giovedì, Settembre 19

I catari

La setta eretica più numerosa e più perseguitata del Medio Evo fu senza dubbio quella dei catari o come si chiamavano tra loro Boni christiani, “buoni cristiani”. Sulle loro vicende la Storia ha lasciato un alone di mistero che ha ispirato saghe, romanzi e film.

Il motivo di un accanimento così spietato nei loro confronti da parte della Chiesa cattolica fu l’eccessivo zelo nella ricerca della purezza e di una nuova spiritualità, lontana dalla vita mondana e dagli apparati di potere, con cui essi non volevano avere nulla a che fare.

Già nel XII secolo i catari si erano sviluppati e sparsi soprattutto in Francia. Come i bogomili e i manichei, i catari credevano che il mondo fosse retto secondo un principio dualistico: da una parte il Bene, dall’altra il Male. Il Bene era identificato con lo spirito, il Male con la carne.

Da qui il rigoroso distacco dai piaceri terreni e la costante ricerca di purezza e della perfetta conoscenza della Verità. Il nome della setta, i catari, pare deriverebbe dal greco cataros, cioè “puri”. La loro organizzazione era strutturata secondo un modello gerarchico al cui vertice stavano i “perfetti”, ossia coloro i quali avevano raggiunto la conoscenza.

Isolandosi dalla religione ufficiale e anche dalle strutture sociali dell’epoca i catari diedero vita ad una vera e propria Chiesa alternativa a quella cattolica-romana. Intorno ai catari si muoveva una società che pur non aderendo compiutamente alla dottrina “eretica” guardava con simpatia verso questo movimento religioso. Come ad esempio nella Linguadoca, nel sud della Francia, florido centro di commerci, dove quasi tutta l’aristocrazia ed il ceto mercantile simpatizzava per i catari.

La reazione del Papato non si fece attendere, il successo della setta ed il loro rifiuto di qualsiasi contatto con la Chiesa era intollerabile. Per questo fin dal 1184 Papa Lucio III con la decretale Ad abolendam aveva messo fuori legge numerose sette, tra le quali anche i catari, e annunciato la scomunica per i laici che si fossero rifiutati di reprimere gli eretici. Inizialmente il successore di Lucio III, Papa Innocenzo III inviò dei plenipotenziari prestigiosi come Pietro di Castelnuovo, cistercense e Domenico di Guzmán, dotati di eloquente oratoria, grande conoscenza dottrinale e ottime abilità dialettiche.

I tentativi di riportare sotto controllo in modo pacifico i catari fallirono e di Guzman si rese conto che la forza di questi “eretici” era lo stile di vita irreprensibile. Una possibile soluzione al problema arrivò dall’abate di Cîteaux, Arnaud Amaury, che suggerì a Innocenzo di muoversi politicamente con i signori locali allo scopo di ottenere l’espulsione degli eretici dai territori di loro competenza.

Anche questo tentativo però fallì miseramente. Gli aristocratici della Linguadoca se non erano addirittura catari a loro volta, guardavano però con favore questo movimento e si rifiutarono di obbedire alle pretese papali. In particolare il più importante di questi nobili il conte Raimondo di Tolosa (1156-1222) mecenate, amante delle arti, e propalatore di idee nuove e, per l’epoca, eversive come la liceità dell’adulterio, il mito della donna angelicata, il culto della bellezza fine a se stessa si erse a primo difensore dei catari.

Il plenipotenziario del Papa, Pietro di Castelnuovo cercò di mettere all’angolo il conte di Tolosa intimandogli di chinare il capo e cacciare gli eretici, o proteggerli sfidando apertamente la Chiesa. Raimondo optò per la seconda e fu colpito subito dalla scomunica, che liberava i suoi vassalli dal vincolo di obbedienza nei suoi confronti. Quando sembrava che finalmente Raimondo capitolasse di fronte al diktat della Chiesa, Pietro di Castelnuovo fu misteriosamente assassinato.

Dell’omicidio fu incolpato lo stesso Raimondo ed il Papa colse al balzo l’occasione e chiamò il Re di Francia Filippo Augusto e molti altri nobili ad una vera e propria crociata contro gli eretici promettendo le stesse indulgenze previste per i crociati che andavano in Terra Santa. In breve fu allestita un’armata di quasi diecimila uomini che spaventò Raimondo di Tolosa, conscio della propria inferiorità di fronte alla coalizione organizzata dal Papa.

Si tentò quindi una mediazione che però si risolse in un nulla di fatto e il 21 luglio 1209 a Beziers cominciò l’assalto dei crociati. Gli assalitori riuscirono a violare le mura e quello che seguì fu un massacro orribile e senza precedenti. Tutti i catari che si erano rifugiati nella chiesa furono trucidati e nel bagno di sangue persero la vita anche molti cattolici. Le vittime furono circa ventimila. Altrettanti, se non di più, furono massacrati a Marmande nel 1219. Tra loro anche donne, bambini e anziani.

Le stragi continuarono a lungo grazie anche alla “crudele solerzia” di un veterano crociato della Terra Santa Simone di Montfort (1165-1218), che era stato nominato capitano dell’esercito dal legato pontificio. Dopo Carcassonne cedettero Albi, Castelnaudary, Castres, Fanjeaux, Limoux, Lombers, Montréal, Cabaret, Bram, Minerve. In quest’ultima città i ribelli furono costretti a convertirsi, mentre quelli che perseverarono finirono bruciati vivi sul rogo.

I crociati puntavano adesso direttamente verso Tolosa dove Raimondo nonostante la drammatica situazione si era rifiutato di scacciare i catari abbandonandoli al loro triste destino. Il conte di Tolosa fu di nuovo scomunicato dal Papa. Scacciato da Tolosa, Raimondo nel 1217 riuscì a rioccuparla. Il destino però del conte di Tolosa e dei catari francesi era segnato, la feroce repressione continuò con alterne vicende fino a che con la defezione di alcuni capi carismatici, che ottennero il perdono del re, e con l’assedio e la conquista di Montségur (16 marzo 1244) e di Queribus (1255) la vicenda dei catari francesi conobbe un drammatico epilogo.

Oltre all’uso spietato della forza il Papato riuscì ad estirpare la setta dei buoni cristiani dalla Francia grazie all’istituzione di un Tribunale dell’Inquisizione, fortificato da uno Studium (università di teologia) con sede proprio nella turbolenta Tolosa. Non migliore fortuna ebbero alcuni catari albigesi che si erano rifugiati in Italia nell’area cisalpina. Anche nella penisola alla fine furono perseguitati e sterminati da una Chiesa che vedeva in questo movimento un pericolo per la sua stessa esistenza.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Verified by MonsterInsights