Come ogni creatura vivente anche l’uomo per assicurare la sopravvivenza della specie deve riprodursi e lo fa attraverso l’accoppiamento sessuale. Con il trascorrere del tempo il sesso ha assunto una valenza più legata alla soddisfazione del desiderio e del piacere che all’atto riproduttivo, ma questo è un altro discorso che magari affronteremo in un prossimo articolo.
Una delle cose che forse non sapete è che fino a pochi anni fa non sapevamo cosa fosse responsabile della nascita di un maschietto o di una femminuccia.
Fin dal 1959 era noto che nei mammiferi il cromosoma Y contiene un gene determinante per lo sviluppo del testicolo e quindi per il differenziamento del fenotipo sessuale. Occorrerà però aspettare il 1990 quando due team di ricercatori di Londra – uno del National Institute for Medical Research e l’altro dell’Imperial Cancer Research Fund – individuarono sul cromosoma Y la regione che determina il sesso ribattezzata gene SRY. Sry è necessario e sufficiente per attivare il differenziamento maschile.
Il cromosoma Y ha appena una settantina di geni (contro gli oltre 2.000 di altri) e si riduce lentamente da circa 160 milioni di anni. Secondo alcune stime, all’attuale velocità di deperimento, tra 4,6 milioni di anni dovrebbe “estinguersi” del tutto. Premesso che per tale lontanissimo futuro anche la razza umana potrebbe già essere estinta, nell’altamente improbabile caso che ciò non accadesse, l’evoluzione trasferirebbe ad un altro cromosoma i geni responsabili della differenziazione sessuale.
Se escludiamo le pratiche di inseminazione artificiale, l’uomo e gran parte delle creature viventi non possono fare a meno del sesso per riprodursi. In natura però esiste chi può far a meno dell’accoppiamento per assicurare comunque una nuova progenie.
È il caso di alcune specie di gechi capaci di riprodursi per partenogenesi, cioè sono in grado di produrre uova feconde senza accoppiarsi (riproduzione sessuata non anfigonica), queste popolazioni sono composte esclusivamente da esemplari femmine.
Per queste specie è un ottimo metodo poiché significa che i piccoli erediteranno il 100% dei geni.
Con il sesso tradizionale, invece, ciascun partner trasmette solo la metà dei propri geni, numero che si assottiglia con ogni nuova generazione. I vostri nipoti avranno solo un quarto dei vostri geni, i bisnipoti solo un ottavo, i bis-bisnipoti appena un sedicesimo e così via, fino a sparire.
L’immortalità genetica è quindi una favola. Noi ci ricombiniamo dal punto di vista genetico. Questo è tutt’altro che un male. Mescolando e accoppiando i geni si ottiene una grande varietà e questa caratteristica, nell’alveo del processo di selezione naturale, favorisce l’evoluzione, nel quadro di una maggiore resilienza e capacità di adattamento dell’essere umano.
Questo rimescolamento del patrimonio genetico è uno dei fattori, ad esempio, che impedisce alle malattie di dilagare indisturbate in intere popolazioni.
Fonti:
biologia.uniba.it
alcune voci di Wikipedia
Bryson, Bill. Breve storia del corpo umano: Una guida per gli occupanti
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