lunedì, Settembre 16

Breve storia della radioattività

Tutto inizia nel 1896, a Parigi, quando Henri Becquerel (1852-1908) lasciò per sbaglio un pacchetto di sali di uranio posato su una lastra fotografica incartata dentro a un cassetto. Qualche tempo dopo, quando tirò fuori la lastra ebbe la sorpresa di scoprire che i sali l’avevano bruciata, impressionandola come se fosse stata esposta alla luce. I sali, quindi, emettevano un qualche tipo di raggi. Annunciò i suoi risultati il 2 marzo dello stesso anno, solo pochi giorni prima del lavoro di Silvanus Phillips Thompson, che lavorava in parallelo sullo stesso argomento a Londra.

Becquerel coinvolse nello studio di questo strano fenomeno una sua giovane allieva, Marie Curie, una polacca da poco emigrata in Francia. Lavorando insieme al marito Pierre Curie, Marie confermò in qualche mese che l’irraggiamento era una proprietà di diversi elementi chimici e battezzò tale proprietà come “radioattività“. Nel 1903 condivise il Premio Nobel per la fisica con Pierre e Becquerel   “in riconoscimento degli straordinari servizi che ha reso con la sua scoperta della radioattività spontanea“.

I Curie nel corso dei loro studi scoprirono anche due nuovi elementi: il polonio, che chiamarono così in onore della Polonia paese d’origine di Marie e il radio. Intanto qualche anno dopo, il giovane Ernest Rutheford (1871-1937), lavorando presso la McGill University a Montreal, insieme al collega Frederick Soddy, scoprì che dentro piccole quantità di materiale radioattivo c’erano immense riserve di energia, e che la maggior parte del calore della Terra poteva essere attribuita proprio al decadimento di queste riserve. I due scoprirono inoltre che gli elementi radioattivi decadevano in altri elementi e che a prescindere dalla sua natura, qualunque elemento radioattivo impiegava sempre la stessa quantità di tempo – la famosa emivita – per decadere della metà, e che questa velocità di decadimento, così costante e attendibile, poteva essere usata come un orologio.

Analizzando un pezzo di pecblenda, un minerale che è una delle principali fonti naturali di uranio ne calcolò l’età, giungendo alla conclusione che aveva più di 700 milioni di anni, molti di più dell’età della Terra stimata da gran parte degli scienziati. Nella primavera del 1904, Rutheford andò a Londra per tenere una conferenza nella prestigiosa Royal Institution, fondata 105 anni prima dal conte von Rumford. Qui per non irritare Lord Kelvin che presiedeva l’incontro fece una relazione prudente ed equilibrata senza rinunciare però ad affermare che la Terra era molto più vecchia dei 24 milioni di anni stimati dall’allora ottantunenne Lord Kelvin.

L’anziano scienziato non accettò mai, fino all’ultimo giorno di vita, i risultati e la metodologia portati dal giovane collega australiano e si rifiutò di modificare la sua stima sull’età della Terra. Lord Kelvin era in buona compagnia, altri scienziati come John Joly, a Dublino, insisterono che la Terra non poteva avere più di 89 milioni di anni. Sarebbero occorsi ancora decenni prima di giungere ad una stima condivisa di circa un miliardo di anni di vita del nostro pianeta, cioè a una stima dell’età della Terra nell’ordine di grandezza di quella che le viene oggi attribuita.

La storia della radioattività proseguì mietendo le sue prime vittime. Pierre Curie iniziò ad avvertire i primi sintomi dell’intossicazione radioattiva poco prima che morisse investito nel 1906 da un’autovettura. Rimasta vedova, Marie Curie continuò i suoi studi sulla radioattività fondando nel 1914 anche l’Institut du Radium dell’università di Parigi. Nonostante due Premi Nobel e una prestigiosa carriera Marie Curie non fu mai eletta membro dell’Accademia delle Scienze. Probabilmente le fu fatale la relazione con un fisico sposato che non si curò di celare alla misoginia che imperava negli ambienti accademici francesi.

Per molto tempo dopo la sua scoperta si associò alla radioattività una serie di mirabolanti effetti benefici. Per anni, i fabbricanti di dentifrici e lassativi misero torio radioattivo nei loro prodotti, e almeno fino alla fine degli anni Venti, il Glen Spring Hotel, nella regione dei Finger Lakes di New York, reclamizzò con orgoglio gli effetti terapeutici delle sue «fonti minerali radioattive» e certamente non era l’unico hotel a pubblicizzare queste inesistenti qualità curative della radioattività.

La presenza di elementi radioattivi dai prodotti di consumo fu bandita soltanto nel 1938, troppo tardi per Marie Curie che morì di leucemia nel 1934. Ancora oggi tutti gli appunti presi da Marie Curie a partire dal 1890 in poi, e perfino i suoi ricettari di cucina, sono troppo pericolosi per essere maneggiati. I suoi appunti di laboratorio sono conservati in scatole piombate, e chi desidera consultarli deve indossare abiti protettivi.

Fonti:

alcune voci di Wikipedia

Bryson, Bill. Breve storia di (quasi) tutto

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