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Covid19: Alle soglie della seconda ondata in Europa

Fino a qualche settimana fa il furore della pandemia sembrava riguardare soprattutto gli Stati Uniti, il Brasile e l’America Latina in genere, l’India e la Russia. Nel corso dell’ultimo mese il virus però ha ripreso vigore in Europa, in un crescendo della curva epidemiologica che fa ormai ritenere la seconda ondata pandemica non soltanto inevitabile ma addirittura imminente.

I dati parlano chiaro e riguardano gran parte dell’Europa: Spagna, Portogallo, Germania, Romania, Belgio, i paesi balcanici in genere, la Francia. Quest’ultima soltanto nelle ultime 24 ha registrato oltre 3.300 casi, un dato che non si vedeva dai primi di maggio. La stessa Italia viaggia intorno ai 600 casi di contagio al giorno, pur rimanendo ancora uno dei paesi, per il momento, meno colpiti da questa nuova impennata di SARS-COV-2.

Perché questa recrudescenza così ravvicinata dalla caduta del picco dell’infezione? I motivi sono molteplici e anche diversificati per paese. Partiamo dal primo e che riguarda tutti: il virus era tutt’altro che sparito o indebolito come hanno vaneggiato alcuni presunti “esperti”, continuava a circolare come ha circolato in molti paesi un ottimismo ingiustificato.

Nessun paese è mai stato covid-free come dimostra il caso della “virtuosa” Nuova Zelanda, che pure ha saputo avvalersi di un’ottima azione del governo presieduto da Jacinda Arden, dell’esiguità della popolazione (circa 5 milioni di abitanti) e della condizione niente affatto marginale di essere un’isola.

La rapida risalita dei contagi in una parte dell’Europa dipende dalla natura dei lockdown applicati oppure addirittura non attuati, vedi Svezia. Basti pensare che soltanto adesso la Francia sta “discutendo” se applicare l’uso obbligatorio della mascherina sui luoghi di lavoro a partire da fine agosto. La pandemia è ripartita con virulenza per prima in quei paesi che per ragioni meramente economiche hanno applicato lockdown leggeri ed a volte poco tempestivi.

Il caso italiano è parzialmente diverso. Il nostro è stato un lockdown severo ed abbastanza tempestivo. Le ragioni della crescita dei casi nel nostro paese è dovuta in parte alla libera circolazione delle persone, da e per l’Italia (turismo, migranti, lavoro). Una parte però non marginale dipende dalla fretta con cui il governo, pressato dalle Regioni, ha riaperto alcune attività, come le discoteche ed allentato i controlli sulle regole di distanziamento sociale che in questo periodo estivo si sono tradotti in paurosi assembramenti per movida, feste in spiaggia ed altro.

Le prospettive sono tutt’altro che buone anche in vista della prossima riapertura delle scuole il 14 settembre. I dati del contagio indicano che si è sensibilmente abbassata la soglia d’età dei positivi, adesso sotto i quaranta anni e pur rimanendo l’infezione nei giovani meno aggressiva e pericolosa rispetto alle persone anziane e più fragili, crescono i casi di giovani e giovanissimi che hanno contratto una forma di Covid19 severa, come testimoniano i 5 ragazzi intorno ai venti anni ricoverati negli ultimi giorni in terapia intensiva.

Occorre intervenire urgentemente per non pregiudicare, fra l’altro, l’apertura delle scuole e la faticosa e lenta ripresa economica. Occorre ripristinare con rigore le regole del distanziamento sociale sia nei luoghi chiusi che all’aperto, uscendo dai generici appelli alla responsabilità dei giovani. Occorre chiudere quelle attività non essenziali come le discoteche ed i locali da ballo che sono fucine di contagio: meglio aiutare economicamente qualche migliaio di addetti sul piano nazionale che milioni di lavoratori ed imprese per futuri, anche settoriali lockdown. Soprattutto occorre fare presto, il tempo è scaduto.

Valmont57

Diversamente giovane, fondatore di Wiki Magazine Italia, (già Scienza & DIntorni), grande divoratore di libri, fumetti e cinema, da sempre appassionato cultore della divulgazione storica e scientifica.

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