giovedì, Settembre 19

Una nuova minaccia per le città costiere

I cambiamenti climatici con il riscaldamento globale in atto costituiscono una seria minaccia per le città costiere. Circa due miliardi e mezzo di persone – il 40% della popolazione mondiale – vivono a meno di 100 chilometri dalla costa e oltre 600 milioni risiedono in aree costiere con un’altitudine inferiore a 10 metri sul livello del mare e quindi esposti a inondazioni e maremoti.

Questa enorme massa di persone sarà soggetta nei prossimi anni ai pericoli indotti dall’innalzamento dei mari causato dallo scioglimento dei ghiacciai. A questo rischio, come se non bastasse si aggiungono gli effetti della della subsidenza o subsistenza, un lento e progressivo sprofondamento del fondo di un bacino marino o di un’area continentale dovuta sia a cause naturali che antropiche.

Perché questo fenomeno è particolarmente incidente nelle città costiere? La motivazione dipende:

  • per le cause naturali: i sedimenti sono molto porosi e tendono a comprimersi, riducendosi di volume e quindi abbassarsi se hanno sopra un carico, e quale carico più significativo di una città;
  • per le cause antropiche: l’uomo estrae acqua, petrolio o gas dal terreno e anche l’attività edilizia contribuisce a diminuire la pressione dei fluidi interstiziali residui, si ha quindi un assestamento del terreno.

Il combinato disposto del global warming e della subsidenza provocheranno lo sprofondamento di molte città costiere molto prima di quanto i modelli matematici basati soltanto sui cambiamenti climatici prevedessero.

Un recente studio pubblicato sulla rivista Geophysical Research Letters e coordinato dal professore di oceanografia Steven D’Hondt usando dati satellitari raccolti dal 2015 al 2022, ha misurato il tasso di subsidenza di un centinaio di città costiere scoprendo che molte di loro stanno sprofondando a una velocità molto superiore a quella dell’innalzamento dei mari, circa 2,6 millimetri l’anno. Le metropoli più a rischio sono Tianjin in Cina e Giacarta e Samarang in Indonesia, in queste città la velocità di subsidenza va dai 30 ai 50 millimetri l’anno, 15-20 volte quella derivante dall’innalzamento dei mari.

In generale la subsidenza è un fenomeno più marcato e veloce nelle città asiatiche ma anche in Europa si notano i suoi effetti, con punte di vero allarme come nel caso di Venezia che sta affondando tre volte più in fretta di quanto il mare si stia alzando. Qualcosa però si può fare per contrastare questo ennesimo pericolo. Proprio la megalopoli di Giacarta dove alcune aree della città tra il 1982 e il 2010 sprofondavano a un ritmo di 280 millimetri l’anno ha arrestato questo fenomeno grazie a una rigorosa politica di contenimento dell’estrazione delle acque sotterranee.

Questa misura, l’unica che davvero efficace ha riscosso risultati lusinghieri anche a Shangai e a Houston, negli Stati Uniti.

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