giovedì, Settembre 19

Le parole della Storia: sicario e macedonia

La Treccani definisce il termine sicario come colui che commette un omicidio su commissione. L’origine della parola è antichissima ed afferisce ad un gruppo politico-religioso giudaico apparso all’inizio del I secolo dell’era volgare, che si erse a difensore dell’ortodossia e dell’integralismo ebraici e combatté accanitamente contro i romani per l’indipendenza politica del regno di Giudea: gli zeloti.

Gli zeloti

Furono gli zeloti i protagonisti della strenua resistenza della fortezza di Masada che concludeva nel 73 e.v. la prima guerra giudaica con il lunghissimo assedio ad opera della Decima Legione al comando di Lucio Flavio Silla. Gli ultimi difensori si suicidarono pur di non cadere in mano romana. Per saperne di più leggete l’articolo “Il mito di Masada”.

Ma torniamo al termine sicario. L’arma preferita dalle frange più estremistiche degli zeloti, con la quale compivano frequenti aggressioni terroristiche era un pugnale che portavano sotto il mantello, il sica. Per questo i romani chiamavano questi fanatici ebrei sicarii.

La traduzione ebraica di sicarius era iscariota, il che fa ritenere che Giuda Iscariota fosse un sicario e, quindi, uno zelota, che tradì Gesù perché quest’ultimo non si era voluto ribellare alle autorità romane.

La macedonia

Tutti conosciamo ed apprezziamo quell’insalata di frutta, presente sulle nostre tavole soprattutto d’estate, che chiamiamo macedonia. L’origine del termine si fa ricorrere spesso all’omonima regione, appunto la Macedonia, che è stata storicamente, un melting pot di etnie in quanto abitato contemporaneamente da greci, turchi, macedoni, albanesi, serbi, bulgari, bosniaci, rom, valacchi, egiziani, armeni, ebrei sefarditi etc.

Una vera e propria “macedonia” di genti. In realtà l’origine più probabile appartiene ad una storia di adulterio e gelosia sotto il regno dell’imperatore Giustiniano (VI secolo e.v.). Il suo più valoroso generale, Belisario convinse una sua serva di nome Macedonia a rivelare la relazione adulterina che legava sua moglie Antonina a uno dei suoi numerosi amanti.

La moglie però rigettò ogni accusa riuscendo a convincere il marito della sua fedeltà, nonostante la fama di dissolutezza che l’accompagnava. La giovane schiava, nonostante le promesse che non le sarebbe stato fatto alcun male, subì una crudele mutilazione. Le fu tagliata la lingua in tanti piccoli pezzi che, raccolti in un sacco, furono gettati in mare. Da qui potrebbe essere nato il detto: “fare una macedonia”.

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