L’essere umano, come tutti i mammiferi, è una creatura pelosa. Le aree della pelle prive di peli si limitano ai capezzoli, labbra e genitali. Per il resto siamo coperti oltre che dai capelli, da una fitta lanugine, simile a quella che si trova sulla guance dei bambini molto piccoli.
A dirla tutta siamo pelosi come le scimmie, soltanto che i nostri peli sono radi e sottili. Ovviamente esiste una differenza tra la quantità di peli “esibita” dai maschi rispetto a quella delle femmine. Si stima che ogni essere umano abbia circa 5 milioni di peli, con variazioni che dipendono dall’età e da altri fattori soggettivi.
I peli in natura svolgono molteplici importanti funzioni: ci proteggono e aiutano a riscaldarci, aiutano a camuffarci e schermano il corpo dalla luce ultravioletta. Per gli esseri umani che sono però quasi glabri (se li confrontiamo con quasi tutte le specie di mammiferi) le cose funzionano diversamente.
Un esempio di difformità nella funzione dei peli è il processo di orripilazione, volgarmente conosciuto come “pelle d’oca“. Si tratta dell’erezione dei peli dell’epidermide dovuta alla contrazione dei muscoli erettori degli stessi in conseguenza di stimoli nervosi. Questo processo negli animali con pelliccia ha un’essenziale funzione termoregolatrice.
Quando la pelle è sottoposta a un repentino calo della temperatura di superficie, i recettori posti immediatamente sotto l’epidermide ordinano ai pori di stringersi e nel contempo i bulbi piliferi passano dallo stato di “quiete” a uno stato che alla vista ricorda appunto quello di un’oca spennata (base pilifera rigonfia e pelo dritto). In questo stato la conducibilità termica della pelle diminuisce e quindi viene limitata la quantità di calore dispersa dall’organismo.
Purtroppo l’insufficienza della nostra “pelliccia” vanifica per l’uomo questa utilissima funzione che molti mammiferi possono vantare.
Non sappiamo quando abbiamo iniziato a perdere i nostri peli, poiché questa parte dell’organismo umano si deteriora completamente e non è riscontrabile nel registro fossile che ci permette di studiare un passato lontano.
Si può azzardare una teoria basandosi sulla comparsa della pelle scura. Secondo studi genetici la comparsa della pigmentazione scura nell’essere umano risalirebbe ad un’epoca compresa fra 1,2 e 1,7 milioni di anni fa. Siccome prima di avere la pelle scura i peli non servivano, si può ipotizzare, che questa sia anche la data di riferimento per la nascita dei peli.
Gli unici peli che abbiamo mantenuti pressocché intatti nel corso dell’evoluzione sono i capelli. Essi sono un ottimo isolante contro il freddo e ottimi riflettori del calore in presenza di alte temperatura. A tale proposito i più efficienti in quest’opera di termoregolazione sarebbero i capelli ricci, perché aumenterebbero la superficie tra lo scalpo e i capelli, generando un maggior ricircolo dell’aria.
Un’altra funzione dei capelli è la loro capacità di “seduzione” indispensabile per favorire la prosecuzione della specie. Molto più problematica è individuare la funzione di alcuni peli “secondari” quali quali quelli ascellari o pubici.
Gli studiosi si sono scervellati nella ricerca dell’utilità che ha consentito loro di mantenersi durante tutto il processo evolutivo. Secondo una teoria i peli secondari proteggerebbero la pelle dall’attrito. Questa ipotesi però scricchiola di fronte ad una moda relativamente recente: la depilazione delle ascelle e anche quella del pube (soprattutto femminile). La depilazione di massa non sembra aver prodotto una crescita significativa delle irritazioni cutanee.
Come ogni parte del nostro organismo anche i peli hanno un loro ciclo vitale. Per quelli del viso, dall’insorgenza alla caduta, passa circa un mese. Un capello può avere un ciclo vitale anche di sei o sette anni, prima di cadere. Un pelo delle ascelle ha un ciclo di circa sei mesi, uno delle gambe di due. Chiariamo subito che depilarsi o tagliarsi i capelli non produce alcun effetto sulla radice dei peli che ricrescono allegramente come se niente fosse.
Nell’arco di una vita media ciascuno di noi produce circa 8 metri di capelli, ma siccome prima o poi tutti cadono, nessun singolo capello supera mai il metro di lunghezza. In genere un capello cresce ad un ritmo di un terzo di millimetro al giorno, ma questo trend dipende dall’età dell’individuo, dal suo stato di salute e persino dalla stagione dell’anno.
La crescita più consistente avviene infatti d’estate. Per quanto riguarda le etnie invece, i capelli degli asiatici sono quelli che crescono più velocemente, circa 1,3 cm al mese, segue la chioma degli europei, con 1,2 cm al mese e per finire ci sono i capelli africani, che crescono di quasi 1 cm al mese.
Intorno ai cinquant’anni il ritmo di crescita diminuisce sensibilmente. Come è immaginabile i capelli delle donne crescono un po’ più velocemente di quelli degli uomini. A proposito sembra che le bionde abbiano generalmente una capigliatura più folta delle more.
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Fonti:
lestroaccademy.com
alcune voci di Wikipedia
Bryson, Bill. Breve storia del corpo umano
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