giovedì, Settembre 19

Lou Reed, dall’addio ai Velvet Undeground alla carriera di solista

Nel 1970, il ventottenne Lewis Allan Reed, detto Lou, nato a New York il 2 marzo 1942 abbandona il gruppo dei Velvet Underground band formatasi nel 1964 di cui era stato il leader. Lo annuncia al chitarrista Sterling Morrison e al manager del gruppo Steve Seznick, che lo detesta cordialmente.

A Morrison lo annuncia presentandogli i due genitori ovvero le persone che secondo quando Lou ha sempre raccontato gli hanno rovinato la vita, che avevano cercato di guarire le sue pulsioni omosessuali con crudeli elettrochoc. Le persone che non avevano mai creduto nelle sue qualità di musicista rock. Eppure sono con questi genitori che Reed decide di tornare a vivere nella casa di famiglia a Freeport, tagliando di netto i legami con il passato, con le droghe, con i vizi sessuali ma anche con la musica.

Reed ha appena concluso, insieme ai Velvet, la registrazione dell’album LOADED che dovrebbe rappresentare il suo ultimo lascito musicale. Sparisce per mesi e cercherà inutilmente di integrarsi in una vita non sua, cercando anche di lavorare nell’azienda di famiglia. Intanto l’album LOADED va benissimo e i Velvet Undeground sembrano andare benone anche senza Reed.

Quasi un anno dopo nel 1971 Reed torna ad apparire in pubblico con alcuni reading in veste di poeta. Una nuova fiducia sembra animarlo e sostenuto da amici e ammiratori come Iggy Pop, David Bowie e Alice Cooper medita il ritorno sulle scene. Ritiene di poter saccheggiare le tante canzoni abbozzate e mai finite che conserva ma non intende ritornare sul palco a New York.

Decide di volare a Londra, dove è particolarmente apprezzato, il 28 dicembre 1971 Lou prende un volo New York-Londra con la fidanzata Bettye Kronstad, che presto diventerà sua moglie. E qui in pochissimo tempo pubblica l’album “Lou Reed” che non ha un grande successo commerciale. Ma David Bowie, che in quel momento è sotto la RCA, decide di aiutare uno dei suoi più grandi ispiratori producendogli il secondo album, TransformerTransformer vende molto bene e contiene alcune canzoni destinate a divenire dei classici di Reed, come Walk on the Wild Side (divenuta in Italia I giardini di Kensington e portata al successo da Patty Pravo), Satellite of LovePerfect Day (ripresa nel film di culto Trainspotting) e Vicious.

Dal punto di vista personale può essere definito un pansessuale che però nel corso della sua vita avrà tre mogli, l’ultima delle quali Laurie Anderson, anch’essa musicista. Molto amico di Andy Warhol, quando l’indiscussa icona della pop art morirà, al suo funerale Lou incontra il cofondatore dei Velvet Underground e polistrumentista gallese John Cale e i due cominciano ad elaborare un’opera musicale in memoria di Andy. Questo incontro sarà la premessa per una riunione con la band negli anni Novanta. Per tutta la vita Reed dovette combattere contro l’abuso di droghe e farmaci, attraverso numerosi tentativi di disintossicazione.

Lou Reed soffriva dagli anni ’70 di epatite C, contratta iniettandosi eroina con una siringa infetta, e negli anni 2000 si ammalò di cirrosi epatica, diabete e infine di tumore al fegato. Nel maggio del 2013 si sottopose al trapianto di fegato ma il 27 ottobre 2013, all’età di 71 anni, morirà a casa sua vicino ai suoi cari e alla moglie Laurie Anderson.

Secondo quando riferito dal suo fisiatra e da Laurie, fino a mezzora prima della morte, Reed stava facendo i suoi esercizi di Tai Chi. Così racconterà la moglie: «Non ho mai visto un’espressione così piena di stupore come quella di Lou quando è morto. Con le mani stava facendo la ventunesima forma di Tai Chi, che rappresenta lo scorrere dell’acqua. Aveva gli occhi spalancati. Stavo tenendo tra le mie braccia la persona che amavo di più al mondo, e gli parlavo mentre stava morendo. Il suo cuore si è fermato. Non aveva paura. Ero riuscita ad accompagnarlo fino alla fine del mondo. La vita – così splendida, dolorosa e abbagliante – non può andare meglio di così. E la morte? Io credo che lo scopo della morte sia la liberazione dell’amore.»

Pare che le sue ultime parole siano state, domani sarò fumo.

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