giovedì, Settembre 19

Svelato il mistero del campione scomparso di Perseverance

Svelato il mistero del campione scomparso di Perseverance. Ma facciamo un passo indietro. I ricercatori avevano inviati i comandi da eseguire il 164 sol, per effettuare la prima acquisizione ed elaborazione del campione. Al rover sono poi occorse svariate ore per eseguire i comandi.

Erano in 90, divisi tra ingegneri e scienziati, che hanno lavorato per molti anni per riuscire a prepararsi a questo momento, ad attendere i risultati. Il team si è riunito alle ore 2:00 PDT, di venerdì 6 agosto, per attendere insieme l’arrivo dei primi dati riguardanti l’operazione di carotaggio. 

I dati hanno reso noto che il Corer, era riuscito a raggiungere la piena profondità comandata, corrispondente a 7 centimetri. Inoltre, il team ha potuto osservare l’immagine del foro su Marte, circondato dal mucchio di talee, ossia il materiale espulso durante il carotaggio. Il team, arrivato a questo punto, pensava che tutto andasse per il meglio. Per poter scoprire ulteriori dettagli, però, ha dovuto attendere altre 6 ore.

Le immagini immortalate hanno ripreso il foro che sarebbe servito per il primo tentativo della raccolta di campioni da parte di Perseverance. Nell’immagine a sinistra è visibile il foro del primo tentativo di raccolta di campioni con l’ombra prodotta da Perseverance

La campionatura

La telemetria ingegneristica e un’immagine dalla CacheCam, all’interno dell’Adaptive Caching Assembly (ACA, l’hardware di elaborazione del tubo), avevano confermato il trasferimento della provetta del campione, eseguita dal Corer all’ACA. Successivamente, è stato verificata anche la sigillatura e la conservazione del campione raccolto. Tutto sembrava andare per il verso giusto.

Nel momento in cui è giunta le misurazione del volume e l’immagine, però, il team si è reso conto che la provetta del campione era vuota. Il team si è messo subito all’opera per comprendere cosa fosse accaduto. Questo ha portato a due giorni interi di analisi dei dati raccolti e l’aggiunta di ulteriori osservazioni al piano tattico per approfondire l’indagine. 

Il team, fin’ora, ha concluso quanto segue:

  • La telemetria ingegneristica delle prestazioni di Corer, effettuata durante le attività di abrasione e carotaggio, non ha rilevato alcuna risposta insolita, rispetto ai dati dei nostri test di successo basati sulla Terra. Questa era > di 100 carote perforate in una serie di rocce di prova;
  • L’imaging dello spazio di lavoro, ripreso nelle aree su cui l’hardware ha viaggiato durante le attività di post-carotaggio, non è riuscito a trovare un nucleo intatto o pezzi di nucleo sulla superficie marziana;
  • Le misurazioni della profondità del pozzo, provenienti dalla fusione dei prodotti di immagine di WATSON, uniti insieme all’immagine stessa, ci ha portato a credere che l’attività di carotaggio, effettuata in questa insolita roccia, abbia raccolto solamente polvere e minuscoli frammenti. Questi non sono stati trattenuti a causa delle loro dimensioni e della mancanza di qualsiasi pezzo significativo del nucleo;
  • Il team ritiene quindi che la roccia non fosse abbastanza robusta da produrre un nucleo. Nelle immagini è visibile del materiale nella parte inferiore del foro. Probabilmente, il materiale del nucleo raccolto, è situato sul fondo del foro, nel mucchio di talee o anche in entrambi i luoghi. Purtroppo, il team non è in grado di fornire altre spiegazioni, viste le incertezze riscontrate.
L’immagine mostra il primo pozzo trivellato di Perseverance su Marte. Questa è stata prodotta unendo insieme più immagini scattate dall’imager WATSON del rover

Conclusioni

Sia il team scientifico, che quello ingegneristico, sono arrivati alla conclusione che l’unicità della roccia scelta, e le proprietà intrinseche del materiale, siano la causa principale della difficoltà di poter estrarre un nucleo da essa. Il Perseverance, ora, si dovrà dirigere verso il secondo punto di campionamento. Questo è situato a South Seitah, il luogo più distante, di questa fase, previsto nella missione.

Il team ritiene, in base all’imaging raccolte dal rover e dall’elicottero, che probabilmente il materiale che incontreranno saranno rocce sedimentarie. Secondo i ricercatori questo tipo di materiale si allineerà meglio con i test svolti sulla Terra.

L’hardware, sta volta, ha perfettamente funzionato. Purtroppo però la natura del materiale non ha favorito la riuscita della missione. Nonostante ciò, il team si ritiene soddisfatto, poiché è stata realizzata con successo la prima sequenza, in completa autonomia, del sistema di campionamento su Marte, entro i limiti di tempo prefissati di un singolo Sol. 

Tutto ciò crea molte speranze per quanto riguarda i tempi della missione. Adesso non ci resta che attendere il prossimo tentativo di campionamento a South Seitah, previsto per i primi di settembre.

FONTE:
https://mars.nasa.gov/mars2020/mission/status/320/assessing-perseverances-first-sample-attempt/

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