giovedì, Settembre 19

Jimy Hendrix e il suo studio di registrazione che non userà mai

Il 25 agosto 1970 una piccola folla di musicisti, tecnici ed amici si raduna sull’Ottava Strada, a New York, all’altezza dell’incrocio con la Cinquantaduesima West, per una festa d’inaugurazione un po’ particolare. Festeggiano il completamento dei lavori dello studio di registrazione di proprietà di Jimy Hendrix, un sogno che l’eccentrico e geniale cantautore nato a Seattle il 27 novembre 1942 inseguiva da anni.

Fino ad allora Hendrix per seguire le sue ispirazioni e registrare aveva sempre dovuto ricorrere all’affitto di studi nei più improbabili orari della giornata e della notte, quando l’urgenza di sedimentare la sua vena creativa lo assaliva. Non sempre era semplice ottenere uno spazio di registrazione alle 4 del mattino!

Mike Jeffery, il suo manager padrone, si era sempre opposto all’idea di jimy di possedere uno studio tutto suo, ma un giorno di fronte ad un conto astronomico dei costi per affittare studi di registrazione, pari 300.000 dollari di allora per un solo anno, si decise ad acconsentire alla realizzazione dello studio privato di Hendrix.

Lo studio di Jimi si chiamerà Electric Lady, in onore del terzo album della sua carriera “Experience“, nel suo intento dovrà essere il laboratorio per le più ardite sperimentazioni musicali che avverte l’urgenza di sviluppare. Il fato crudele vuole che Jimy Hendrix non utilizzerà mai il suo tanto agognato studio di registrazione.

Per poter rientrare, almeno in parte, dalle consistenti spese sostenute dal chitarrista per mettere in sesto il suo avveniristico studio di registrazione e per le programmate registrazioni del suo nuovo album, provvisoriamente intitolato First Rays of New Rising Sun verranno programmate diverse date di concerti in Europa.

Il 30 agosto si esibisce in un crepuscolare concerto al festival dell’isola di Wight i cui nastri integrali dell’esibizione sarebbero stati pubblicati ufficialmente soltanto trent’anni dopo. Il 6 settembre 1970 al Festival di Fehmarn in Germania, si produrrà nella sua ultima esibizione dal vivo, Hendrix viene accolto da una selva di fischi e contestazioni da parte del pubblico a causa del ritardo del gruppo che avrebbe dovuto esibirsi la sera prima.

L’ultima sera della sua vita l’ha trascorsa in un club, tanto per cambiare, a suonare con Eric Burdon e con gli amici inglesi di qualche anno prima. Poi nel piccolo hotel di Londra dove soggiornava, il Samarkand, la notte fra il 16 e il 17 settembre 1970 assumerà un cocktail di alcool e barbiturici e secondo la sua fidanzata tedesca Monika Dannemann morirà soffocato dal suo vomito.

Non sarà mai chiarito del tutto se il chitarrista sia morto nottetempo, come asserito dalla polizia, o se fosse ancora vivo all’arrivo dell’ambulanza e sia soffocato durante il trasporto in ospedale a causa del sopraggiungere di vomito in assenza di un supporto sotto la sua testa.

Di Hendrix rimarranno innovazioni tecnico-musicali come il servirsi dell’effetto della distorsione — sotto forma di fuzz  ed a conferire una vera e propria dignità melodica al feedback. Oltre ad essere uno dei principali esponenti dell’epoca dell’hard rock degli anni Sessanta, Jimy si ritiene  abbia dato anche un notevole contributo allo sviluppo della variante dell’hard rock chiamata heavy metal, che si sviluppò nei primi anni settanta.

Rimane il rammarico per quello che ancora avrebbe potuto dare in termini di innovazione e sperimentazione musicale se non avesse trovato la morte a soli 28 anni.

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