COVID19 è ormai una pandemia a tutti gli effetti. Sessantacinque i paesi dove si sono registrati casi conclamati del nuovo cornonavirus, circa 91.500 i casi di contagio ufficiali in tutto il mondo con oltre 3.100 morti. Particolarmente difficile la situazione italiana, terzo paese al mondo per numero di contagi accertati, con oltre 2.000 infetti e 52 morti.
Si tratta di una crisi globale sanitaria, sociale ed economica che sarà destinata ad accompagnarci nella migliore delle ipotesi fino ad estate inoltrata. I sistemi sanitari nazionali saranno messi sotto stress (in Italia questo è già avvenuto per i reparti di terapia intensiva del Nord Italia), le abitudini delle persone sconvolte da un virus per cui al momento non esistono cure efficaci acclarate. Per COVID19 non esiste ancora l’arma principale per contrastare gli agenti patogeni virali ovvero il vaccino.
Ma cos’è e come funziona un vaccino?
Il vaccino è una preparazione che utilizza lo stesso virus responsabile della malattia, opportunamente trattato, allo scopo di fornire un’immunità acquisita. Il vaccino utilizza la memoria immunologica del sistema immunitario di una persona consentendo all’organismo di sviluppare un sistema di difesa contro l’agente patogeno prima prima di venire a contatto con esso.
Esistono varie tipologie di vaccino:
I vaccini attivano una risposta immunologica del tutto simile a quella che avviene spontaneamente ogni qualvolta il nostro organismo è invaso da materiale biologico estraneo. La differenza sostanziale è che questa risposta immunitaria artificiale avviene al netto della malattia e delle sue complicanze.
Il principio alla base di questo meccanismo è la memoria immunologica: la capacità del sistema immunitario di ricordare quali microrganismi estranei hanno attaccato il nostro organismo in passato e di rispondere velocemente (l’assenza di una memoria immunologica è il motivo per cui i bambini piccoli vanno incontro alle malattie infettive più frequentemente dell’adulto).
Un soggetto non vaccinato impiega anche fino a due settimane per sviluppare una risposta immunitaria adeguata. Un periodo decisamente sufficiente affinché la malattia produca danni seri e talvolta irreversibili.
Di norma occorre vaccinarsi prima di entrare in contatto con un agente patogeno ma ci sono vaccini che possono essere somministrati anche dopo l’avvenuta infezione. E’ il caso di quello contro la rabbia (l’agente patogeno che senza il vaccino avrebbe una letalità del 100% dei casi). Questo perché il virus della rabbia necessita di un certo tempo per raggiungere il sistema nervoso e causare i sintomi della malattia, tempo durante il quale il vaccino è in grado di stimolare una risposta immunitaria che elimina il virus prima che la malattia diventi sintomatica.
Un discorso a parte meritano i vaccini anti influenzali. Il virus dell’influenza muta ogni anno per questo è necessario predisporre ogni stagione un vaccino diverso che inglobi su indicazione dell’Organizzazione mondiale della Sanità i ceppi che si prevede circoleranno maggiormente durante il periodo invernale.
Per COVID19 siano ancora lontani dalla messa a punto di un vaccino. E’ di qualche giorno fa la notizia che la società farmaceutica statunitense Moderna Inc. ha spedito il primo lotto del suo vaccino contro il coronavirus ai ricercatori del governo degli Stati Uniti, che lanceranno i primi test umani per verificare se il vaccino sperimentale possa aiutare a contrastare l’epidemia originaria della Cina. La sperimentazione dovrebbe partire a fine aprile su 25 volontari sani ma la comunità scientifica internazionale al momento è fortemente dubbiosa che un vaccino efficace possa essere messo in circolazione nel 2020.
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