lunedì, Settembre 16

Carlo I d’Austria e l’alleato tedesco

In un precedente articolo “Chi ebbe l’idea dell’offensiva di Caporetto” abbiamo raccontato per sommi capi come si giunse ad individuare il punto dell’offensiva austro-tedesca che porterà alla rotta di Caporetto. In questo post ci soffermeremo brevemente sul tortuoso percorso che condurrà l’impero Austro-Ungarico a chiedere al Secondo Reich le 6 divisioni mancanti per l’offensiva da scatenare tra Plezzo e Tolmino e soprattutto sul controverso rapporto tra il giovane imperatore austriaco e l’alleato tedesco.

Al Capo di Stato Maggiore dell’Esercito Arz von Straussenburg, succeduto a Conrad, toccava l’arduo compito di convincere Carlo che l’intervento tedesco era indispensabile per la riuscita del piano d’attacco messo a punto dal suo Ufficio Operazioni e che lo stesso Carlo aveva approvato verso la fine di agosto del 1917. Quando era ancora un “semplice” Arciduca, Carlo aveva comandato la XII armata, un’unità mista austro-tedesca, con un capo di Stato Maggiore tedesco al suo fianco.

Questa esperienza era risultata estremamente sgradevole per il futuro sovrano che aveva trovato gli ufficiali tedeschi supponenti fino al limite dell’arroganza e diffidenti sulle capacità dei colleghi austriaci. L’antipatia di Carlo nei confronti dell’alleato era per altro, cordialmente ricambiata. I tedeschi lo ritenevano succube della moglie l’imperatrice Zita di Borbone-Parma, l’italiana e addirittura lo accusavano di parlare un pessimo tedesco.

Alla fine Arz von Straussenburg riuscirà ad estorcere a Carlo il permesso di chiedere ai tedeschi le famose sei divisioni mancanti, anche a costo di minare l’orgoglio dell’esercito austriaco, impegnato in una partita mortale con l’Italia, il “nemico ereditario“. Carlo aveva provato a convincere von Straussenburg che sarebbe stato sufficiente che sei divisioni tedesche fossero dislocate sul fronte orientale, liberando altrettante divisioni austriache da impegnare nell’imminente offensiva. Pazientemente il Capo di Stato Maggiore aveva spiegato al sovrano che c’era bisogno proprio di truppe dell’alleato meglio addestrate ed equipaggiate di quelle austriache.

Per Carlo fu un vero schiaffo la posizione del suo Capo di Stato Maggiore, sulla cui devozione non esisteva alcun dubbio, che di fatto ammetteva le truppe austriache non erano soltanto inferiori per armamenti rispetto a quelle del Kaiser, ma anche per addestramento e capacità tattica, al punto che senza i tedeschi Arz non si fidava più ad attaccare.

Alla fine von Straussenburg l’aveva spuntata e il 25 agosto si chiudeva con il tormentato assenso dell’Imperatore. Il giorno dopo, domenica, però si apriva con uno sconcertante colpo di scena Carlo inviava una lettera al Kaiser Guglielmo di tutt’altro tenore. Eccone il testo integrale.

Caro amico! Le esperienze che abbiamo fatto nell’undicesima battaglia dell’Isonzo mi fanno giungere alla conclusione che in una probabile dodicesima battaglia dell’Isonzo ci troveremo in una posizione estremamente difficile. I miei comandanti e le mie valorose truppe hanno maturato la convinzione che potremo padroneggiare questa difficile situazione nel modo più sicuro ed efficace mediante un’offensiva. Per questa i miei corpi d’armata attualmente operanti sul teatro di guerra italiano non sono sufficienti e bisognerà trasferirne dall’Est. Perciò ti prego, caro amico, di convincere i tuoi generali in comando a liberare divisioni austro-ungariche all’Est concedendo truppe tedesche. Sono sicuro che mi capirai, se attribuisco un peso particolare al fatto che l’offensiva l’offensiva contro l’Italia sia condotta solo dalle mie truppe. Tutto il mio esercito chiama la guerra contro l’Italia “la nostra guerra”. Ogni ufficiale ha in cuore fin dalla giovinezza il sentimento ereditato dai padri, il desiderio di combattere contro il nemico ereditario. Se truppe tedesche dovessero aiutarci, ciò avrebbe un effetto deprimente e paralizzante per il morale. Solo l’artiglieria tedesca, specialmente pesante, sarebbe gradita a me e al mio esercito, come un soccorso benvenuto sul teatro di guerra italiano. Il tempo stringe. Con un attacco riuscito contro l’Italia forse affretteremo la fine della guerra. Io spero perciò, caro amico, che tu sarai d’accordo, così che il mio capo di Stato Maggiore possa al più presto concordare i dettagli col tuo Comando Supremo. Con fedele amicizia, Karl.

Questa iniziativa che smentiva quanto concordato con il suo Capo di Stato Maggiore causerà una profonda irritazione nel Comando Supremo austro-ungarico. Per rimediare a quello che si profilava come un disastro von Straussenburg invierà il suo sostituto e capo dell’Ufficio operazioni, il barone von Waldstätten, colui che aveva scritto il piano operativo dell’offensiva di Caporetto, a parlare con il Kaiser e i generali tedeschi per riaggiustare i cocci provocati dalla lettera di Carlo. Il barone svolse la sua missione con successo e von Straussenburg riuscì a far considerare l’incidente come non avvenuto.

Fonti:

Caporetto di A. Barbero

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