giovedì, Settembre 19

Calotta glaciale della Groenlandia. Uno studio della NASA rivela nuove informazioni

La calotta glaciale della Groenlandia è stata analizzata da un nuovo studio, rivelando così molte informazioni. I primi dati sono stati raccolti durante una spedizione effettuata nel 2016.

I ricercatori, che sono stati supportati dalla NASA, hanno analizzato i complessi processi che avvengono sotto la calotta glaciale della Groenlandia. L’aspetto fondamentale che è stato preso in esame è la velocità con cui i ghiacciai scivolano verso l’oceano, contribuendo così all’innalzamento del livello del mare.

Calotta glaciale

Sulla superficie della calotta glaciale le doline senza fondo, le cosiddette moulins, sono in grado di incanalare l’acqua proveniente dalla fusione del ghiaccio. L’acqua, una volta arrivata nel letto sottostante della calotta di ghiaccio, è in grado di far staccare leggermente il ghiaccio, arrivando così a scorrere più rapidamente.

I ghiacciai, che arrivano a scivolare più rapidamente, potrebbero far sciogliere la calotta molto più velocemente. In questo modo la quantità di ghiaccio riversato nell’oceano sarebbe maggiore di quello previsto.

Lo scioglimento dei ghiacciai della Groenlandia, che presenta una superficie grande quasi quanto il Messico, è il maggior contributo all’innalzamento del livello del mare globale.

Calotta glaciale: nuove informazioni

Il nuovo studio è è stato pubblicato su Geophysical Research Letters. Questo ha reso noto che l’unico fattore che contribuisce sulla velocità di scorrimento di un ghiacciaio, situato nel sud-ovest della Groenlandia, è la rapidità con cui la pressione dell’acqua cambiava all’interno delle cavità. Questo fenomeno avviene alla base del ghiacciaio, dove l’acqua di disgelo incontra il substrato roccioso.

Il dottor Laurence C. Smith, professore di studi ambientali e scienze della Terra ambientali e planetarie a Brown University di Providence, Rhode Island, ha spiegato che: “La pressione, nonostante le dimensioni ridotte delle cavità, aumentando molto velocemente causa uno scivolamento maggiore del ghiaccio”.

Lo studio, attraverso le osservazioni dirette, ha messo in luce per la prima volta come i cambiamenti nel volume dell’acqua, sotto la calotta glaciale della Groenlandia, guidino le velocità di flusso di un ghiacciaio.

I risultati ottenuti hanno messo in discussione una visione di lunga data sulle velocità di scorrimento del ghiaccio e sulla quantità d’acqua immagazzinata sotto un ghiacciaio. Questa è nota come legge di scorrimento basale di stato stazionario. Gli scienziati, basandosi sul volume totale di acqua sotto il ghiacciaio, attraverso questa legge prevedevano la velocità con cui le calotte glaciali scivolavano.

NASA: progetto innovativo

La NASA, 5 anni dopo l’ultima ricerca, ha deciso di avviare un progetto innovativo. In questo modo potrà ottenere molte altre informazioni riguardanti la zona di scioglimento della calotta glaciale della Groenlandia.

La dottoressa Lauren Andrews, glaciologa del Goddard Space Flight Center della NASA a Greenbelt, nel Maryland, ha spiegato le interazioni che esistono tra l’acqua di fusione superficiale, il ghiaccio basale e il substrato rocciosi. La dottoressa li descrive come dei pneumatici che scivolano molto rapidamente su una strada bagnata a causa dell’aquaplaning.

Lauren Andrews, continua spiegando che: “Se si ha una rapida perturbazione dell’acqua, che entra nel sistema sub-glaciale, si stravolge il sistema. Di conseguenza viene a crearsi uno strato d’acqua che non è più contenuto all’interno dei canali o nelle cavità”.

Non è il volume effettivo dell’acqua a determinare la velocità di scivolamento del ghiaccio, bensì la velocità con cui si accumula tra la roccia e il ghiaccio stesso. Attraverso il lento aumento dell’acqua, il sistema sub-glaciale ha tutto il tempo di evolversi, accogliendo così la stessa quantità di acqua.

Calotta glaciale: alcuni fattori

La mancanza di informazioni provenienti direttamente dal suolo, fino a poco tempo fa, aveva reso molto difficile ai ricercatori di sondare le interazioni che accelerano lo scivolamento dei ghiacciai in Groenlandia.

Uno dei fattori più complicati, che impedisce agli scienziati di comprendere appieno le dinamiche di scorrimento del ghiaccio, è la necessità di mettere insieme le misurazioni del flusso di acqua di fusione in un ghiacciaio con le osservazioni del movimento del ghiaccio in superficie.

Il team di ricerca sta effettuando gli studi sul ghiacciaio Russell vicino a Kangerlussuaq, in Groenlandia. Più precisamente sta analizzando un fiume glaciale che prende il nome dal defunto ricercatore della NASA, Alberto Behar.

Il team ha messo a confronto le misurazioni GPS del movimento del ghiaccio sulla superficie con la quantità di acqua di disgelo che si scarica in un pozzo verticale nel ghiacciaio, il cosiddetto moulin. Inoltre, ha analizzato in che modo l’acqua di disgelo fuoriesce dal bordo del ghiacciaio.

Il team, in questo modo, ha identificato i cambiamenti nell’acqua immagazzinata sotto il ghiaccio. Questo dato corrispondeva a delle piccole accelerazioni nel ghiaccio presenti in superficie.

Smith, ha spiegato che: “Non esiste un rapporto diretto uno ad uno tra lo scioglimento in alto e l’acqua di disgelo che esce dalla calotta di ghiaccio, perché l’acqua può attraversare qualunque cosa in basso”.

Le nuove scoperte potranno divenire molto preziose per i satelliti, come nel caso dell’imminente missione satellitare NISAR. Quest’ultima è una missione di osservazione della Terra congiunta tra la NASA e l’Organizzazione per la ricerca spaziale indiana (ISRO).

Obiettivo della nuova ricerca

L’obiettivo della ricerca, secondo Thorsten Markus, responsabile del programma di scienza criosferica alla NASA, sarà quello di misurare i cambiamenti nella velocità della superficie del ghiaccio con una risoluzione senza precedenti. Le analisi verranno effettuate su tutta la Groenlandia e sulle lastre di ghiaccio antartiche.

Il NISAR, con lancio previsto non prima del 2022, potrebbe anche consentire ulteriori studi sulle velocità della superficie del ghiaccio su scale molto più ampie.

Il team ritiene che combinare le osservazioni satellitari con i dati acquisiti dal suolo, li potrà agevolare nell’adeguamento dei loro modelli. In questo modo potranno identificare l’idrologia alla base delle calotte glaciali in modo decisamente più accurato.

L’integrazione di nuovi dati nei modelli sarà un processo molto graduale. Nonostante ciò, Smith spera che le nuove scoperte possano migliorare il modo in cui i modelli climatici prevedono il ritmo del futuro innalzamento del livello del mare proveniente dai cambiamenti climatici, che causano lo scioglimento dei ghiacciai della Groenlandia.

Smith, conclude affermando che: “Gli unici strumenti di cui disponiamo per prevedere il futuro sono i modelli. Abbiamo il telerilevamento e le analisi dirette sul campo. Se possiamo utilizzare entrambi per migliorare la nostra capacità di modellazione, potremo essere in grado di mitigare il cambiamento climatico e di conseguenza l’innalzamento del livello del mare”.

Fonte:

https://www.nasa.gov/feature/goddard/2021/what-a-glacial-river-reveals-about-the-greenland-ice-sheet

Video:

https://youtu.be/3twOCNP1Gd

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