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Covid19: Esiste un caso Italia?

Il nostro paese con oltre 40.000 contagiati certificati ufficialmente e ben 3.405 morti (dati aggiornati alle 18 del 19 marzo), oltre ad essere il primo paese al mondo per decessi ha la metà degli infetti della Cina, il paese del focolaio di origine della pandemia da Covid19.

Pur nell’ambito di un generale aggravamento di questa malattia in tutto il pianeta è inevitabile osservare che l’Iran il terzo paese più colpito registra 18.407 casi ufficiali (e 1.284 decessi) e la Spagna, quarto paese al mondo per contagiati e secondo in Europa dopo di noi, 18.077 infetti e 833 morti.

Esiste quindi un caso Italia? E come si può spiegare questa particolare virulenza di Covid19 nel nostro paese? Infine il nostro Servizio Sanitario Nazionale, anche se purtroppo dovremmo dire più esattamente i Servizi Sanitari regionali sono stati all’altezza di una pandemia per altro ampiamente annunciata dall’OMS quando il focolaio sembrava riguardare esclusivamente la Cina, ed in particolare la città di Wuhan e la provincia di Hubei?

Una delle spiegazioni invocate per cercare una ragione del devastante focolaio italiano che colpisce particolarmente le regioni del Nord si basa su un modello matematico ed alcuni studi epidemiologici redatto dall’Università del Maryland e due università iraniane. Il grafico riassuntivo di questa ricerca mostra che la latitudine di tutte le località più colpite dal coronavirus si trovano nella fascia compresa tra 30 e 50 gradi a Nord. Vale a dire — per la gran parte delle località — nello stesso «clima subtropicale umido» in cui si trova il Nord Italia. In secondo luogo, ci sono le temperature medie registrate, tra i cinque e gli 11 gradi centigradi in tutti i focolai, con il virus che non si è finora diffuso in aree più fredde (come Russia e Canada che contano pochi contagi) né più calde.

A questa spiegazione di origine geografica e climatica si aggiunge un’ulteriore spiegazione nell’età media avanzata della popolazione italiana. L’elemento anagrafico spiegherebbe anche il tasso di contagio molto contenuto dell’Africa sub sahariana la cui popolazione ha un’età media molto giovane. Infatti dai dati disponibili risulta che SARS-Cov-2 sia meglio tollerato dai giovani rispetto agli adulti ed agli anziani. Naturalmente quando si invoca questa ipotesi la si deve contemperare con estrema prudenza dato che i servizi sanitari africani sono sicuramente meno strutturati e meno efficienti non soltanto di quelli occidentali ma anche di quelli di molti paesi asiatici. Non si può escludere che molto più prosaicamente la sanità pubblica africana potrebbe semplicemente ignorare la reale diffusione della malattia.

Ma torniamo allo specifico italiano: esperti e servizio sanitario nazionale sono stati all’altezza della pandemia? In questi giorni assistiamo al peana di autorità politiche, mediche e scientifiche sulla presunta eccellenza del nostro sistema sanitario, spesso un po’ troppo arditamente definito come uno dei “migliori del mondo”. Sia chiaro è bene distinguere tra l’abnegazione al limite dell’eroismo di medici, infermieri e ricercatori nella lotta contro Covid19 dalle eventuali lacune ed errori commessi nel contrasto dell’epidemia.

In questa sede lasceremo da parte il punto per altro importantissimo dell’inadeguatezza del nostro servizio sanitario nazionale in termini di strutture, terapie intensive, medici e persino presidi quali guanti e mascherine da cui dipendiamo prevalentemente da forniture estere per altro allo stato attuale bloccate. Gli effetti di oltre quindici anni di tagli e di ridimensionamento della sanità pubblica oggi presentano un doloroso conto pagato con la vita di migliaia di nostri concittadini.

Ci limitiamo a registrare in questo post una polemica crescente che divide virologi ed epidemiologi sull’utilizzo del tampone quale test indispensabile per il contenimento del contagio (oltre ovviamente alle necessarie misure di distanziamento sociale).
Andrea Grisanti, virologo e responsabile del principale laboratorio di analisi del Veneto ha messo in luce con uno studio effettuato sul focolaio del comune di Vò Euganeo l’incidenza significativa dei pazienti asintomatici e di quelli con lieve sintomatologia nel propagare il contagio da Covid19.

Per questo basandosi sulle indicazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità ha messo a punto un modello più esteso nel sottoporre a tampone i suscettibili dell’infezione. Questo modello che non si può ridurre semplicisticamente come ha fatto la stampa ad una campagna generalizzata ed indiscriminata è stato adottato dalla Regione Veneto mentre è criticato dall’Istituto Superiore della Sanità, principale organo consultivo tecnico-scientifico del Governo.

Pare plausibile che la scelta effettuata dopo lo sfondamento del virus dal focolaio iniziale del basso lodigiano di circoscrivere la somministrazione del tampone solo ai casi gravi ed ospedalizzati abbia contribuito ad incrementare l’anomalia italiana, grazie all’azione da super diffusori dei pazienti asintomatici.

Rimane il fatto che numerosi altri aspetti anche comparativi con il resto dei paesi rimangono da chiarire per cercare di dare una spiegazione convincente su come sia stato possibile che nell’arco di un mese, l’Italia sia diventata il “grande malato” di Covid19 di tutto il pianeta.

Valmont57

Diversamente giovane, fondatore di Wiki Magazine Italia, (già Scienza & DIntorni), grande divoratore di libri, fumetti e cinema, da sempre appassionato cultore della divulgazione storica e scientifica.

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