giovedì, Settembre 19

Battuto il record! Individuato il buco nero più vicino alla Terra

Battuto il record! Individuato il buco nero più vicino alla Terra. La formazione, denominata Gaia BH1, è a soli 1.560 anni luce dal nostro pianeta. La scoperta ha riscritto i registri che riportano i buchi neri. Il nuovo studio è stato pubblicato sulla rivista Monthly Notice of the Royal Astronomical Society.

Un buco nero circa 10 volte più massiccio del nostro Sole, secondo la nuova ricerca, si nasconde a soli 1.560 anni luce dalla Terra. La sua distanza lo posiziona a circa due volte più vicino del precedente record di prossimità.

Il buco nero

Gaia BH1, risiede in un sistema binario il cui altro membro è una stella molto simile al Sole. La stella presente nel sistema è lontana dal buco nero quanto la Terra lo è dal Sole. Questa conformazione rende Gaia BH1 davvero molto speciale.

L’autore principale dello studio Kareem El-Badry, dell’Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics e del Max Planck Institute for Astronomy, ha dichiarato che: “Anche se ci sono state molte rilevazioni dichiarate di sistemi come questo, quasi tutte queste scoperte sono state successivamente confutate. Questa è la prima rivelazione inequivocabile di una stella simile al Sole, in un’ampia orbita attorno ad un buco nero di massa stellare nella nostra galassia”.

Gli astronomi ritengono che la nostra galassia, la Via Lattea, contenga circa 100 milioni di buchi neri di massa stellare, degli oggetti che assorbono luce e che sono da 5 a 100 volte più massicci del Sole.

Le loro piccole dimensioni, però, rendono questi corpi relativamente difficili da rilevare, soprattutto con i telescopi. Uno strumento che si è rilevato ideale per individuare queste formazioni sono i rivelatori di onde gravitazionali. Individuare i buchi neri di massa stellare è molto difficile e richiede strategie diverse. I ricercatori hanno impiegato una tecnica alternativa per il nuovo studio.

La ricerca

Il team ha esaminato i dati raccolti dalla navicella spaziale Gaia dell’Agenzia spaziale europea (ESA), uno strumento che sta mappando con molta precisione le posizioni, le velocità e le traiettorie di circa 2 miliardi di stelle della Via Lattea. Una di queste stelle è la vicina stellare di Gaia BH1. Il suo movimento mostra infatti delle minuscole irregolarità, un’indicazione che qualcosa di enorme e invisibile lo sta trascinando gravitazionalmente.

Le misurazioni di Gaia hanno suggerito che un buco nero potrebbe essere la causa dell’effetto gravitazionale. I ricercatori avevano bisogno di più dati per confermarlo con certezza. La ricerca si è focalizzata sulla stella, avvalendosi di una serie di strumenti da terra, tra cui erano inclusi i telescopi Gemini North e Keck 1 alle Hawaii e i telescopi Magellan Clay e MPG/ESO in Cile.

Le osservazioni di follow-up, unite insieme ai dati di Gaia, hanno permesso al team di raccogliere, in dettaglio, la misura del sistema. L’oggetto, invisibile, contiene la massa di 10 Soli, e orbita attorno al centro di massa del sistema circa una volta ogni 186 giorni terrestri. L’oggetto dev’essere un buco nero.

Kareem El-Badry, ha specificato che: “Le nostre osservazioni di follow-up di Gemini hanno confermato, oltre ogni ragionevole dubbio, che la binaria contiene una stella normale e almeno un buco nero dormiente. Non siamo riusciti a trovare uno scenario astrofisico plausibile, che possa spiegare l’orbita osservata del sistema, una formazione che non coinvolge almeno un buco nero”.

Se l’oggetto invisibile in Gaia BH1 fosse una stella, per esempio, sarebbe molto più luminoso della sua compagna e quindi più facile da vedere. Nessuna delle osservazioni del team ha rivelato la presenza di una seconda stella nel sistema.

Conclusioni

Il sistema Gaia BH1 è molto interessante, e non solo perché è relativamente vicino a noi. Il team di ricerca non è sicuro di come la stella ed il buco nero siano arrivati nelle loro posizioni attuali. La massa di Gaia BH1, indica che la stella che l’ha originata doveva essere enorme, almeno 20 masse solari. Questi giganti vivono solo per pochi milioni di anni, per poi gonfiarsi prima di morire.

Il lavoro di modellazione suggerisce che una tale esplosione avrebbe probabilmente distrutto la compagna prima che avesse la possibilità di evolversi in una stella simile al Sole, nel caso in cui i due fossero nati contemporaneamente. In alternativa, se la stella fosse sopravvissuta, sarebbe dovuta finire su un’orbita molto più stretta di quella che occupa attualmente, secondo i ricercatori.

Kareem El-Badry, conclude spiegando che: “È interessante notare che questo sistema non è facilmente adattabile ai modelli di evoluzione binaria standard. In realtà, pone molte domande su come si è formato questo sistema binario, così come quanti, di questi buchi neri dormienti, ci sono là fuori nell’universo”.

FONTE:

https://www.space.com/closest-black-hole-to-earth-gaia-mission

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