giovedì, Settembre 19

Alcuni asteroidi sono stati “invecchiati” dal Sole

Alcuni asteroidi sono stati “invecchiati” dal Sole. La scoperta è stata rilevata dalla NASA. Il team di ricerca della missione OSIRIS-REx della NASA hanno di recente scoperto che la rigenerazione della superficie avviene molto più rapidamente sugli asteroidi che sulla Terra.

I ricercatori attraverso le analisi delle fratture rocciose presenti sull’asteroide Bennu, osservate dalle immagini ad alta risoluzione scattate dalla navicella OSIRIS-REx, ha scoperto che il calore del Sole è in grado di fratturare le rocce su Bennu, in un periodo che va solamente dai 10.000 ai 100.000 anni.

Una scoperta questa che permetterà ai ricercatori di stimare quanto tempo impiegano gli asteroidi, ad esempio come Bennu, a frantumarsi in particelle più piccole, materiale che successivamente può essere espulso nello spazio oppure rimanere sulla superficie dell’asteroide.

Marco Delbo, scienziato senior presso l’Université Côte d’Azur, CNRS, Observatoire de la Côte d’Azur, Laboratoire Lagrange, e autore principale di un articolo pubblicato lo scorso giugno su Nature Geoscience, ha dichiarato che: “Decine di migliaia di anni potrebbero sembrare un periodo piuttosto lungo, ma considerando che pensavamo che la rigenerazione della superficie degli asteroidi richiedesse alcuni milioni di anni non lo è”.

Marco Delbo, continua spiegando che: “Siamo rimasti sorpresi di apprendere che il processo di invecchiamento e di alterazione degli asteroidi avviene così rapidamente, ovviamente geologicamente parlando”.

Le immagini dell’asteroide Bennu

La sonda spaziale OSIRIS-REx della NASA ha fornito immagini ad alta risoluzione, come fossero state riprese ad un microscopio, della superficie dell’asteroide Bennu. Le immagini immortalate hanno consentito ai ricercatori di mappare più di 1.500 fratture rocciose.

Sulla Terra, nonostante le frane, i vulcani e i terremoti possano cambiare improvvisamente la superficie, solitamente i cambiamenti avvengono in modo graduale. L’acqua, il vento e gli sbalzi di temperatura corrodono lentamente gli strati rocciosi, creando nuove superfici nel corso di milioni di anni.

Per avere un’idea del periodo basti pensare al Grand Canyon, luogo in cui sono presenti degli strati rocciosi distinti. Infatti, gli strati superiori sono più recenti, risalenti a circa 270 milioni di anni, mentre quelli sul fondo sono i più antichi, circa 1,8 miliardi di anni.

Sull’asteroide Bennu gli sbalzi di temperatura creano uno stress interno che produce fratture e rompe le rocce. Il Sole sorge ogni 4,3 ore su Bennu, di conseguenza all’equatore dell’asteroide le massime diurne possono raggiungere circa 127 C mentre le minime notturne precipitano a quasi meno – 23 C.

I rapidi sbalzi di temperatura

I ricercatori di OSIRIS-REx hanno individuato delle crepe nelle rocce nelle immagini dei velivoli spaziali, informazioni ricavate dalle prime indagini sull’asteroide. Le fratture sembravano puntare nella stessa direzione, un chiaro segno che gli shock termici, tra il giorno e la notte, potrebbero essere la causa” secondo quanto affermato da Marco Delbo.

Marco Delbo, insieme ai suoi colleghi, ha misurato manualmente la lunghezza e gli angoli di oltre 1.500 fratture, formazioni presenti nelle immagini OSIRIS-REx. Le fratture variavano di dimensione, certe sono piccole come una racchetta da tennis, mentre altre sono più lunghe di un campo da tennis.

I ricercatori, analizzando le fratture, hanno scoperto che le formazioni si allineano prevalentemente nella direzione nord-ovest-sud-est. Questa conformazione indica che sono state causate dal Sole, la forza principale che crea cambiamenti al paesaggio di Bennu.

I ricercatori hanno poi utilizzato un modello computerizzato e le misurazioni delle fratture per poter calcolare il periodo di tempo in cui si sono formate le fratture, che va appunto dai 10.000 ai 100.000 anni per la propagazione e la divisione delle rocce da parte delle fratture termiche.

Conclusioni

Christophe Matonti, coautore dell’articolo presso l‘Université Côte d’Azur, CNRS, Observatoire de la Côte d’Azur, Géoazur, Sophia-Antipolis, ha spiegato che: “Le fratture termiche su Bennu sono abbastanza simili a quelle che troviamo sulla Terra e su Marte, riferendosi al modo in cui si formano. È molto affascinante vedere che possono esistere e sono simili in condizioni fisiche molto ‘esotiche’, tra cui bassa gravità e nessuna atmosfera, anche rispetto a Marte”.

Jason Dworkin, scienziato del progetto OSIRIS-REx presso il Goddard Space della NASA, ha spiegato che: “Bisogna tener presente che la topografia di Bennu è recente, ma le rocce sugli asteroidi hanno ancora miliardi di anni e contengono informazioni preziose sull’inizio del sistema solare”.

La OSIRIS-REx, acronimo di Origins, Spectral Interpretation, Resource Identification, Security-Regolith Explorer, restituirà un campione di Bennu sulla Terra il 24 settembre del 2023. Jason Dworkin, a tal proposito conclude affermando che: “Saremo in grado di apprendere maggiori dettagli sull’età della superficie quando potremo analizzare direttamente il campione di Bennu”.

FONTE:

https://www.nasa.gov/feature/goddard/2022/some-asteroids-aged-early-by-sun-nasa-finds

FONTI IMMAGINI:

https://scitechdaily.com/nasa-osiris-rex-mission-sample-collection-reveals-asteroid-bennus-sub-surface/

https://www.thehansindia.com/technology/tech-news/nasa-shares-mesmerising-photo-pluto-is-shown-in-mesmerizing-colors-754676?infinitescroll=1

https://scitechdaily.com/nasa-finds-some-asteroids-aged-early-by-sun-we-were-surprised/

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