giovedì, Settembre 19

L’oro rosso

Secondo la mitologia greca il corallo è il sangue di Medusa, una delle Gorgoni, questo mito ha alimentato per secoli la sua rarità, facendo dell’oro rosso, il desiderio sfrenato di imperatori, faraoni, sultani e principi rinascimentali.

Per secoli i paesi del Mediterraneo da sempre deficitari nei loro commerci con l’Oriente per via della domanda di spezie e seta, riequilibravano in parte il loro deficit commerciale con l’esportazione del corallo “lavorato”. All’epoca dell’impero romano, in India i mercanti levantini potevano scambiare un pezzetto di corallo con una perla.

La Cina e la regione intorno al massiccio dell’Himalaya erano grandi importatori di corallo tanto che molti secoli dopo, Marco Polo segnalerà che il prodotto è molto apprezzato in Kashmir. Durante il Medioevo è Genova a detenere il commercio del corallo grazie al controllo dell’isolotto di Tabarka (al largo di Tunisi) e stringe rapporti con i principali centri di produzione per garantirsi un’offerta abbondante e regolare.

Pescare il corallo, in quell’epoca, non era semplice. Le reti erano fissate a una specie di croce di sant’Andrea in metallo che veniva gettata in acqua; dopo che si era adagiata, i marinai la issavano a bordo per sradicarlo dal fondale. A questo punto i pescatori si immergevano per staccare i coralli dalle rocce sottomarine. Si trattava di immersioni in apnea che duravano al limite della sopportazione umana e che spesso producevano vittime tra i giovani ed esperti pescatori.

Fino al Rinascimento i principali porti di esportazione dell’oro rosso erano Barcellona, Marsiglia, Napoli e Genova. Nel 1591 alcune leggi promulgate dal Granduca di Toscana faranno di Livorno un porto che attrarrà un gran numero di mercanti, soprattutto sefarditi che si specializzeranno nel commercio del corallo. La direttrice commerciale livornina sarà prevalentemente verso l’India dove l’oro rosso verrà scambiato con i diamanti estratti nelle miniere di Golconda.

La rotta commerciale che i mercanti ebrei di Livorno seguono, passa via Lisbona e da li sui galeoni portoghesi prosegue per l’India e per Goa. L’avvento della Compagnia inglese delle Indie orientali sposterà l’asse principale del commercio di corallo da Londra a Madras. Anche Barcellona è un centro fondamentale per il commercio di questa materia prima, i carichi di corallo viaggiano fino ad Alessandria d’Egitto e Beirut e da li proseguono attraverso le piste carovaniere verso l’estremo oriente.

Il corallo non era soltanto apprezzato per la sua bellezza, in questo materiale si infondono elementi magici che lo vedono insuperabile talismano contro la sfortuna, oppure ausilio indispensabile per la longevità. Addirittura era utilizzato nella farmacopea del XVII secolo. A Malta molti speziali vendevano ai marinai di passaggio medicamenti a base di corallo per le sue qualità astringenti. Si credeva potesse curare le palpitazioni, l’infertilità, l’artrite, i dolori mestruali e così via.

La pesca e la lavorazione del corallo nel Mediterraneo era talmente importante che nel 1789 re Ferdinando IV di Borbone promulga il Codice Corallino per regolamentare la pesca del corallo degli abitanti di Torre del Greco, ma anche dei tuffatori di Genova, Livorno e Trapani, dove sono state scoperte barriere coralline nel 1418. Inoltre nel 1790 viene fondata la Compagnia Reale del Corallo, con lo scopo di lavorare e vendere i prodotti manufatti. È il momento più alto del commercio dell’oro rosso nel Mediterraneo.

Poi lentamente l’asse della produzione (e anche della lavorazione) si sposterà in Asia, anche se ancor oggi Napoli è un importante centro artigiano per la lavorazione del corallo. Dal punto di vista scientifico il corallo rosso è un octocorallo  della famiglia Coralliidae, diffuso nel mar Mediterraneo e nell’ Atlantico orientale.

Il corallo rosso ha bisogno di condizioni di vita particolari: salinità dell’acqua costante (che deve essere compresa tra il 28% ed il 40‰, in relazione al luogo ed al tipo di corallo), ridotto movimento dell’acqua e illuminazione attenuata. Il tasso di sedimenti in sospensione nell’acqua, se troppo elevato, ne limita la sopravvivenza. Vive pertanto preferibilmente in luoghi ombrosi e riparati (grotte semioscure, strapiombi, fenditure delle rocce), a partire dalla profondità di 20/30 metri fino a 200 metri.

Questa specie corallina ha una crescita molto lenta che si stima in media tra 0.25 e 0.66 mm in diametro basale nel tempo di un anno. Adesso severe politiche di protezione hanno regolamentato la pesca di questa specie con l’intendo di preservarne la stessa esistenza.

Fonti:

alcune voci di Wikipedia

Altre storie straordinarie delle materie prime, di A. Giraudo

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Verified by MonsterInsights