giovedì, Settembre 19

I gatti nel Medioevo

I gatti nel Medioevo. Il loro sterminio durante il medioevo, una storia vera o una bufala tramandata? I gatti sono degli animali che molto spesso vengono associati alle streghe, un loro fedele compagno. In tempi recenti è stato rivalutato un fatto storico che riguarda appunto i gatti, un protagonista di leggende nere e luoghi comuni legati all’età medievale.

L’errore storico non proviene da una frettolosa o superficiale analisi dei fatti storici, ma si tratta semplicemente di una bufala architettata senza il minimo sfoggio di stile. Per poter smentire lo sterminio nei gatti nel medioevo, una storia nota attraverso informazioni errate sul web, è sufficiente anche solo reperire il testo, presente via internet, della bolla pontificia in essa citata. Ma facciamo un passo indietro per comprendere cosa sia accaduto.

I fatti storici come vengono riportati

Papa Gregorio IX, nel 1233 d.C. ha emanato una bolla pontificia la “Vox in Rama“. L’ordine contenuto in tale autorevole documento? Sterminare i gatti! Questo felino, infatti, avrebbe rappresentato per le gerarchie ecclesiastiche l’incarnazione di Satana sulla Terra.

L’odio verso i gatti risulta essere una costante nella storia del Cristianesimo. Il gatto, con il suo animo selvatico e ribelle, era l’animale più adatto a rappresentare l’incarnazione del Maligno, per questo motivo possedere dei gatti era severamente vietato. Questa credenza ha portato allo sterminio dei gatti in Europa per oltre tre secoli, una condizione che ha portato la proliferazione dei topi, con il conseguente esito, nell’arco di un quinquennio, della diffusione della Peste Nera, che ha devastato più di un terzo della popolazione europea.

I fatti realmente accaduti

Papa Gregorio IX, nel 1233 A.D. nella bolla “Vox in Rama” ha riportato il racconto di un suo corrispondente alemanno riguardante un culto satanico diffusosi in Germania. Il demonio, durante i raduni del suddetto culto, sarebbe apparso sotto la forma di vari animali, tra i quali un gatto nero. Nonostante ciò, in nessuna parte della bolla papale si fa ordine, o menzione, di alcuno sterminio di felini.

La letteratura medievale, molto spesso, faceva uso di una vasta gamma di simboli e allegorie, e non di rado utilizzava un animale per simboleggiare un aspetto, positivo o negativo, della realtà, come nel caso del gatto nero, il serpente e la civetta, tutti simboli che nella tradizione occidentale indicano oscurità e malvagità. L’uomo medievale, nonostante ciò, era abbastanza intelligente da distinguere tra simbolo e dato reale.

Il gatto medievale, alcune volte, nella letteratura tardomedievale, è associato alle streghe e ai sabba, o in qualche occasione agli eretici. Nonostante ciò, non esiste alcuna prova convincente che indichi che il gatto sia stata oggetto di disprezzo in quell’epoca più che in altre.

I fatti storici

“Io e il mio gatto Pangur Bán abbiamo lo stesso compito:
lui a caccia di topi lieto corre, io a caccia di parole sto seduto
notte e giorno”(…)

La frase sopra riportata riguardano le prime parole di una poesia scritta intorno al IX secolo da un monaco irlandese amanuense. Le parole indicano, in modo molto chiaro, l’affetto con cui chi scrive si riferisce all’animale.

Il sentimento di benevolenza verso i gatti, in epoca tardomedievale, in linea generale sembra essere presente. Questo sentimento è riportato anche nella “Regola delle Anacorete”, un manuale monastico scritto nel 1200, in cui si legge: “Non possederete nessuna bestia, mie care sorelle, eccetto solo un gatto”.

La funzione del gatto quale efficace arma contro i topi è un concetto presente fin dall’antico Egitto, un ruolo mantenuto anche nel Medioevo. Infatti, nei monasteri i gatti erano particolarmente diffusi. I magazzini, degli ordini religiosi, erano utilizzati per riporre grandi quantità di beni alimentari che potevano costituire facili preda per i topi. Ma come anche le biblioteche, luogo in cui i topi potevano rosicchiare i libri in essa contenuti. L’unica soluzione per poter contrastare i roditori, in maniera efficace, era dotarsi di uno o più gatti.

I gatti anche come animali da compagnia

I gatti ebbero molto successo anche come animali da compagnia e non soltanto come abile predatore. Le cronache ci raccontano infatti che Getrude di Nivelles, badessa vissuta nel VII secolo D.C., teneva con sé numerosi gatti trattandoli con cura e affetto, un personaggio storico, nota come S. Gertrude, che viene ricordata oggi come patrona dei gatti.

Anche Santa Chiara e le sue monache, secondo i racconti agiografici, strinsero un legame con una gatta, chiamata “sora Gattuccia”, la quale era talmente benvoluta che la sua presenza era tollerata anche durante le funzioni religiose. Il fatto storico è contenuto in un’agiografia, un testo scritto per insegnare la morale religiosa, un concetto che ci fa capire che la figura del gatto non dava poi così fastidio.

Sono innumerevoli i personaggi storici, come Eleonora Plantageneto, contessa di Leicester e nipote di Riccardo Cuordileone, altri membri della nobiltà, e pure ecclesiastici nel corso del Medioevo e del Rinascimento, che tennero dei gatti come animali da compagnia.

Conclusioni

Possiamo concludere con certezza che non soltanto lo sterminio dei gatti non è mai avvenuto, ma anche che la sovrabbondanza di felini non ha potuto evitare il diffondersi della pestilenza avvenuta durante il medioevo, un evento la Peste Nera che ha devastato più di un terzo della popolazione europea.

FONTE:

https://storiedistoria.com/2020/10/lo-sterminio-dei-gatti-nel-medioevo-storia-di-una-bufala-grossolana/

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