giovedì, Settembre 19

Il cinema di animazione dell’età d’oro

Tracciare compiutamente la storia del cinema di animazione è un’impresa che esula dalle possibilità di un singolo articolo. In questa sede tracceremo un percorso non esaustivo e anche opinabile con il solo fine di declinare l’importanza di questo genere all’interno del più vasto panorama della settima arte.

I Classici Disney

La fase pioneristica del cinema di animazione, per quanto riguarda i lungometraggi che sono l’oggetto di questo articolo, è dominata dalla Walt Disney Productions ed in particolare dai suoi Classici. Dopo “Biancaneve ed i sette nani” (1937) e “Pinocchio” (1940) la svolta avviene sempre quell’anno con “Fantasia“.

Con i suoi 125 minuti della versione originale ed i 117 della versione tagliata è il Classico più lungo della Disney. Il film è composto da otto segmenti animati impostati su brani di musica classica diretti da Leopold Stokowski, sette dei quali sono eseguiti dall’Orchestra di Filadelfia. Il film fu accolto molto favorevolmente dalla critica.

Il critico cinematografico Bosley Crowther del New York Times, che assistette all’anteprima, osservò che “la storia del cinema è stata fatta ieri sera… Fantasia butta a mare le formule convenzionali e rivela la portata dei film per le escursioni immaginative… Fantasia… è semplicemente fantastico“.

Le cose al botteghino andarono molto peggio e Fantasia fece quasi fallire la Disney che si salvò grazie agli incassi di un altro dei suoi capolavori, “Dumbo” (1941). Dieci anni dopo, nel 1951, la Disney con il suo tredicesimo Classico, “Alice nel Paese delle Meraviglie” sbarca alla Mostra Internazionale di Venezia.

Distribuito dalla RKO Pictures il lungometraggio animato si caratterizza per aver incluso più canzoni di ogni altro film Disney. Questa colonna sonora era stata commissionata ai migliori cantautori del paese che dovevano utilizzare i versi contenuti nel libro di Lewis Carroll da cui era tratta l’opera. Molte di queste canzoni duravano pochi secondi e furono comunque inserite nella pellicola.

L’importanza delle canzoni nei film d’animazione

Diversa la storia della canzone originale che Alice avrebbe dovuto cantare all’inizio del film. Intitolata “Beyond the Laughing Sky” la canzone, come tante altre non fu utilizzata dai produttori. Tuttavia, la composizione venne mantenuta e il testo modificato. In seguito divenne la canzone dei titoli di testa de “Le avventure di Peter Pan” (1953), in italiano “La seconda stella a destra”.

Dal 1961 al 1967, la Disney mette a segno una tripletta straordinaria firmata dal regista Wolfgang Reithermann: “La carica dei 101” (1961), “La spada nella roccia” (1963) e “Il libro della giungla” (1967). Quest’ultimo ebbe un successo strepitoso grazie anche a cinque canzoni tra cui Lo stretto indispensabile (nella versione in inglese The Bare Necessities) cantata da Baloo e Mowgli.

Il film incassò più di 73 milioni di dollari negli Stati Uniti nella sua prima uscita, e altrettanti da due riedizioni. Dopo il successo del film, la Disney distribuì in seguito un remake live-action e un sequel cinematografico, Il libro della giungla 2. Nel 2016 è uscito un remake in live-action del film, anch’esso dal titolo Il libro della giungla.

La Disney dopo Walt Disney

Nel 1970 esce l’ultimo progetto cinematografico approvato da Walt Disney stesso, e il primo prodotto dopo la sua morte nel 1966, “Gli Aristogatti”. La pellicola lunga 78 minuti impegnò per ben quattro anno, cinque degli storici Nine Old Men.

Nine Old Men è il nome con cui vengono ricordati i nove animatori storici della Walt Disney (alcuni in seguito registi), creatori delle opere Disney più famose, da Biancaneve e i sette nani a Le avventure di Peter Pan. Walt Disney scherzosamente chiamava questo gruppo di animatori il suo “Nine Old Men“, con riferimento a Franklin D. Roosevelt e ai nove giudici della Corte Suprema degli Stati Uniti.

Don Bluth

Uno dei primi film di animazione di successo non targato Disney esce nel 1982. Si tratta “Brisby e il segreto di NIMH” per la regia di Don Bluth. Il regista, animatore e produttore texano (classe 1937) nel settembre del 1979, insieme ad un piccolo gruppo di amici, lascia la Disney per mettersi in proprio.

E’ convinto insieme alla quindicina di animatori che lo seguono che la Disney dopo la morte del fondatore abbia perso il coraggio e la voglia di innovare. Fonda quindi la sua casa di produzione che nel 1982 fa uscire nelle sale  Brisby e il segreto di NIMH, un adattamento del romanzo Mrs. Brisby e i ratti del NIMH, vincitore della Medaglia Newbery nel 1972.

Bluth impiega più di 160 animatori per la realizzazione del film e ottiene il suo primo contratto nell’industria dell’animazione. Tuttavia Brisby non viene apprezzato dalla critica e ottiene un modesto incasso (14 milioni di dollari contro gli oltre 6 milioni di budget), tanto che all’inizio del 1983 lo studio si ritrova sull’orlo del fallimento.

Dai Classici al Rinascimento disneyano

Nel 1986 esce il ventisettesimo Classico Disney, “Basil l’Investigatopo” una parodia dei romanzi di Sherlock Holmes. Il film che avrà una buona accoglienza della critica e del pubblico, sperimenta per la prima volta alcuni elementi di computer grafica e viene considerato come l’anello di transizione tra la vecchia generazione dei Classici Disney e quella che viene etichettato come il Rinascimento disneyano.

Chiudiamo questa breve e limitata carrellata con “Nightmare Before Chritmas” di Tim Burton uscito nel 1993 che nel corso del tempo diverrà un cult dei film di animazione, dando vita anche ad un lucroso merchandising. Apprezzato soprattutto per gli effetti speciali innovativi e la colonna sonora, composta da Danny Elfman, vincerà nel 1994 un Oscar per gli effetti speciali ed un Golden Globe per la migliore colonna sonora originale.

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