giovedì, Settembre 19

Cleopatra, il kolossal che fece quasi fallire la 20th Century Fox

Qualche giorno fa, in occasione del Comic-Con di San Diego i registi Joe e Anthony Russo, autori del film da record “Avengers: Endgame”, rivelano: “Pensiamo che la scena finale del film sia la sequenza più cara che sia mai stata girata ad eccezione forse di Cleopatra”.

La “madre di tutti i peplum” fu concepito nel 1960 prevedendo un budget complessivo di 2 milioni di dollari, al termine della travagliatissima produzione il conto si chiuderà ad oltre 44 milioni di dollari (equivalenti a più di 300 milioni di dollari attuali), piazzando la pellicola al terzo posto tra i film più costosi prodotti nel mondo e al secondo tra quelli prodotti negli Stati Uniti (dopo Pirati dei Caraibi – Ai confini del mondo). La pellicola mandò quasi in fallimento la Fox che incassò dal botteghino soltanto 26 milioni di dollari.

Il film fortemente voluto da Walter Wanger della Fox, con Rouben Mamoulian alla regia e Stephen Boyd e Peter Finch rispettivamente nei ruoli di Marco Antonio e Giulio Cesare e la divina Liz Taylor nei sontuosi vestiti di Cleopatra. La lavorazione di un film tutto deserti e palazzi dei faraoni inizia nelle piogge e nell’umido di Pinewood, Inghilterra. Dove le palme e le piante di scena soffrono dell’umidità e, peggio, la notoriamente fragile diva dal cachet milionario (il suo contratto prevede un compenso di 1 milione di dollari, una cifra enorme per il tempo) prende un potente raffreddore che si trasforma in una seria polmonite, che renderanno necessaria un ricovero d’urgenza ed una tracheotomia, per salvarle la vita, con relativa cicatrice che si vedrà poi qua e là nelle scene del film.

La lavorazione procede con esasperante lentezza e la Fox decide l’avvicendamento del regista, Mamoulian viene sostituito da Joseph L. Mankiewicz, reduce dal successo di Improvvisamente l’estate scorsa e in buoni rapporti con la Taylor: il quale Mankiewicz, da bravo sceneggiatore, rimette mano al copione. Quando Mankiewicz prende in mano la produzione il film ha già raggiunto i 5 milioni di dollari di costi.

Nel 1961 con Liz Taylor ancora in convalescenza la lavorazione del kolossal si sposta a Cinecittà, lanciando definitivamente la definizione di “Hollywood sul Tevere”. Alla città del cinema romana si aggiungono anche lavorazioni a a Torre Astura, ad Anzio, a Ischia, a Lanuvio, ad Alessandria d’Egitto, a Edkou, nel deserto, in Spagna.

Come se non bastassero queste travagliate vicende produttive irrompe la focosa e passionale storia d’amore tra la Taylor e Richard Burton che ha ereditato il ruolo di Marco Antonio. Entrambi sposati all’epoca, la loro storia d’amore diventa immediatamente di dominio pubblico e conferisce a molte scene della pellicola un’inestricabile e conturbante miscela di finzione e realtà nelle scene d’amore tra i due attori.

L’uscita del film il 12 giugno 1963 in una versione di 243 minuti di lunghezza si traduce in un flop clamoroso, a cui seguiranno ulteriori tagli nonostante il tentativo di Mankiewicz, senza successo, di persuadere la produzione a dividere il materiale in due film distinti, così da preservare tutte le scene.

Lo stesso regista dichiarerà in un’intervista del 1987, ad una rivista italiana, «Cleopatra è stato concepito nell’isteria, girato nel casino, montato nel panico.» Tra le innumerevoli bizzarrie del film si devono ricordare i ben 65 costumi diversi indossati da Liz Taylor tra i quali c’era anche un vestito fatto a mano con oro da 24 carati per un costo complessivo di quasi 200.000 dollari.

Nel 1964 il film si aggiudicherà 4 Oscar: alla fotografia, per la scenografia, per i costumi e per gli effetti speciali.

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