giovedì, Settembre 19

“Creatura di sabbia” di Tahar Ben Jelloun

<< Essere donna è una menomazione naturale della quale tutti si fanno una ragione. Essere uomo è una illusione e una violenza che giustifica e privilegia qualsiasi cosa >>. Così scrive nel suo diario Ahmed – Zahra, il ragazzo “che aveva seni da donna“, la ragazza “con la barba malrasata“, la persona fantastica e, allo stesso tempo, reale, disgraziatamente nata femmina e allevata dal padre come un maschio. E’ il/la protagonista disperata, autolesionista e ribelle del romanzo “Creatura di sabbia” dello scrittore marocchino, naturalizzato francese, Tahar Ben Jelloun.

In un paese arabo, di fede, di cultura, di tradizione islamica (che potrebbe essere il Marocco di un secolo fa, di venti o trenta anni fa o di oggi), nasce, dopo sette sorelle, Mohamed Ahmed. Nasce femmina ma, per volere del padre, che non vuole disperdere il patrimonio di famiglia accumulato da generazioni, crescerà maschio a dispetto del suo corpo, e dovrà reggere la casa e la servitù essendo riconosciuta da tutti come il nuovo capo – famiglia.

Questa, in due parole, la trama di “Creatura di sabbia“. Fin dalla prima pagina del romanzo si avverte una sorta quasi di prepotenza narrativa non comune. E’ la prepotenza della storia triste e tragica di Ahmed, donna che il padre obbliga a fingersi uomo per riscattare il proprio onore macchiato dall’aver avuto sette figlie femmine e nessun maschio, e della sua identità di genere incerta: le fasce strettissime che fin da bambina le atrofizzano il seno, la voce che si fa profonda, perfino la barba, come per coazione psicologica, comincia a spuntare.

Nata per ottava, e subito inchiodata ad un nome maschile, il/la protagonista di “Creatura di sabbia” di Tahar Ben Jelloun reca sulle sue spalle fragili il destino dell’ottava nascita, simbolicamente mortifero per la tradizione musulmana. Isolata in una terribile solitudine, creatura androgina fluida e carezzevole, ma effimera come la sabbia del deserto, dispiegherà le sue avventure in un vissuto carico di tensione e di angoscia (sposerà una cugina povera ed epilettica, sarà donna barbuta in un circo) affidato come segreto alle pagine di un diario, unico e solo testimone della sua condizione.

Romanzo sublime, profondo, accattivante, quasi misterioso, dai mille risvolti di tono e dai complicati messaggi sottesi, “Creatura di sabbia” sembra toccare il suo apice letterario nella figura del narratore della storia, che la moltiplica con un abile artificio da illusionista come in un gioco crudele eppure molto umano.

Infatti, a un certo punto del romanzo, il narratore di storie muore tenendo stretto al petto il diario di Ahmed del quale non ha potuto rivelare la fine. Sono i suoi uditori allora che si sostituiscono subito a lui, ma ognuno racconterà un finale diverso, non tanto nell’esito, che è sempre la morte della creatura ermafrodita, quanto nelle modalità dell’evento.

Finché l’ultimo uditore, una donna di nome Fatouma, sembra voler rivelare di essere ella stessa Ahmed, sopravvissuta alla propria esistenza tremenda di creatura di sabbia appunto. Romanzo, tra l’altro, di grande attualità, “Creatura di sabbia” di Tahar Ben Jelloun, è stato pubblicato, per la prima volta, in Francia nel 1985.

I temi trattati quali, in primis, l’identità di genere, lo collocano in una prospettiva anche sociale che sollecita con urgenza la risoluzione di realtà problematiche che ormai non si possono più eludere o nascondere, neanche in un un mondo, quale quello islamico, piuttosto restìo e molto conservatore quanto riluttante nei riguardi di tale argomento. In questa storia, triste e tragica insieme, in ultima analisi, vi e forse la rappresentazione del sé e dell’io, della diversità naturale, biologica o meno, che la società mistifica, fraintende, non accetta e che pur tuttavia ha le sue ragioni imperscrutabili di essere e di esistere.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Verified by MonsterInsights