giovedì, Settembre 19

Le argille sono probabilmente la “fonte dei laghi” di Marte

Le argille sono probabilmente la “fonte dei laghi” di Marte. Tre sono gli studi, che sono stati pubblicati nell’ultimo mese, che hanno messo in discussione la presenza di laghi sotterranei al di sotto del polo sud marziano. Si sa dove c’è acqua c’è anche vita. Questo almeno è quanto è accaduto sulla Terra.

Gli scienziati, per questa ragione, cercano una qualunque prova che suggerisca la possibile presenza di acqua liquida sul freddo e arido Marte. Quest’ultimo è un luogo molto impervio in cui individuare l’acqua allo stato liquido.

Il pianeta rosso, però, possiede ghiaccio d’acqua in abbondanza. Purtroppo, l’acqua allo stato liquido durerebbe pochissimi istanti sulla superficie di Marte, prima di trasformarsi in vapore a causa della sua esile atmosfera.

Un team, nel 2018, ha voluto approfondire proprio questa condizione. La ricerca è stata guidata da Roberto Orosei, dell’Istituto Nazionale di Astrofisica.

Il team, attraverso la ricerca, ha potuto annunciare di aver individuato delle prove della presenza di laghi sotterranei, situati in profondità sotto la calotta glaciale al polo sud di Marte. Le prove provenivano da uno strumento radar presente a bordo dell’orbita Mars Express, dell’ESA.

I segnali radar

I segnali radar, che sono in grado di penetrare all’interno della roccia e del ghiaccio, si differenziano in base ai materiali in cui si riflettono. Nel caso specifico, sono riusciti a produrre dei segnali particolarmente luminosi, al di sotto della calotta polare. Questo poteva significare la possibile presenza di acqua liquida. I segnali analizzati hanno mostrato la possibile presenza di un ambiente potenzialmente abitabile per i microbi, una condizione molto interessante.

Alcuni scienziati, dopo aver analizzato da vicino i dati raccolti, all’interno di un laboratorio sulla Terra, ritengono che le argille, e non l’acqua, potrebbero creare i segnali individuati. Tre nuovi documenti, prodotti nell’ultimo mese, hanno svelato il mistero, eliminando l’ipotesi della presenza di laghi.

I punti colorati nell’immagine rappresentano i siti in cui sono stati individuati i riflessi radar luminosi dall’orbita Mars Express, dell’ESA, sulla calotta polare sud di Marte. I riflessi sono stati precedentemente interpretati come acqua liquida sotterranea. Purtroppo però la loro prevalenza e la loro vicinanza alla superficie gelida suggerisce che potrebbe trattarsi di qualcos’altro

Le indagini scientifiche

Questa non è la prima volta che un ipotesi, legata all’acqua su Marte, genera una raffica di indagini. Il Mars Reconnaissance Orbiter, della NASA, nel 2015, ha individuato quelle che sembrano essere delle strisce di sabbia umida che scorrevano lungo i pendii. Questo fenomeno è stato denominato “recurring slope lineae”. 

La fotocamera HiRISE, o High-Resolution Imaging Science Experiment, attraverso delle ripetute osservazioni, ha potuto svelare che l’effetto individuato è, probabilmente, il risultato di flussi di sabbia. 

Un documento, che è stato pubblicato all’inizio di quest’anno, ha individuato molte linee di pendenza ricorrenti, dopo che era avvenuta una tempesta di polvere globale su Marte nel 2018.

La scoperta effettuata suggerisce che la polvere, che si deposita sui pendii, innesca dei flussi di sabbia, che, a loro volta, espongono i materiali più scuri del sottosuolo. Questi conferiscono alle linee la loro distintiva colorazione.

L’ipotesi della sabbia umida

Differenti scienziati, allo stesso modo dell’ipotesi della sabbia umida, hanno cominciato a ipotizzare dei metodi per testare l’ipotesi dei laghi sotterranei. 

Isaac Smith, della York University, di Toronto, che ha condotto un recente studio che mostrava che la presenza di argille potevano spiegare le osservazioni, ha dichiarato che: “C’era la sensazione che dovevamo cercare un modo efficace per affrontare questo dilemma”

L’immagine presa dal Mars Reconnaissance Orbiter, della NASA, mostra le lastre di ghiaccio presenti al polo sud di MarteLa navicella ha rilevato delle argille vicino a questo ghiaccio. Gli scienziati ritengono che tali argille siano la fonte di riflessioni radar, che precedentemente erano state interpretate come acqua liquida.

Temperature troppo basse per i laghi

Il team di ricerca ha analizzato 44.000 echi radar raccolti da MARSIS. Questi sono stati raccolti durante 15 anni alla base della calotta polare di Marte. I dati mostravano dozzine di riflessi più luminosi, esattamente come quelli analizzati dallo studio del 2018. 

Il team, nel loro recente articolo pubblicato su Geophysical Research Letters, ha individuato molti di questi segnali in aree vicine alla superficie. Questo risulta essere un luogo troppo freddo per far si che l’acqua rimanga allo stato liquido, anche se fosse mescolata con i perclorati, un tipo di sale che si trova comunemente su Marte. Il perclorato, infatti, è in grado di abbassare la temperatura di congelamento dell’acqua.

Altre ipotesi

I segnali radar, sono stati analizzati da due differenti team. Entrambi hanno cercato di determinare se qualcos’altro poteva essere in grado di produrre i segnali individuati.

Carver Bierson, dell’ASU, ha recentemente completato uno studio teorico. Questo suggerisce differenti possibili materiali che potrebbero causare i segnali. Tra questi sono presenti le argille, i minerali contenenti metalli e il ghiaccio salino.

Isaac Smith, della York University, sapendo che un gruppo di argille chiamate smectite era presente su Marte, è andato oltre producendo un terzo articolo. Il ricercatore ha misurato in un laboratorio tutte le proprietà della smectite.

Le smectiti somigliano a delle rocce ordinarie. In realtà questo materiale si è formato attraverso l’acqua liquida moltissimo tempo fa. Isaac Smith, ha effettuato le analisi utilizzando diversi campioni di smectite, all’interno di un cilindro progettato appositamente per misurare in quale modo i segnali radar avrebbero interagito con esse.

Isaac Smith, ha sottoposto i campioni all’azoto liquido, arrivando a congelarli fino ad una temperatura di 58 gradi Fahrenheit (meno 50 gradi Celsius). Questa è molto vicina a quella presente al polo sud marziano.

Il ricercatore, congelando i campioni di argilla, ha scoperto che la loro risposta corrispondeva quasi perfettamente alle osservazioni effettuate dal radar MARSIS. Fatto ciò, lui insieme al suo team, ha controllato la presenza di argille situate su Marte, vicino alle osservazioni radar. Il team si è basato sui dati di MRO. Questo possiede un mappatore di minerali chiamato Compact Reconnaissance Imaging Spectrometer,CRISM.

Il CRISM, non è in grado di scrutare attraverso il ghiaccio. Nonostante ciò, Isaac Smith ha individuato le smectiti sparse nelle vicinanze della calotta glaciale del polo sud. 

Conclusioni

Il team di Isaac Smith, ha quindi dimostrato che la smectite congelata, può produrre i riflessi individuati al polo sud. Inoltre, hanno scoperto che non sono necessarie quantità insolite di sale o di calore.

Al momento non è possibile confermare quali siano i segnali radar luminosi senza atterrare al polo sud di Marte e scavare attraverso chilometri di ghiaccio. Nonostante ciò, i documenti prodotti recentemente hanno offerto delle spiegazioni plausibili, che sono decisamente più logiche dell’ipotesi di acqua liquida.

Per saperne di più sul Mars Reconnaissance Orbiter, è possibile visitare:

https://mars.nasa.gov/mro/

https://www.nasa.gov/mission_pages/MRO/main/index.html

FONTE:

https://www.nasa.gov/feature/jpl/clays-not-water-are-likely-source-of-mars-lakes

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