giovedì, Settembre 19

E chi non beve con me, peste lo colga!

Questo celebre anatema pronunciato dall’attore Amedeo Nazzari (1907-1979) nel film di Blasetti, “La cena delle beffe” (1942), ambientato nella Firenze dei Medici, può essere utilizzato, “scherzosamente”, per definire il rapporto con il bere nella società medievale. Dalle classi agiate e dominanti al popolo, l’uomo medievale ama profondamente bere e con questo termine indichiamo tutto ciò che non è acqua, liquido disdegnato da tutti e cui si ricorre solo per necessità.

Vino, birra, sidro, idromele e tante altre misture sono ingollate in quantità impensabili per noi contemporanei e sono alla base non soltanto di grandi sbronze, risse e malesseri ma anche di una “socialità” diffusa, importante e spesso, soprattutto tra i nobili, ritualizzata.

Le “regole” del bere

Bonvesin de la Riva, vissuto a cavallo tra il XIII e il XIV secolo, scrittore e poeta lombardo, tra i “padri fondatori” del dialetto lombardo ci lascia una serie di indicazioni su come approssimarsi alle libagioni “liquide”:

La cortesia desena si e: quand tu he sedhe, travond inanze lo cibo, e furbe la boca, e beve. Lo gordoke beve im presa, inanze k’el voie la canna, a l’oltro fa fastidioke beve sego in compagnia… La dodesena e questa: quando tu di’ prende la coppa, con doe ma la receve, e ben te furbe la boca. Con l’una conzamenteno se po-la ben receve; azo ke’l vin no se spanda, con doe man sempre beve…L’oltra che segue [quattordicesima] e questa: quand tu e’ a li convii, anc sia bon vin in desco, guarda ke tu no te invrii. Ki se invria matamente, in tre mainere offende: el nox al corpo e a l’anima, e perde lo vin k’el spende.

Il rito del bere nell’aristocrazia

Come abbiamo accennato nelle grandi magioni dell’alta nobiltà e ancor di più alla corte dei sovrani, l’approccio al bere è fortemente ritualizzato e prevede un etichetta estremamente rigida e complessa. Alla corte di Carlo VI di Francia (1368-1422) c’è una figura preposta incaricata di occuparsi delle bevande. È il Maestro delle Guarnigioni dei vini regali, che fino al 1406 si occuperà anche delle bevande della regina e del Delfino. Dopo tale data Isabella di Baviera si doterà di un proprio e separato servizio analogo.

Il servizio è minuziosamente codificato. Ci da un’idea della complessità di questo rituale Olivier de La Marche per la corte di Borgogna. Il custode della madia offre il bicchiere coperto al coppiere, che lo prende con la mano destra. Nella sinistra, questi tiene una grande tazza con tutti gli strumenti (bacinella, brocca e mesciacqua) per il principe, con l’aiuto del cantiniere che li lava e li pulisce. Poi mette tutto questo nelle mani del cantiniere, che quindi porge il bicchiere al coppiere. Dopodiché si mette in moto un vero corteo. Il coppiere, entra così nella sala e deposita il bicchiere alla destra del Principe. A questo punto si svolgono operazioni di assaggio per scongiurare il pericolo di un avvelenamento.

Acqua, no grazie

L’acqua soprattutto sulle tavole dei nobili è tutt’altro che gradita e quando in qualche modo ci si trova nelle condizioni di doverla bere, deve essere assolutamente fredda. Il processo di raffreddamento che richiede ghiaccio e lavoro è un simbolo dello status symbol dell’aristocrazia nei confronti delle masse che non hanno i mezzi per procurarsi il ghiaccio. Per il popolo la bevanda utilizzata quotidianamente è quella che si possono permettere, Nei paesi nordici era la birra. Data la difficoltà di conservare a lungo questa bevanda (specialmente prima dell’introduzione del luppolo) veniva per lo più consumata fresca; era quindi meno limpida rispetto alle birre moderne ed aveva un contenuto alcolico minore.

Altre bevande che venivano consumate erano il vino di melograno e di more e il sidro di pere e di mele, popolari soprattutto nei paesi nordici dove questi frutti crescevano abbondanti. Tra le bevande medievali sopravvissute fino ai giorni nostri si ricorda il prunellé , fatto con le prugne selvatiche (attualmente chiamato slivovitz). Nei ricettari medievali si trovano molte varianti per preparare l’idromele, con o senza contenuto alcolico.

Le taverne

Il vino era invece il protagonista assoluto in occasioni di feste famigliari o religiose. In particolare scorre a fiumi durante i matrimoni. Gli sposi stessi sono chiamati a “donarlo” a parenti e amici e talvolta anche al vicinato. Nel 1365, in un villaggio del baliato di Vitry, un’antica consuetudine stabilisce che, ogni qualvolta vi sia un matrimonio in città, il marito e la sposa debbano pagare ai concittadini un sestario di vino, analogo a quello che si è bevuto per le nozze, oppure il controvalore in argento.

Il luogo dove però il bere è l’obiettivo principale se non unico è la taverna. Nelle campagne, anche le domeniche, unico giorno di riposo, sono terribilmente noiose e quindi lo sfogo, soprattutto per gli uomini è quello di “bivaccare” nelle taverne per trovare altre persone, e bere in compagnia vino o cervogia. Perciò, esiste un gran numero di taverne: 60 a Rouen verso il 1365, altrettante a Ypres, più di 200 a Parigi nel XV secolo, soprattutto nei pressi delle porte cittadine e attorno alle piazze.

Queste bettole sono talmente numerose che nelle Fiandre, tra il XV e il XVIII secolo l’autorità civile ingaggia una battaglia incessante contro il numero eccessivo di locande, una legge della castellania di Ypres impedisce che ce ne sia più di una ogni otto case. Di solito le taverne sono costituite da un’unica sala arredata con banchi e tavoli rustici e un piccolo magazzino dove stoccare le bevande. Stendardi o insegne sono segni identificativi di ciascuna di queste taverne. I tavernieri oltre a servire nei loro locali vendono vino e altre bevande a domicilio.

L’altra faccia del bere

Se il bere insieme è un importante fattore di convivialità che aiuta a saldare amicizie e anche rapporti di affari, c’è il rovescio della medaglia. Ubriachezza, violenza e dissolutezza sono connesse ad un eccessivo utilizzo delle bevande. Uno studio sulla regione del corso medio della Loira negli anni 1380-1450 attesta che il 35% dei fatti di violenza o assassinio riportati erano stati preceduti da un eccessivo consumo di questa bevanda.

Fonti:

alcune voci di Wikipedia

Verdon, Jean. La vita quotidiana ai tempi del Medioevo

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