giovedì, Settembre 19

Alle origini della teoria del complotto giudaico-massone

Il falso perfetto che sta dietro ogni complotto che si rispetti deve avere alcune caratteristiche essenziali: non essere troppo originale, basarsi su una bugia precedente e fornire una spiegazione semplice, al limite della banalità. Insomma se volessimo usare una formula paradossale: semplificare il complesso e complicare il semplice.

Il tema del complotto massonico ha origine già nel XVII secolo. Massoni, lebbrosi, Illuminati erano le categorie fantastiche chiamate in causa. Tutte avevano in comune un tratto che le univa. Essere ai margini delle società o per scelta propria, in omaggio ad una sinistra segretezza (Massoni e Illuminati) o per ostracismo sociale come nel caso dei lebbrosi, anch’essi accusati di cospirare contro i popoli cristiani.

Il coinvolgimento ebraico

Ad essi si aggiunge un popolo da tempo accusato delle più oscene turpitudini: gli ebrei. Nel XIV secolo, in piena congiura lebbrosa, una cronaca anonima stilata attorno al 1328 asseriva: «Si diceva che gli ebrei fossero complici dei lebbrosi in questo crimine: e per questo molti di loro furono bruciati». Qualche anno prima, nel 1320, i maggiorenti di Carcassone, si erano lamentati con il re per i prestiti ad usura degli ebrei e la loro concorrenza in campo economico.

L’anno successivo sempre da quell’area della Francia iniziano a circolare le voci che asseriscono come gli ebrei sono sodali con i lebbrosi nella congiura volta a “contagiare” tutte le persone al fine di realizzare una società egualitaria di “malati“. Qualche tempo dopo, nelle contee d’Angiò durante una serie di violenze a carico degli ebrei viene rinvenuto un sigillo blasfemo ed un manoscritto.

Si trattava di una presunta missiva inviata ad alcuni sultani nella quale si evinceva un’alleanza segreta tra l’Islam e l’Ebraismo, avente come obiettivo la consegna della Francia ai Mussulmani e di Gerusalemme agli Ebrei. Il Papa entrato in possesso di questo documento apocrifo lo includerà nella bolla pontificia che ordinava l’allontanamento di tutti gli ebrei dai territori controllati dalla Chiesa.

Il Grande Sinedrio

Passa il tempo e nel XIX secolo, durante l’epoca napoleonica, sia la Rivoluzione prima che il periodo imperiale dopo viene “spiegato” con un ruolo attivo degli Ebrei. Una mano in questo senso la da lo stesso Napoleone che nel 1806 convoca, a Parigi, un’assemblea di rabbini allo scopo di testarne la fedeltà e porre rimedio al problema dell’usura nel credito. Bonaparte però, un po’ infelicemente, battezza quest’assemblea come il “Grande Sinedrio“. Da li ad etichettare questa assemblea, da monarchici ed anti semiti, come l’incontro di Napoleone con il “governo ebraico mondiale” il passo è breve.

Il ruolo di Augustin Barruel

Ad alimentare una campagna anti ebraica che ben presto travalicherà i confini della Francia ci penserà Augustin Barruel, un gesuita autore nel 1796 di un saggio che “svelava” come la Rivoluzione Francese fosse stata organizzata a tavolino da massoni ed Illuminati. Ebbene dieci anni dopo Barruel riceve una misteriosa lettera da Firenze firmata da un fantomatico capitano italiano J.B. Simonini. Questo sconosciuto oltre a profondersi in sperticati complimenti sul saggio di Barruel che aveva disvelato una mostruosa congiura, manifestava perplessità in quanto il nostro gesuita, a suo dire, aveva trascurato «la potenza più formidabile», se si pensava «alle sue grandi ricchezze e alla protezione di cui gode in quasi tutti gli stati europei», la congrega più pericolosa ed infida, ovverosia la «setta giudaica».

La lettera del “fantasma” Simonini

Simonini racconta una mirabolante serie di coincidenze che lo avrebbe portato a conoscere direttamente per bocca di alcuni giudei il piano segreto della loro razza per impadronirsi del mondo e “trasformare in sinagoghe le chiese cristiane“. Le rivelazioni dello sconosciuto Simonini portano a saldare le mire della finanza con i piani di egemonia e di conquista di un’etnia, aprendo la strada al complotto giudaico-massone.

Barruel non riuscì ovviamente a rintracciare il fantomatico Simonini, ma forte della sua fama conquistata 10 anni prima con il suo saggio, si applicò a diffonderne la lettera. Questo documento non surrogato da alcun straccio di prova ma tutto basato su un fantasma (il capitano Simonini) che riporta notizie da egli raccolte in circostanze mirabolanti “cade” in un periodo storico nel quale l’ala ultra cattolica e conservatrice è predisposta ad assorbire e amplificare le tesi complottiste.

Il complotto è servito

Barruel coglieva al volo le rivelazioni del fantomatico Simonini per “integrare” con l’aggiunta del ruolo degli Ebrei quanto aveva già scritto nel 1796. D’altra parte era noto (grazie al suo saggio!) come i massoni erano stati i segreti burattinai della Rivoluzione Francese, si trattava adesso di chiudere il cerchio includendovi gli Ebrei. Lo farà scrivendo un secondo saggio che brucerà due giorni prima della sua morte avvenuta il 5 ottobre 1820 e il cui contenuto verrà reso pubblico da un altro sacerdote, padre Grivel.

In questa ennesima costruzione fantastica, Barruel rivela che esiste un’estesa e ramificata in tutta Europa organizzazione segreta massonica diretta da un Consiglio Supremo di 21 membri di cui 9 ebrei. Questa “spectre” del diciannovesimo secolo si era infiltrata in tutti i principali governi europei e si preparava a sferrare l’attacco finale alla vera fede ed alla libertà degli ignari cittadini.

Prendendo spunto da una lettera anonima scritta da un inesistente capitano Simonini si costruiva un mito destinato a durare nei secoli, quello di un invisibile governo ebraico mondiale con mire di conquista planetaria. Il complotto pluto-masso-giudaico era servito.

Fonti:

Alcune voci di Wikipedia

Sarà Vero, di E. Buonanno

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