giovedì, Settembre 19

Alla scoperta del mare di Titano

Una studio che è stato condotto dalla Cornell University, ha sondato le profondità dei mari di metano Titano, la più grande luna di Saturno, arrivando a indagare nel liquido attraverso l’altimetro radar della sonda Cassini.

Le analisi effettuate suggeriscono che il Kraken Mare, che risulta essere il più grande presente su Titano, potrebbe arrivare ad una profondità di oltre 300 metri. Ad illustrare le informazioni ottenute dalla sonda c’è Valerio Poggiali, primo autore dello studio.

Titano, che si trova situato ad una distanza dal Sole di circa un miliardo e mezzo di km, è un gelido satellite naturale che si mostra avvolto da una foschia dorata di azoto gassoso. La NASA, ritiene che, nonostante queste sue caratteristiche, in realtà Titano al di sotto delle sue nuvole possieda un paesaggio lunare non molto diverso da quello terrestre con fiumi, laghi e mari. Il liquido che riempie questi luoghi non è formato da acqua, bensì da metano liquido.

I ricercatori avevano già misurato i mari di Titano nel 2017 con la sonda Cassini, tranne però il Kraken Mare, al cui interno sono raccolte l’80% dei liquidi presenti sul satellite.

Le nuove analisi hanno rivelato che, tenendo conto della differenza fra i tempi di ritorno delle onde radar rimbalzate dalla superficie e dal fondo del mare, e la quantità di energia assorbita dal liquido, la profondità nella regione centrale supera i 300 metri. Inoltre, è stato scoperto che il liquido è composto da metano, azoto e etano.

Valerio Poggiali, primo autore dello studio, ingegnere delle telecomunicazioni e da quattro anni ricercatore al Center for Astrophysics and Planetary Science della Cornell University, a Ithaca, New York, spiega che:Titano è di gran lunga il corpo celeste più interessante del sistema Solare dopo il nostro pianeta. Il raggio di Titano è maggiore di quello di Mercurio ed è l’unica luna a possedere un’atmosfera. La temperatura sulla sua superficie oscilla intorno al punto triplo dell’acqua, o 0 °C, ed è per questo che troviamo questo elemento in tutti e tre i suoi stati fondamentali, solido, liquido e gassoso”.

Secondo il ricercatore per alcune caratteristiche Titano somiglia molto alla Terra, e ritiene che considerarlo semplicemente un satellite di Saturno sia piuttosto riduttivo.

Titano possiede una temperatura superficiale di -182°C e delle molecole di metano, un componente presente in abbondanza sul satellite, che vengono distrutte dai raggi ultravioletti del Sole, riproducendo così una miriade di altre sostanze simili, come l’etano, il butano, il propano, e molti altri componenti. Gli elementi sopra elencati piovono sulla superficie come la pioggia, e passano attraversano i fiumi, i laghi e i mari.

Lo studio ha reso noto che alcuni corpi liquidi situati ai poli di Titano, sono costituiti da azoto, la componente principale dell’atmosfera come sul nostro pianeta, metano ed etan.

Valerio Poggiali, spiega che: “L’etano si comporta un po’ come il sale nei nostri mari, che si può trovare in diverse concentrazioni in giro per il nostro pianeta. Un’altra caratteristica sorprendente di Titano sono gli altri suoi “mari”, questa volta fatti di “sabbia” che avvolgono tutto il suo equatore da -30° a +30° di latitudine, interrotti solo dalla regione di Xanadu. Questa risulta essere una sabbia molto speciale, composta principalmente da granelli di ghiaccio e plastica”.

Tutte le informazioni ottenute sono state raccolte dalla sonda Cassini, in particolare dal suo radar, una missione cominciata durante gli anni ’90, in collaborazione con la Asi, l’Esa e la Nasa.

Valerio Poggiali, spiega che: “Il radar è uno strumento fondamentale per poter effettuare lo studio di quelle superfici terrestri e planetarie, come quella di Titano, coperte costantemente da nuvole o foschie, permettendone la descrizione in termini di composizione e rugosità”.

Per poter svolgere le analisi dei mari di Titano è stato puntato il radar perpendicolarmente alla superficie, trasmettendo così un segnale. Quello che è tornato indietro, dopo un periodo di attesa per verificare il cambio di forma e intensità, è stata una prima riflessione dalla superficie del mare e una seconda dal fondo. Per riuscire a stabilire la profondità del mare è bastato misurare il tempo di ritardo fra i due segnali. Inoltre, grazie all’attenuazione del segnale si è potuto stimare la composizione del mezzo liquido attraversato.

Lo studio ha scoperto che mentre nella baia del Kraken Mare, chiamata Moray Sinus, è stato registrato un segnale da 85 m di profondità e rilevato una composizione di 70% di metano, 16% di azoto, e 14% di etano, nella sua parte centrale non è stato ricevuto alcun segnale, segno evidente che il mare o era troppo profondo, oppure il liquido era troppo assorbente.

Se si ipotizza che la composizione sia simile fra questi due bracci di mare contigui, allora si può teorizzare che la parte centrale del Kraken Mare, dev’essere maggiore di 100 m e molto probabilmente più profonda di 300 m.

Valerio Poggiali, ritiene che: “Comprendere le caratteristiche del Kraken Mare e del Moray Sinus è fondamentale, perché ci permette di stabilire quante e quali sostanze siano presenti sulla superficie, permettendoci così di capire meglio l’idrologia del metano su Titano”.

Al momento ci sono ancora molti aspetti sconosciuti che caratterizzano Titano, come ad esempio dove vada a finire tutto l’etano che si forma nell’atmosfera in grandi quantità dalla distruzione del metano, oppure, cosa permette al metano di rigenerarsi continuamente da milioni di anni senza esaurirsi mai. Questi sono tutti misteri che forse grazie alla Dragonfly, la nuova missione proposta dalla NASA, si potrà dare una risposta.

La Dragonfly avrà come compito quello di sorvolare il suolo di Titano come un drone, scoprendo così altre interessanti informazioni. Magari in futuro si potrà esplorare gli abissi di Titano.

Valerio Poggiali, al riguardo dichiara che: “Sono sicuro che nel futuro saremo in grado di inviare un sottomarino con degli strumenti quali una macchina fotografica, un sonar, uno spettrometro di massa e una piccola stazione meteorologica, per rilevare il vento, la temperatura, e l’umidità relativa. Al momento sono state proposte solamente delle sonde marine, in pratica delle boe dotate di strumentazione”.

Valerio Poggiali, conclude affermando che: “Prevedo che i veri e propri sottomarini rappresenteranno la prossima generazione di proposte, dato che per ora sono ancora soltanto dei concetti avanzati in fase di sviluppo e, di fatto, non sono ancora pronti per essere proposti”.

Fonte:

https://www-media-inaf-it.cdn.ampproject.org/v/s/www.media.inaf.it/2021/01/26/kraken-mare-titano-cassini/amp/?amp_js_v=a6&amp_gsa=1&usqp=mq331AQFKAGwASA%3D&fbclid=IwAR072k6tvL_03-Bup1ODKhmlrFjtD9EZ7lATZt_xkBzli6V1aBjrfVEtmRI#aoh=16118224135053&csi=0&referrer=https%3A%2F%2Fwww.google.com&amp_tf=Da%20%251%24s&ampshare=https%3A%2F%2Fwww.media.inaf.it%2F2021%2F01%2F26%2Fkraken-mare-titano-cassini%2F

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