giovedì, Settembre 19

Jet bipolare che sfreccia nello spazio

Jet bipolare che sfreccia nello spazio. Il fenomeno del jet bipolare è stato ripreso da Webb. Le capacità ad infrarossi di Webb hanno permesso di mappare la struttura molecolare del deflusso. Il jet bipolare che scorre attraverso lo spazio interstellare a velocità supersoniche, denominato Herbig-Haro 211 (HH 211), è stato immortalato con un eccellente dettaglio dal James Webb Space Telescope della NASA.

Il fenomeno non è altro che un flusso protostellare molto giovane e anche vicino. Infatti, era situato a circa 1.000 anni luce dalla Terra nella costellazione di Perseo. La particolarità dell’evento lo ha reso un obiettivo primario per Webb. Quando i venti stellari o i getti di gas emessi dalle giovani stelle si scontrano con il gas e la polvere vicini ad alta velocità, creano gli oggetti Herbig-Haro (HH). Queste sono regioni luminose presenti attorno a delle giovani stelle.

La formazione può essere paragonata al nostro Sole quando aveva solo poche decine di migliaia di anni e aveva una massa pari solo all’8% di quella attuale. Tutto ciò è stato visto nell’immagine di HH 211 dal telescopio spaziale James Webb della NASA.

Il jet bipolare

L’imaging ad infrarossi, visto che le stelle appena nate sono quasi sempre immerse nel gas della nube molecolare che hanno formato, riesce ad indagare efficacemente queste stelle e i loro deflussi. Un oggetto Herbig-Haro come HH 211 è perfetto per l’osservazione con i sensibili strumenti a infrarossi di Webb. Questo perché la radiazione infrarossa dei deflussi della stella penetra nel gas e nella polvere che risultano oscuranti.

Webb, per mappare la struttura dei deflussi, raccoglie la luce infrarossa emessa dalle molecole come l’idrogeno molecolare, il monossido di carbonio e il monossido di silicio. Questi elementi sono tutti eccitati da condizioni molto turbolente.

Jet bipolare: i dettagli

Le immagini di Webb, rispetto alle immagini precedenti di HH 211, mostra la formazione con dettagli straordinari, con una risoluzione spaziale da 5 a 10 volte superiore. Su entrambi i lati della protostella principale, si vede il getto interno “oscillare” con un movimento simmetrico specchiato. Tutto ciò supporta scoperte su scale inferiori e aumenta la possibilità che la protostella sia una stella doppia irrisolta.

Il team di ricerca ha determinato che le strutture di deflusso più veloci si muovevano a circa 48-60 miglia al secondo, quindi da 80 a 100 chilometri al secondo. Esiste una differenza di velocità molto più bassa tra queste porzioni del deflusso e l’onda d’urto con cui colpiscono. I ricercatori sono arrivati alla conclusione che le molecole costituiscono la maggior parte dei deflussi dalle stelle più giovani, come quella al centro di HH 211. Questo perché le velocità relativamente basse delle onde d’urto non sono sufficientemente energetiche per disintegrare le molecole in atomi e ioni più semplici.

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