giovedì, Settembre 19

Progetto PWM per coltivare le piante nello spazio

Riuscire a garantire che le piante possano ricevere un adeguato nutrimento, attraverso una giusta irrigazione, è una sfida che da secoli viene affrontata dagli agricoltori sulla Terra. Nello spazio lo è ancor di più.

La NASA, sta facendo molti passi in avanti per riuscire a determinare la maniera più efficace per poter fornire un’adeguata idratazione e aerazione affinché le piante crescano nello spazio. Questo dopo aver completato il progetto Plant Water Management, o PWM, della NASA Glenn.

Il progetto fa parte della ricerca in corso della NASA, che ha come obiettivo quello di comprendere il modo più efficace per nutrire gli equipaggi di astronauti durante le missioni di lunga durata sulla Luna e su Marte. Le coltivazioni potranno agevolare la permanenza degli astronauti mentre trascorrono settimane, mesi e persino anni nello spazio.

Tyler Hatch, scienziato del progetto PWM, ha spiegato che: “La NASA, in passato, ha dimostrato che la crescita delle piante nello spazio è fattibile per poi essere utilizzata come fonte di cibo. Mentre dal punto di vista del giardinaggio, è possibile”.

Progetto PWM per coltivare le piante

I ricercatori, nei precedenti progetti, hanno scoperto che riuscire a fornire un’adeguata idratazione e aerazione, sopratutto alle radici della pianta a gravità zero è un problema. Le radici crescono nello spazio in modo decisamente diverso rispetto alla Terra. Questo avviene a causa della differenza di gravità.

Il team di Tyler Hatch ha lavorato con i biologi presso il Kennedy Space Center, della NASA, per riuscire a determinare le esigenze delle piante e i problemi che sorgono quando si tenta di far crescere la vegetazione sulla Stazione Spaziale Internazionale.

I ricercatori si sono concentrati soprattutto sulla fornitura di acqua durante l’intero ciclo di vita della pianta, utilizzando due metodi differenti per far giungere l’acqua sulle radici della pianta. Il primo metodo è stato quello tradizionale con l’uso del suolo. Il secondo metodo, invece, ha messo in campo l’idroponica. In quest’ultimo metodo non è presente il terreno e la pianta è situata direttamente nell’acqua.

Il progetto PWM della NASA

Il team ha deciso di sviluppare delle piante artificiali o simulate da poter usare durante il progetto. Questo perché l’utilizzo di piante vive rappresenterebbe una sfida piuttosto ardua, principalmente ai fini della durata di conservazione. 

Gli scienziati hanno usato un tessuto di feltro, schiuma e spugne per creare piante simulate che rispecchiassero il sistema radicale e il tasso di evaporazione di una pianta viva, tra le altre caratteristiche fisiche. In questo modo, il team non doveva abbinare la biologia del lavoro con una pianta reale.

Un liquido utilizzato durante l’esecuzione dell’esperimento, contenente sostanze nutritive e zucchero, ha agevolato la simulazione di condizioni di piante molto simili a quelle della Terra. Inoltre, è stato dato un colore al liquido, così da poter essere osservato durante l’assorbimento della pianta.

La raccolta dei dati si è incentrata soprattutto sugli aspetti visivi dell’esperimento e sulla velocità con cui le piante hanno assorbito il liquido. Le telecamere hanno catturato il video del processo PWM sulla stazione spaziale. Questo è stato poi trasmesso ai ricercatori di Glenn.

Conclusioni

Il progetto PWM ha completato la prima serie di operazioni sulla stazione spaziale alla fine di febbraio e ha completato la sua iterazione finale all’inizio di aprile. Il team ha raccolto dati molto preziosi e spera di poter eseguire altri test in futuro.

Tyler Hatch, conclude affermando che: “È stato molto gratificante poter lavorare su un esperimento che è andato nello spazio e che poi potrebbe avere un impatto sulle scorte di cibo per i futuri astronauti. Eseguire l’esperimento e poter avere la possibilità di ottenere dei dati entro uno o due anni è stata un’opportunità straordinaria”.

Fonte:

https://www.nasa.gov/feature/glenn/2021/project-examines-how-to-water-plants-in-space

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