giovedì, Settembre 19

Sonno: 6 curiosità che (forse) non conoscevi

Iniziamo oggi una collaborazione con il blog La filosofia del viver bene gestito da Luisa Scarcella. Il blog è una fonte preziosa, utile e divertente sui temi della salute, del benessere e di uno stile di vita più armonioso con noi stessi e la natura che ci circonda. Non mancate di visitarlo. Il primo contributo che pubblichiamo è dedicato al sonno.

Dormire bene, si sa, e’ una delle buone abitudini che tutti dovremmo avere per vivere meglio. Ma sicuri di sapere proprio tutto sulle abitudini salutari che promuovono il sonno?

Vi serve un motivo in piu’ per concedervi le giuste ore di sonno? Eccone un altro, un po’ inaspettato!

Dormire, infatti, meno di sei ore a notte potrebbe lasciare il vostro corpo non adeguatamente idratato.

Secondo uno studio condotto su oltre 25 mila volontari tra Cina e Stati Uniti, chi dorme meno delle canoniche 8 ore si sveglia con urine più concentrate e corre un rischio di disidratazione dal 16 al 59% più elevato.

Per gli scienziati questo strano effetto è riconducibile ai meccanismi ormonali con i quali l’organismo regola l’idratazione; e in particolare alla vasopressina, un ormone rilasciato durante il giorno e la notte che gestisce la distribuzione dei fluidi corporei.

Questa sostanza, che fa in modo che il corpo non si disidrati durante il sonno, è rilasciata più velocemente e in più alte quantità nelle ultime fasi del ciclo di riposo.

Accorciarlo di molto o interromperlo troppo presto ci fa quindi mancare la finestra di tempo cruciale in cui l’ormone è messo in circolo. I soggetti che nello studio dormivano troppo poco avevano infatti urine più concentrate (con minori quantità d’acqua) rispetto a chi dormiva il giusto.

Uno studio britannico ha dimostrato che un’adeguata quantità di sonno aiuta a ridurre gli slanci verso i carboidrati e gli alimenti ricchi di zuccheri. Un modo per ritornare in forma potrebbe essere, quindi, concentrarsi sulla quantità e qualità del proprio riposo.

Gli scienziati del King’s College London hanno indagato il rapporto tra sonno e alimentazione in 42 volontari. A 21 di essi è stata fornita una consulenza su come ottimizzare il proprio riposo (ridurre la caffeina nelle ore serali, stabilire una routine di fine giornata, non andare a letto appesantiti dal cibo, o affamati), l’altra metà non ha ricevuto alcun consiglio.

I partecipanti hanno poi tenuto nota delle ore di sonno e del cibo assunto nei 7 giorni successivi, e indossato tracker da polso per monitorare l’attività notturna.

I consigli hanno funzionato: l’86% dei volontari è rimasto a letto più a lungo dopo le istruzioni, e la metà di essi ha aumentato la durata del sonno da 52 a 90 minuti a notte, rispetto a prima dell’esperimento.

L’estensione del sonno è stata associata a una riduzione della quantità di zuccheri assunti di 10 grammi al giorno in media. Chi era riuscito a dormire di più ha anche diminuito l’assunzione di carboidrati, come riporta lo studio pubblicato sull’American Journal of Clinical Nutrition.

Le ragioni hanno probabilmente a che fare con l’alterazione degli ormoni che regolano il senso di sazietà, tipica di quando non si dorme a sufficienza.

Ogni giorno facciamo nuove esperienze, impariamo cose nuove, accumuliamo ricordi e competenze. Tutto questo rafforza le sinapsi (i punti di contatto tra i neuroni) che aumentano di volume e numero.

Il sonno ci aiuta a disfare questo groviglio eliminando i ricordi inutili e facendo posto alle nuove informazioni del giorno che arrivera’.

Uno studio quadriennale pubblicato su Science conferma il fatto che il sonno serve a ripulire la memoria umana.

Quando una connessione cerebrale è ripetutamente stimolata durante la veglia, si rafforza e cresce: quella traccia di memoria si consolida, ma questa espansione deve essere a un certo punto bilanciata per evitare una saturazione dei ricordi possibili.

Il processo di smaltimento può avvenire nel sonno, quando prestiamo meno attenzione al mondo esterno.

Secondo uno studio presentato dall’American Academy of Sleep Medicine, se restringiamo a 5 ore l’ammontare di sonno notturno, il caffè è efficace soltanto per i primi due giorni; al terzo, bere un espresso equivale a sorseggiare un bicchiere d’acqua.

Il vantaggio conferito da 200 mg di caffeina (la dose contenuta in 2 tazzine e mezzo di espresso, nonché quella assunta mediamente al giorno dagli europei) viene completamente perso dopo la terza notte di sonno insufficiente: un dato importante, perché questa sostanza è il primo rimedio di cui ci si avvale per rimettersi in piedi e affrontare una nuova giornata di lavoro.

Secondo lo studio condotto su 50 individui sani, la caffeina ha migliorato le performance dopo le prime due notti in bianco, ma non dopo la terza.

Se siete arrivati al punto che il caffe’ non basta piu’ e’ arrivato il momento, quindi, di concedervi qualche notte di giusto riposo!

Passare la notte fuori casa, rende il nostro cervello addormentato simile a quello dei delfini e di certi uccelli.

A differenza di quanto accade normalmente, infatti, uno dei due emisferi – il sinistro – gode di un sonno meno profondo. Resta, insomma, semi-vigile e piu’ sensibile ai rumori. Questo e’ il motivo per cui al mattino si può avere la sensazione di aver dormito male.

I ricercatori della Brown University di Providence, negli Usa, sostengono, infatti che: «Nell’uomo, il fenomeno potrebbe avere un significato analogo a quello che ha nei mammiferi marini e negli uccelli, che così mantengono un monitoraggio sull’ambiente nelle ore in cui sarebbero più vulnerabili ai predatori»

Si pensa infatti che possa essere un’eredità del passato, quando anche i nostri avi potevano subire attacchi notturni, più frequenti quando non erano al riparo nei loro rifugi abituali.

Passare una notte in bianco.

Sembra che il primo ad aver usato quest’espressione nel senso che oggi conosciamo (quello di trascorrere una notte senza chiudere occhio) fu Italo Calvino nel 1952, anno di pubblicazione del romanzo Il visconte dimezzato dove compare la frase: “Adesso non voleva pensare, aveva passato la notte in bianco, aveva sonno”.

Ma perché si dice così?

Si fa riferimento a un rituale dei cavalieri medioevali. Si diventava cavaliere, infatti, attraverso la solenne cerimonia dell’investitura, generalmente svolta in una chiesa o in un castello, durante la quale il sacerdote ricordava al cavaliere gli obblighi che stava per assumere e benediceva le armi che gli sarebbero poi state consegnate.

La sera prima della cerimonia, l’aspirante cavaliere veniva vestito di bianco (simbolo di purificazione) e condotto in una cappella dove trascorreva un’intera notte in preghiera osservando il digiuno.

per gentile concessione di Luisa Scarcella.

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