giovedì, Settembre 19

Vivere nel Medio Evo

Come abbiamo già accennato in precedenti articoli l’aspettativa di vita nel Medio Evo era decisamente più bassa di quella attuale. Malattie, alimentazione inadeguata, esposizione agli sbalzi termici ed agli agenti atmosferici, cattiva igiene, epidemie tutto contribuiva a far si che raggiungere la vecchiaia per le classi popolari fosse evento estremamente raro. Si stima che per i ceti più umili la morte sopraggiungeva intorno ai 40 anni.

La mortalità infantile era altissima e si calcola che circa un terzo dei nuovi nati morisse prima del compimento del quinto anno di vita. Un po’ meglio andava per gli abitanti delle città, soprattutto per i ceti più abbienti ed i nobili, dove migliori condizioni di vita facevano superare abbastanza frequentemente la soglia dei 50 anni.

Questo arco ridotto della vita (almeno per come la conosciamo noi, uomini del ventunesimo secolo) produceva un’accelerazione di tutte le fasi dell’esistenza umana. I ragazzi si impegnavano nei lavori dei campi o nelle botteghe artigiane in età molto precoce, già intorno ai 9-10 anni. Anche il matrimonio avveniva abbastanza presto, per i maschi in genere intorno ai 20 anni, per le femmine già dai 13-14 anni, appena raggiunta la pubertà.

Il tasso di nascite per coppia era molto alto (vista anche l’altissima mortalità infantile) e si lavorava fino agli ultimi giorni prima della morte. Gran parte della popolazione non sapeva neppure esattamente la data esatta della propria nascita. Molto più importante, infatti, era la data di morte, che coincideva, secondo lo spirito cristiano, con il vero dies natalis, cioè la “data di nascita” alla vita eterna.

Nel 1300 Dante aveva 35 anni e colloca in quell’anno, nella Divina Commedia, l’inizio del suo fantastico viaggio nell’aldilà con la notissima ouverture “nel mezzo del cammin di nostra vita…”. In realtà si tratta di una citazione derivante da fonti bibliche e non di una reale aspettativa di vita del Sommo Poeta, che come sappiamo morì nel 1321 a 56 anni.

Per rimanere in ambiente letterario andò meglio a Petrarca che visse fino a 70 anni ed a Boccaccio che tagliò il traguardo dei 62 anni. Tra gli imperatori del tempo Federico Barbarossa morì all’età di 69 anni mentre Carlo Magno inanellò ben 70 anni. Un autentico vegliardo fu poi Papa Celestino V, che morì nel 1296 a ottantuno anni: insieme a Odilone, abate di Cluny, morto nel 1049 a ottantasette anni, e a papa Celestino III, morto a novantadue, veri e propri recordman per l’epoca.

Molto peggio andava per le donne, spesso letteralmente sfiancate dalle gravidanze (Lapa la madre di Caterina da Siena mise al mondo ben 25 figli) raramente arrivavano a 50 anni e spesso morivano di parto. Un’eccezione a questo negativo record di genere era rappresentato dalle monache che non soltanto non partorivano ma facevano comunque una vita più sana e quindi l’aspettativa di vita era decisamente più alta, come nel caso della badessa Ildegarda di Bingen che giunse alla ragguardevole età di 81 anni.

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