giovedì, Settembre 19

Cibo e cinema: un “matrimonio” lungo un secolo

Il rapporto tra il cibo ed il cinema affonda le sue radici fin dalle primissime fasi di vita della settima arte. Una delle primissime pellicole che ha come co-protagonista il cibo è “Charlot il panettiere” (1914) diretto ed interpretato da Charlie Chaplin. Prodotto dalla Keystone Pictures Studio, il cortometraggio è particolarmente elaborato e, a detta di Chaplin, richiese nove giorni di lavorazione e 1.800 dollari di budget (800 in più di quello assegnato), tanto che il produttore MacK Sennett  trattenne a Chaplin i 25 dollari di compenso per la regia. Il film fu però uno dei maggiori successi della Keystone, incassando oltre 130.000 dollari nel primo anno di distribuzione.

Nel film Pierre (Charlie Chaplin) lavora in un ristorante-panificio durante uno sciopero dei fornai che reclamano un aumento salariale. Tra gag assurde ed equivoci il film che dura 29 minuti ci offre il consueto spaccato comico dei cortometraggi targati Chaplin.

Paperi e cibo

Anche il cinema di animazione si impossessa presto del cibo come è il caso di “Disastri in cucina” (1941) per la regia di Jack King.  Si tratta di un cortometraggio animato della serie Donald Duck, prodotto dalla Walt Disney Productions e uscito negli Stati Uniti il 5 dicembre 1941, distribuito dalla RKO Radio Pictures.

https://www.youtube.com/watch?v=FoqXzmEYcyU&ab_channel=snaip
Disastri in cucina

Paperino decide di preparare i waffles seguendo la ricetta dettata dal programma radiofonico “Le ricette di zia Papera“. Purtroppo, invece del lievito, mette accidentalmente il mastice. A causa di questo errore, l’impasto diventa colloso e Paperino non riesce a metterlo nella macchina per i waffles. Da qui un vero tourbillon di disastri in cucina che coinvolgono il papero più amato del mondo.

“Uccidersi” di cibo

Il cibo diventa poi un pretesto per una grottesca critica anti borghese nel film di Marco Ferreri, “La grande abbuffata” (1973). Quattro uomini (i cui nomi sono quelli degli attori che li interpretano), stanchi della vita noiosa e inappagante che conducono, decidono di suicidarsi chiudendosi in una casa nei dintorni di Parigi per mangiare fino alla morte. Il film fu sonoramente fischiato alla Mostra Internazionale di Venezia.

A seconda delle opinioni il film venne definito di volta in volta: «il film più ideologico di Ferreri» (Adelio Ferrero), «un monumento all’edonismo (Luis Buñuel), «specchio delle verità come eccesso» (Maurizio Grande). Pier Paolo Pasolini dedicò all’opera un’ampia recensione apparsa sulla rivista Cinema Nuovo, nella quale definì cripticamente il film: «corpi colti in una sintesi di gesti abitudinari e quotidiani che nel momento in cui li caratterizzano li tolgono per sempre alla nostra comprensione, fissandoli nella ontologicità allucinatoria dell’esistenza corporea».

Una scrofa “reale”

Con “Pranzo reale” (1984) firmato da Malcolm Mowbray, il cibo si presta ad una divertente commedia che si basa su una solida sceneggiatura e una grande interpretazione di Maggie Smith. La vicenda prende spunto dalla decisione degli abitanti di un paesino dello Yorkshire di festeggiare nel 1948 il matrimonio tra la futura regina d’Inghilterra Elisabetta e il principe Filippo di Edimburgo. La scrofa che viene fatta da tempo ingrassare perché costituisca la parte fondamentale del banchetto però viene rubata dal pedicure locale che se la porta a casa. Individuato il ladro tutti si precipitano da lui e ne nascono tafferugli di ogni tipo. L’accordo però sarà presto raggiunto e tutti potranno saziarsi al banchetto in onore della loro maestà.

Il menù della riconciliazione

Nel 1987 il film danese “Il pranzo di Babette” si assicurerà l’anno dopo l’Oscar come miglior film straniero nonché altri premi tra cui la menzione speciale nella sezione Un certain regard di Cannes. Intorno ad una tavola imbandita dodici commensali riscoprono i motivi per essere felici e superare le ragioni che li dividono. Il merito? Di questo menù che viene servito:

  • Brodo di tartaruga
  • Blinis Demidoff
  • Quaglie en sarcophage
  • Insalata mista
  • Formaggi misti
  • Savarin
  • Frutta mista
  • Caffè con tartufi al rum
  • Friandises: pinolate, frollini, amaretti

I vini

  • Amontillado bianco ambra
  • Gran Cru Clos de Vougeot del 1846
  • Champagne Veuve Clicquot del 1860
  • Vieux Marc de Champagne

Ristoranti e cioccolato

Nel 1998 Ettore Scola ambienta nel microcosmo del ristorante “Alfredo al Portico” il suo bel film “La cena“. Sotto lo sguardo disincantato del maestro Pezzullo, un grande Vittorio Gassman si svolgono varie storie, dialoghi ed avventure dei clienti e del personale nelle cucine, dei quali emergono i disagi, le vite e le storie di una varia umanità.

Il cioccolato è invece uno dei “protagonisti” del film di Lasse Hallström, “Chocolat” (2000) con Juliette Binoche e Johnny Depp. Il film ricevette cinque nomination agli Oscar 2001 come miglior film, migliore attrice Juliette Binoche, migliore attrice non protagonista Judi Dench, migliore sceneggiatura non originale e migliore colonna sonora originale (Rachel Portman), ma non riuscì ad aggiudicarsi alcuna statuetta. La commedia si incentra sulla figura di Madame Vianne, che insieme alla figlia Anouk, apre una chocolaterie in un paesino della Normandia.

Guidati dal rigido sindaco-conte, i benpensanti bigotti fanno la guerra al suo negozio, fonte di peccaminosi piaceri, e al comportamento irregolare della padrona. Come indicano le immagini iniziali, è una favola: piacevole, un po’ demagogica nel suo invito alla disobbedienza in nome della felicità, con un lieto fine che contraddice il suo tema centrale, trasformandola in un’esaltazione della “normalità”.

Chiunque può cucinare

L’amore per la cucina e il cibo non hanno confini, tanto che nel 2007, in “Ratatouille” un film d’animazione della Pixar, per la regia di Brad Bird e Jan Pinkava è un topolino ad ardere della passione per la cucina. Rémy, contrariamente ai suoi simili, possiede un olfatto ed un gusto molto raffinati, che lo portano a rifiutarsi di mangiare spazzatura come fanno i suoi simili, a voler sempre cercare cibo umano sperimentando nuovi sapori e a camminare su due zampe, senza poggiare quelle anteriori che usa per mangiare.

L’idolo del piccolo topo è il famoso chef francese Auguste Gusteau, la cui filosofia è Chiunque può cucinare, titolo del suo libro che ha ispirato Rémy. Dopo mille peripezie il topolino coronerà il suo sogno. Il film si rivelò un enorme successo incassando a livello internazionale ben 623.722.818 $ e collocandosi al sesto posto nella classifica dei film più visti del 2007.

In cucina niente regole

Il genere di film che più si presta ad esaltare il tema del cibo e della cucina è la commedia con lieto fine incorporato. Ed è una commedia anche la pellicola del 2011 “In cucina niente regole” dove un un grande chef distrutto dalla morte prematura della moglie, ritrova lentamente la voglia di vivere, la passione del mestiere ed un nuovo amore rivitalizzando un pub di campagna. Il film si segnala per un cameo del grande chef Gordon Ramsey.

Ovviamente ci siamo limitati soltanto ad una “spruzzatina” di esempi. Le interazioni tra cibo, cucina e cinema sono così numerose che ci vorrebbero almeno 20 articoli come questo per darne un’idea sufficientemente compiuta.

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