli occhi del suo compagno. Alla fine lui era talmente contento che mi ha dato cinquemila lire di premio.»

Apparve chiaro che non si trattava di una sorta di “ricatto” su una moglie che doveva tutto il suo agiato tenore di vita al marito, ma di una perversione comune alla coppia. L’unico limite che Casati aveva stabilito era che Anna non avrebbe dovuto mai innamorarsi di nessuno dei suoi innumerevoli amanti.

Fu invece quello che accadde con lo squattrinato e prestante studente di Scienze Politiche. La relazione divenne stabile ed i due si innamorarono reciprocamente. Il marito si accorge ben presto della piega presa dalla relazione tra i due e così scrive sul famoso diario: «…più grande delusione della mia vita, vorrei essere morto e sepolto. Che schifo, piccineria, voltastomaco quello che mi ha fatto Anna. Pensavo che fossimo l’unica coppia legata veramente, e invece…», e il 24 agosto, a pochi giorni dalla strage: «Sto letteralmente morendo internamente e ho perso tutto».

Questo sentimento costerà la vita ai due. Quel 30 agosto del 1970, Casati decise di porre termine alla vita dei due amanti ed alla propria.

I contorni morbosi di questa vicenda filtrarono nelle redazioni dei giornali che li pubblicarono con dovizia di dettagli, alcune testate riuscirono a mettere le mani anche su alcune delle 1500 foto scattate dal marchese e le pubblicarono. Nessuno riuscirà a scoprire come questo materiale fosse arrivato alla stampa.

La figlia di Casati, Annamaria, che erediterà il patrimonio paterno, faticherà duramente per cercare di salvaguardare un po’ della reputazione del padre.

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