giovedì, Settembre 19

L’atomismo nell’età ellenistica

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L’età ellenistica si fa convenzionalmente iniziare dopo la morte di Alessandro Magno, nel 322 a.e.v. e si conclude con la formale costituzione dell’Impero Romano e la scomparsa per annessione della potenza dominante dell’ultimo regno ellenistico il Regno Tolemaico di Egitto in seguito alla vittoria di Ottaviano Augusto, ad Azio nel 31 a.e.v.

Il tratto caratterizzante dell’età ellenistica è la diffusione della civiltà greca nel mondo mediterraneo, eurasiatico e orientale, e la sua fusione con le culture dell’Asia Minore, dell’Asia Centrale, della Siria e della Fenicia, dell’Africa del Nord, della Mesopotamia, dell’Iran e dell’India con la conseguente nascita di una civiltà, detta appunto «ellenistica», che fu modello per altre culture relativamente alla filosofia, economia, religione, scienza e arte.

In questo lungo periodo che copre circa 3 secoli il primato della filosofia rimane ancora appannaggio della Grecia e di Atene in particolare mentre il nascente mondo della scienza si sposta decisamente verso l’Egitto ed in particolare ad Alessandria dove due grandi istituzioni il Museo e la Biblioteca raccoglieranno le migliori menti scientifiche del tempo. Una scienza che però sarà ancora declinata sotto l’aspetto teorico, e non sperimentale, per la forte influenza che ancora vi esercita la filosofia classica.

Alfiere dell’atomismo in età ellenistica è Epicuro. Nato a Samo nel 342 a.e.v. , discepolo dello scettico democriteo Nausifane, si trasferirà ad Atene nel 306 a.e.v. dove fonderà la scuola filosofica nota come Giardino. L’etica materialistica di Epicuro è tutta rivolta alla ricerca del piacere. Per il filosofo di Samo il piacere non è altro che l’assenza di dolore fisico (aponia) e dei turbamenti dell’anima (atarassia), questa condizione va ricercata nel distinguere tra piaceri innaturali e non necessari (da evitare), naturali e non necessari (possibilmente da evitare) e naturali e necessari (indispensabili).

L’etica materialistica di Epicuro ha il suo contrappunto anche nella sua fisica. Epicuro riprende nella fisica la teoria atomistica – secondo la quale l’entità fondamentale della materia, l’atomo, esiste da sempre – di Democrito e Leucippo. La novità introdotta da Epicuro rispetto a Leucippo sta però nel fatto che egli non considera più la forma degli atomi ma il loro peso. Mentre per Leucippo il moto vorticoso degli atomi permetteva lo scontro e la formazione dei corpi, per Epicuro gli atomi, indeterminati di numero ma pur sempre finiti, eternamente si muovono per il loro stesso peso seguendo un percorso rettilineo per linee parallele in un vuoto a sua volta infinito.

Nella fisica epicurea, la  parenclisi è la deviazione spontanea degli atomi nel corso della loro caduta nel vuoto in linea retta, deviazione casuale, sia nel tempo sia nello spazio, che permette agli atomi di incontrarsi. Probabilmente Epicuro fu indotto a introdurre il moto parenclitico innanzitutto per ragioni di ordine fisico, come spiegherà successivamente Lucrezio, perché se non deviassero, gli atomi non si combinerebbero e continuerebbero a “cadere” all’infinito nel vuoto. Con questo Epicuro effettua anche un ardito parallelismo di tipo etico introducendo nel mondo il concetto di libertà individuale.

Nel mondo antico soltanto Epicuro e come vedremo in un successivo post Lucrezio, sostennero la teoria atomistica, l’influsso negativo di Platone e soprattutto di Aristotele, che respingevano nettamente il concetto di atomo, ebbe un pesante influsso nella cultura occidentale per molti secoli a venire.

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