venerdì, Maggio 17

La nascita della Russia

Può sembrare paradossale ma l’impero russo nasce dopo alcuni secoli di sottomissione che incideranno fortemente non soltanto nelle scelte politiche e diplomatiche del futuro regno, ma anche nel carattere e nella psiche dei russi. Tutto inizia con l’inarrestabile marcia di conquista dell’Orda d’Oro, i mongoli proveniente dall’Asia Centrale che nel 1206 si riversò sul mondo a opera di un genio militare analfabeta di nome Temujin, in origine oscuro capo di una piccola tribù e conosciuto in seguito come Genghiz khan.

L’impero di Genghiz Khan

Questo spietato e carismatico condottiero riuscì ad unificare sotto il suo comando tutte le molteplici tribù mongole, spesso in lotta tra loro, portandole in pochi anni a conquistare uno sterminato impero che si estendeva dalla costa del Pacifico alla frontiera polacca, abbracciava l’intera Cina, la Persia, l’Afghanistan, l’odierna Asia centrale, parti dell’India settentrionale e del Caucaso ed una fetta importante dell’attuale Russia e della Siberia.

A quel tempo la Russia era costituita da una dozzina di principati impegnati a farsi la guerra tra loro e incapaci di unire le forze neppure davanti alla temibile minaccia mongola, tanto che tra il 1219 e il 1240 caddero uno dopo l’altro sotto i colpi della inarrestabile macchina da guerra mongola. I conquistatori adottarono come sistema di governo dei territori russi basato su principi vassalli a cui concedevano una larga autonomia purché pagassero un sostanzioso tributo ogni anno. Se però uno dei vassalli non versava quanto dovuto la reazione dei mongoli era spietata, questo ingenerava da parte dei principi vassalli un dispotismo crudele sulle proprie popolazioni, soggette a asfissianti tassazioni che impoverivano i territori governati a tal punto che le conseguenze si sarebbero sentiti per secoli.

Gratta un russo e troverai un tartaro

.Un così lungo periodo di dominio mongolo provocò una forte contaminazione culturale asiatica allontanando la Russia dalle radici culturali europee. Questo processo sarà così pervasivo che un proverbio russo con un’immagine semplice ma efficace ci la portata dell’influenza culturale subita dalla popolazione russa sotto i conquistatori asiatici. Il proverbio recita: “Gratta un russo e troverai un tartaro“.

Nel frattempo, approfittando della debolezza degli staterelli russi, principati tedeschi, Polonia, Lituania e Svezia iniziarono ad impossessarsi di una parte dei loro territori sotto l’indifferenza dei mongoli interessati soltanto a ricevere regolarmente i tributi imposti.

Ivan III, il Grande

L’uomo che liberò i russi dall’oppressione mongola fu Ivan III, principe di Mosca, noto anche come Ivan il Grande. Nato a Mosca il 22 gennaio 1440 primogenito di Basilio II di Russia, a cui succedette come Gran Principe di Mosca, è stato per secoli considerato “l’unificatore delle terre russe“. Riuscì infatti a quadruplicare il territorio del proprio Stato, costruì il Cremlino e pose le basi per la formazione dell’autocrazia russa.

Il principato di Moscovia con il tempo infatti era diventato il più importante dei tanti staterelli russi, inglobando con la forza delle armi molti di essi. Questa politica espansionista del principato di Moscovia era stata tollerata benevolmente dai mongoli in quanto i principi vassalli che si erano succeduti erano sempre stati puntuali nei pagamenti dei tributi, avendo anche l’accortezza di incrementarli in seguito alle conquiste territoriali.

La ribellione

Distratti dalle lotte intestine che si erano sviluppate con gli anni dopo il periodo d’oro di Genghinz Khan e dei suoi immediati successori, i mongoli sottovalutarono la crescente forza militare ed economica del principato di Moscovia. La prima avvisaglia che Ivan III volesse affrancarsi definitivamente dal giogo mongolo si ebbe quando nel 1476 si rifiutò di pagare l’ordinario tributo richiesto dal Khan Akhmat.

Quando tuttavia quest’ultimo marciò contro la Moscovia, quattro anni dopo, Ivan si mostrò indeciso e solo grazie alle esortazioni di una fazione di boiardi e del Vescovo di Rostov, Vassian, si determinò a scendere in campo. Per tutto l’autunno Russi e Tartari si confrontarono sulle opposte rive del fiume Ugra, senza che nessuno dei due schieramenti osasse prendere l’iniziativa. Poi incredibilmente l’11 novembre 1480, Akhmat decise di ritirarsi nella steppa, senza che tra i due eserciti vi fosse stato il minimo scontro.

Nell’anno successivo, il 1481, il khan Akhmat mentre si accingeva ad organizzare una spedizione punitiva contro Ivan III, viene attaccato dall‘Orda Nogai, una popolazione nomade del nord del Caucaso, prodotta della mescolanza genica tra turchi e mongoli. Si trattò di una disastrosa sconfitta che segnò la fine dell’Orda d’Oro. Del vasto impero mongolo resistevano soltanto tre roccaforti, tutte molto distanti tra loro: a Kazan, ad Astrachan e in Crimea.

La fine della dominazione mongola

Sarà il successore di Ivan III, Ivan IV detto il Terribile, che in russo va più correttamente declinato come Ivan il tonante o Ivan il temibile, a impadronirsi delle prime due e a incorporarle nell’impero moscovita in rapida espansione. L’ultimo avamposto tartaro in Crimea resistette più a lungo perché godeva della protezione dei sultani ottomani. Il pericolo mongolo era definitivamente cessato e la Russia unificata iniziò ad attuare una politica espansionista verso est, arrivando a conquistare l’intera, sterminata Siberia, ma questa è un’altra storia che magari racconteremo in un prossimo post.

Fonti:

alcune voci di Wikipedia

Hopkirk, Peter. Il Grande Gioco

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