lunedì, Settembre 16

Capello, l’anti Cadorna

Se possibile  il comandante  della II Armata  che sarà  travolta a Caporetto  è una figura ancora  più controversa di Cadorna. Lugi Capello, classe 1859, si presentava con una figura imponente, quasi obesa ma con un carattere  irruento,  passionale e spietato  che lo  portò  presto ad essere  detestato dai suoi ufficiali e dalla  truppa.

Per alcuni era  il  miglior  generale  del Regio Esercito durante  la Grande Guerra, anche se quasi tutti concordavano sul fatto che Capello dava  il meglio di sé nelle operazioni militari offensive. Il suo linguaggio sfociava spesso  nel  turpiloquio e  non aveva in alcuna considerazione l’incolumità dei propri uomini, tanto che gli fu affibbiato il  soprannome di “macellaio”. Lo stesso Cadorna che pure lo aveva messo al comando della Seconda Armata aveva un opinione controversa sul generale piemontese, di lui scriveva nel marzo del 1917: “Il Capello è un lestofante, ma è abile ed energico e sa ispirar fiducia a tutti”.

La sua carriera conobbe un forte balzo in avanti dopo la conquista di Gorizia nella sesta battaglia dell’Isonzo, ma secondo il generale Cavaciocchi, suo parigrado e feroce avversario, ma anche subordinato al comando del IV Corpo che sarà annientato durante il primo giorno dell’offensiva di Caporetto, la scalata gerarchica era dovuta essenzialmente ad un’alleanza innaturale fra massoni e preti, fra il ministro Bissolati e il cappellano padre Semeria.

L’influente cappellano Padre Semeria con Cadorna

Non pochi tra intellettuali e giornalisti che bazzicavano gli alti comandi italiani subivano il fascino di quest’uomo corpulento animato da una “violenza” interiore, forse seconda soltanto a quella di Cadorna. Filippo Tommaso Marinetti, il grande esponente del futurismo italiano, lo incontra per la prima volta nel marzo del 1917 e di lui dice:

Grasso tondo gioviale senza gravità. Mi dice: io sono di quei generali che attaccano. Lo spirito delle mie truppe è buono ma lo voglio migliore. Bisogna che l’impeto delle fanterie sia travolgente… Sembra un uovo di pasqua grasso tondo: ma è un forte intelligente ed energico generale.

Filippo Tommaso Marinetti

Prima di Caporetto, se si escludono alcuni alti ufficiali in competizione gerarchica con Capello, come ad esempio Cavaciocchi, pochi avevano espresso dubbi sulle qualità militari e morali dell’uomo. Fra questi, il grande giornalista Luigi Barzini che di Capello scriveva:

Da noi vi è il Capellismo. Si dice che è il genio di Capello, l’abilità di Capello, l’energia di Capello, che hanno trionfato. E si vorrebbe Capello alla testa. Imbecilli! Capello ha bene eseguito, con molti errori, e impigliandosi alla fine nell’assurda lotta del S. Gabriele… Capello, ciarliero, maldicente, intrigante e megalomane, generale italiano del vecchio stampo, è la causa prima di questi errori d’opinione.

Capello  era uno dei pochissimi ufficiali sotto il  comando di Cadorna  ad essere di umili origini e a non appartenere alla  cosiddetta  cricca  lombarda. La sua carriera fu stroncata  dalla  disfatta di Caporetto e dal  suo  singolare  comportamento in quelle drammatiche fasi. A Capello si rimprovera  di non aver sufficientemente organizzato la difesa delle posizioni italiane anche se a sua discolpa  occorre rilevare  che l’esercito italiano era nel complesso  impreparato  a gestire una guerra  difensiva avendo passato  tutto  il conflitto  all’attacco, anche se con scarsi risultati dal punto di vista strategico.

Sta  di fatto che nella notte  tra il 25 e il 26 ottobre  mentre tutto  il fronte della  Seconda Armata stava collassando, Capello si diede  malato  e chiese di essere sostituito al comando, attirandosi così il disprezzo di molti ufficiali e la costernazione dello stesso Cadorna.

Durante  le audizioni della  Commissione d’inchiesta il generale  dovette  difendesi non soltanto rispetto alla sua condotta durante lo sfondamento di Caporetto ma anche  ad un suo presunto tentativo, ingraziandosi politici e quelli che noi oggi definiremmo opinion leader, di subentrare  al posto di Cadorna. Capello negherà decisamente  questa manovra dichiarando ai parlamentari che egli era “un generale ed un italiano  e non un generale  turco  o spagnolo”.

Il  caso aveva voluto che il  più brillante generale offensivo del nostro esercito si trovasse a dover fronteggiare la spallata austro-tedesca di Caporetto mettendo cosi a nudo la totale impreparazione del comando e delle  truppe  ad una guerra difensiva. La Commissione d’Inchiesta parlamentare sulla disfatta di Caporetto, istituita dal governo Orlando nel gennaio 1919 e presieduta dal generale Carlo Caneva, aveva bisogno di un capro espiatorio e Capello era l’elemento giusto per soddisfare questa esigenza. Alla Commissione d’inchiesta i testimoni dissero di Capello tutto il male possibile. La Commissione sostenne dal suo canto che il generale avesse brigato con esponenti politici e media per prendere il posto di Cadorna, accusa che come abbiamo scritto Capello respinse sdegnosamente.

Dopo la  fine del conflitto  Capello parteciperà  alla marcia su Roma ed  aderirà  al fascismo,  ma quando nel 1923 il  regime sancirà l’incompatibilità tra  massoneria e fascismo, prenderà le distanze  da quest’ultimo.   Capello dichiarò apertamente la propria appartenenza massonica   e nel 1924 difese fisicamente dagli attacchi fascisti la sede centrale del Grande Oriente d’Italia, Palazzo Giustiniani.

Capello fu arrestato a Torino con l’accusa di aver preso parte all’organizzazione del fallito attentato contro Mussolini   organizzato dal deputato  Tito Zaniboni. Nonostante la sua professione di innocenza verrà condannato a 30  anni di reclusione. Rimarrà in carcere per dieci anni uscendone il  22 gennaio 1936. Morirà a Roma il 25 giugno del 1941.

Fonti:

alcune voci di Wikipedia

Caporetto di A. Barbero

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Verified by MonsterInsights