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Benedetta pioggia

Il nostro pianeta è composto per il 70% di acqua tanto che volendo estremizzare il restante 29% non sono altro che enormi isole. L’acqua svolge una funzione essenziale per la vita di tutti gli esseri viventi della Terra. Il rinnovamento delle scorte d’acqua dipende essenzialmente dalle piogge.

Ma quanta pioggia ci vuole per “rifornire” adeguatamente il terreno del prezioso “oro liquido”? Innanzi tutto le stagioni che concentrano il maggior numero di precipitazioni sono l’autunno e l’inverno. La pioggia che il terreno non è più in grado di contenere penetra in profondità e diventa “acqua freatica”.

Una prima discriminante per rispondere alla domanda sulla quantità d’acqua necessaria è correlata al tipo di clima di un determinato territorio: secco o umido. Nel secondo caso la quantità di precipitazione sarà superiore alla quantità di acqua evaporata mentre nel primo caso sarà il contrario. Questo significa molto banalmente che in un clima umido il ricambio delle necessarie scorte d’acqua del terreno avviene molto più facilmente ed abbondantemente.

In gran parte dell’Italia il clima estivo è arido. L’acqua che le piante sono in grado di utilizzare è quella trattenuta dagli strati superficiali del terreno. La composizione quindi del terreno gioca un fattore cruciale in questo ambito, i terreni sabbiosi infatti fanno filtrare l’acqua in profondità andando a rimpolpare le scorte di acqua freatica che però non sono immediatamente utilizzabili dalle piante. I terreni argillosi invece catturano e mantengono una grande percentuale di umidità anche in regime di piogge scarse.

Per misurare con precisione la quantità di pioggia caduta ci si avvale di uno strumento, il pluviometro che deve essere installato in spazi aperti e liberi da ostacoli. Il pluviometro più semplice è costituito da un apposito vaso cilindrico, solitamente in plastica, dotato di una scala graduata. L’altezza dell’acqua che riempie il vaso equivale alla pioggia caduta che si misura in millimetri. Si noti che con tale unità di misura l’ammontare della precipitazione risulta indipendente dalla superficie in cui la si misura, mentre sarebbe dipesa dalla superficie se fosse stata espressa in unità di volume cioè ad esempio millilitri.

Un altro fattore da tenere in considerazione per una risposta corretta e sensata alla domanda che ci siamo posti è la vegetazione presente nel territorio preso in esame. Le piante agiscono come “ombrelli” e trattengono una parte significativa delle precipitazioni, meno piove e maggiore sarà la quantità d’acqua trattenuta dalle foglie. La quantità dell’effetto ombrello, tecnicamente “intercettazione” dipende dalla specie delle piante.

Il caso emblematicamente più negativo è l’abete rosso, una conifera sempre verde, che anche in caso di precipitazioni di 10 litri per metro quadro, non permettono neppure ad una goccia di irrorare il terreno sottostante. Si tratta di alberi alti fino a a 40 metri, con tronco diritto e chioma conica relativamente stretta. Il portamento può comunque differenziarsi in base all’altitudine, essendo questa una specie caratterizzata da un certo polimorfismo: la chioma, infatti, può assumere una forma più espansa alle quote alpine più basse, mentre tende a divenire più stretta a quote maggiori (per contenere i danni provocati dalla neve).

Anche in caso di piogge torrenziali la situazione non è molto migliore, la parte delle precipitazioni che oltrepassa l’ombrello costituito dalle chiome degli abeti rossi viene bloccata al terreno da un fitto mantello di aghi che impedisce al terreno di assorbire l’acqua giunta faticosamente al suolo.

Le latifoglie invece lasciano passare attraverso la corona molta più acqua ed essendo spoglie d’inverno non costituiscono alcuna barriera alle precipitazioni. Anche l’erba fa fluire l’acqua nel terreno con grande facilità mentre il muschio si impregna trattenendo l’umidità che poi rilascia attraverso l’evaporazione nell’atmosfera impedendo alla terra di “dissetarsi” adeguatamente.

La forma più favorevole di terreno per l’assorbimento dell’acqua è quello aperto ed incolto che però presenta la grave controindicazione di essere soggetta a fenomeni di erosioni con potenziali gravi conseguenze di dissesto idrogeologico.

Un forte acquazzone può rilasciare anche 10 litri per metro quadrato di pioggia che in estate possono consentire alle piante del vostro giardino una sopravvivenza massima di una settimana. Un modo artigianale ma efficace per capire se il terreno è sufficientemente umido e scavare il suolo per un paio di centimetri, in modo da evitare l’humus, e prendere tra pollice ed indice un blocchetto di terra. A questo punto unite con forza le dite, se la terra forma una placchetta consistente è sufficientemente umida, se vi si sbriciola tra le dita significa che il terreno è ancora troppo secco.

Valmont57

Diversamente giovane, fondatore di Wiki Magazine Italia, (già Scienza & DIntorni), grande divoratore di libri, fumetti e cinema, da sempre appassionato cultore della divulgazione storica e scientifica.

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