domenica, Maggio 19

L’uomo e il miele

Le api ripopoleranno l’Europa, dopo le grandi glaciazioni dell’Oligocene-Miocene, circa 50 milioni di anni fa. I nostri antenati non impiegheranno molto ad addomesticare questi preziosi insetti, diventando apicoltori. In Sud Africa sono state rinvenute pitture rupestri, risalenti a circa 40.000 anni orsono, che rappresentano interazioni tra cacciatori-raccoglitori e api.

Le tracce di un uso antichissimo

Anche in una grotta spagnola si può osservare l’immagine di un uomo che sale su un albero per recuperare del miele rendendo inoffensive le api con la tecnica della fumigazione. L’apicoltura viene descritta nel più antico trattato di medicina che conosciamo, il papiro Edwin Smith. Nella valle del Nilo la produzione di miele era così importante da dar vita ad una festa specifica (la festa della valle) durante la quale si faceva un gran consumo di questo alimento.

Papiro Edwin Smith

Dolcificante naturale, veniva utilizzato anche per conservare altri alimenti e per idratare la pelle delle donne, nonché nella farmacopea per curare alcune malattie. I greci ritenevano che il miele avesse origine divina e fosse stato anche il nutrimento di Zeus. La Bibbia più volte cita il miele e così anche il libro sacro dei mussulmani, il Corano.

La lenta scoperta della reale natura del miele

Sulla sua reale natura c’è ovviamente molta confusione. Secondo Aristotele il miele cade dal cielo e le api sono esclusivamente “mezzi di trasporto” di questa prelibatezza. Durante la dinastia Ming (1368-1644), il farmacologo Li Shizhen insiste sui benefici del miele che, scrive, nutre l’energia yin.

La prima descrizione scientifica del miele avverrà nella seconda metà del XVII secolo ad opera dell’entomologo olandese Jan Swammerdam, che analizza al microscopio insetti e api descritti nel Libro sulla natura (Biblia naturae). Sarà la chimica organica del XIX secolo a descrivere correttamente il processo di produzione del miele.

Il miele in cucina

Nell’antica Roma il miele rivestiva un ruolo fondamentale in cucina. Marco Gavio Apicio, scrittore e “gourmand” vissuto tra il I secolo a.C. e il I secolo d.C. nel suo celbre “De re coquinaria” sottolinea l’importanza del miele nella preparazione di condimenti agrodolci, particolarmente apprezzati dei ceti abbienti della Roma imperiale. È inoltre molto utilizzato per la conservazione di frutta e carne, oltre che nella preparazione dell’idromele, bevanda alcolica a base di acqua e miele.

idromele

Due tipi di miele solleticavano maggiormente il gusto dei Romani: quello di prima qualità (mei optimum) e quello di seconda qualità (mei secundum). Capitava spesso che i cuochi romani mischiassero le due qualità tra loro e Apicio ci da una ricetta per migliorare il miele cattivo, aggiungendo a una misura di miele di seconda qualità due misure di quello «ottimo».

Qualche secolo dopo, Carlo Magno promulgherà un decreto per regolare e perfezionare l’apicoltura e la produzione del miele. Per secoli il miele sarà il dolcificante preferito anche per il suo basso costo. Nel XV secolo in Inghilterra il prezzo dello zucchero è venti volte più alto rispetto a quello del miele. Basterà un secolo é in Francia lo zucchero costerà soltanto il 14% in più del miele, si iniziava ad intravedere l’effetto della coltivazione della canna da zucchero nei Caraibi.

Prima che Amsterdam divenga il centro principale del commercio del miele, l’Europa centrale viene rifornita dalla città della lega anseatica. La Cina da sempre grande produttore di miele rifornisce invece gran parte dell’Asia, il prodotto viaggia sulla rotta della giada (la Via della Seta) verso ovest.

La farmacopea del miele

Il miele è stato ampiamente usato come medicamento per curare ferite e malattie, ma anche per migliorare le prestazioni del corpo umano. Pitagora raccomanda ai suoi allievi di consumare pane e miele per assicurarsi una vita lunga e sana. Paracelso lo consiglia come antisettico e lo usa per accelerare la guarigione di infezioni, ulcere cutanee, verruche, pustole infette e foruncoli. Il miele figura nella lista dei prodotti usati per ottenere la teriaca, importante medicamento dell’epoca medievale e del Rinascimento. Persino in epoca moderna, tra le due guerre mondiali, il miele viene usato come cicatrizzante per le ferite.

Non solo miele

Un altro prodotto dell’apicoltura è la cera d’api che però l’uomo ha scarsamente utilizzato per l’alimentazione pur essendo commestibile. In compenso ha trovato molte altre applicazioni, dalla produzione delle candele (la cera d’api è altamente infiammabile) a prezioso ingrediente per la cosmesi femminile.

Indispensabile nel processo di mummificazione dei cadaveri come si evince dal significato stesso della parola moun o mum, all’origine del termine “mummia”, che deriva dal persiano antico e significa “cera”. La cera d’api ha trovato applicazione come lubrificante per pallottole e nei processi di fonderia, ma anche nella produzione di adesivi e colle, per regolare la densità del macadam e dei bitumi, rendere più masticabili i chewing gum, proteggere i cavi elettrici allo scopo di separare il rame dalla guaina in caucciù, per difendere il cartone dall’umidità, per presentare al meglio la frutta dandole un aspetto più lucido e gradevole.

Si potrebbe dire, in conclusione, che come per il maiale, del miele non si butta via niente.

Fonti:

alcune voci di Wikipedia

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