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Contee e marche nell’era carolingia

I regni carolingi e successivamente all’800, l’Impero erano amministrativamente suddivisi in contee o comitati. Questa ripartizione territoriale era all’incirca grande quanto una provincia italiana di medie dimensioni e dunque perfettamente controllabile dal conte.
Quest’ultimo era il rappresentante del sovrano: riscuoteva le entrate fiscali, manteneva l’ordine pubblico e amministrava la giustizia, pubblicava e metteva in esecuzione le ordinanze regie e durante le numerose campagne militare lanciate da re aveva il compito di convocare gli uomini e condurli nel luogo dove si sarebbe concentrato l’esercito.

Il conte era di fatto un delegato dell’imperatore e si potrebbe equiparare ad un alto funzionario pubblico che in caso di infedeltà o malgoverno poteva essere destituito in qualunque momento. Pur non esistendo quini un diritto all’ereditarietà della contea, le famiglie scelte dal sovrano, tutte con grandi disponibilità economiche e forti relazioni, se si dimostravano leali e capaci potevano sperare di far “passare” l’incarico ai figli, perpetuando così una sorta di “dinastia familiare” sul comitato.

Ad esempio l’ufficio di conte dell’Oberrheingau, cioè della circoscrizione dell’Alto Reno, era tenuto da un Ruperto, che morì prima del 764, poi da suo figlio Cancor, morto nel 771; a questi subentrò il figlio Eimerico, che morì nel 785, ma già nel 795 il comitato era di nuovo nelle mani d’un parente, il cugino Ruperto; morto costui nell’807, gli subentrò il figlio, chiamato senza grande fantasia Ruperto.

È indubbio che alcune grandi famiglie attraverso l’esercizio di un grande potere economico e di un forte contingente di uomini d’arme da conferire all’esercito reale in caso di bisogno, ottenessero nei fatti, se non di diritto, una sorta di diritto dinastico sulla contea amministrata per conto del sovrano. Carlo Magno decise di concedere ai conti un terzo delle ammende riscosse per conto del re e una parte delle proprietà demaniali presenti sul territorio della contea. Era infatti dalla terra, più che dal denaro, che all’epoca si formava la ricchezza di una famiglia altolocata.

Per quanto riguarda invece le marche, esse non erano un ulteriore articolazione organizzativa dell’impero affidata ai marchesi. Si trattava piuttosto di un comando militare posto sulle frontiere dell’impero che raggruppavano diverse contee alfine di assicurare il necessario coordinamento nella difesa in caso di incursioni delle popolazioni barbare. Questi comandi militari venivano dalle persone colte chiamate ancora limes, come in epoca romana.

Si ebbe così un limes Avaricus verso la Pannonia, un limes Hispanicus oltre i Pirenei, a protezione della marca di Spagna strappata ai Musulmani; un limes Britannicus al confine con i barbari bretoni, etc. Queste marche non sostituivano le contee ma si limitavano a coordinarne lo sforzo militare. I titolari di questi comandi non erano ancora chiamati marchesi, titolo che entrò in auge sotto il regno di Ludovico, il Pio. Essi conservavano il titolo di conte o quello di prefetto.

Fonti:

Carlo Magno di A. Barbero

Valmont57

Diversamente giovane, fondatore di Wiki Magazine Italia, (già Scienza & DIntorni), grande divoratore di libri, fumetti e cinema, da sempre appassionato cultore della divulgazione storica e scientifica.

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