lunedì, Settembre 16

Marie Curie, la donna dei due Nobel

Maria Salomea Skłodowska nasce il 7 novembre del 1867 ultima di cinque figli a Varsavia, allora sotto l’occupazione russa che aveva messo fine all’indipendenza polacca. La famiglia di Maria pur appartenendo al ceto medio soffrirà come la gran parte dei polacchi per la dura politica di russificazione portata avanti dagli Zar e conoscerà quindi periodi di gravi difficoltà economiche ed addirittura di stenti.

La gioventù

Quando la futura signora Curie è un’adolescente perde la madre affetta da tubercolosi e una delle sorelle. Maria a scuola primeggiava, aveva grandi facoltà mnemoniche e di concentrazione e una vivida curiosità, leggeva una media di 10 libri a settimana. Dall’altra parte era piuttosto distaccata dalle dinamiche familiari e sarà la sorella maggiore a prendersi cura della famiglia dopo la morte della madre.

All’età di 15 anni conclude il ginnasio con i voti migliori di tutti gli studenti dell’anno. A quel tempo era consuetudine premiare gli studenti migliori con una medaglia d’oro, alla cerimonia però non parteciperà la sorella Hela, anch’essa studentessa nella stessa classe di Maria, che aveva un profondo risentimento verso la sorella minore che troppe volte l’aveva umiliata nel corso delle lezioni.

Diversamente con la sorella Bronia, Maria ha un rapporto solido e strettissimo che sarà destinato a durare per l’intera vita della sorella maggiore. Dopo la morte della madre e dell’altra sorella a causa del tifo, Maria passa molto tempo in chiesa in cerca di un rapporto con Dio che le spieghi il perché di quanto le sta accadendo. A diciassette anni Maria abbandona definitivamente la religione.

Donna di servizio

All’epoca, nella Polonia annessa alla Russia, l’accesso alle università era precluso alle donne e Maria non poteva prendere in considerazione, per ragioni economiche la possibilità di studiare all’estero. Così decide di attuare un piano che gli avrebbe consentito da un lato di accumulare il denaro necessario e dall’altro di avviare un programma di auto formazione. Andò a lavorare a servizio presso famiglie facoltose e li ebbe modo di saccheggiare le ricche biblioteche padronali sfamando la sua fame di conoscenza.

E’ in quel periodo che Maria si avvicina al positivismo, una filosofia che dava particolare importanza alle conoscenze scientifiche. La sera dopo il lavoro molto spesso la giovane Skłodowska si incontrava nei caffè con gli amici, in gran parte studenti dell’Università di Varsavia, per discutere dei problemi sociali, politici ed economici che affliggevano la Polonia.

La prima infatuazione

Il 1º gennaio 1886, “la signorina Maria” prende servizio dagli Zorawski e dopo un anno di servizio accade l’imprevedibile: di ritorno dalle vacanze di Natale, Casimiro, il maggiore dei ragazzi Zorawski, si invaghisce di questa fanciulla che non assomiglia a nessun’altra. Maria non confida a nessuno i suoi sentimenti, ma è pronta a sposarlo; i genitori di lui però si oppongono al matrimonio. Maria che in realtà non era veramente innamorata di questo giovane petulante e ostinato, antesignano dei moderni stalker, l’assedia inseguendola nei negozi, per strada, in casa. Alla fine Maria riesce a cambiare lavoro e va a servizio presso un’importante famiglia di industriali, i Fuchs, riuscendo definitivamente ad allontanarsi dal ragazzo.

Il trasferimento a Parigi

Nel frattempo la sorella Bronia si è innamorata e fidanzata con uno studente di medicina Casimiro Dluski e si è trasferita a Parigi così che Maria, nel 1891 può raggiungere la coppia nella capitale francese dove nel frattempo la sorella si finalmente sposata.

La convivenza in casa Dluski però non va benissimo, sia Casimir che Maria, in lettere separate ai propri congiunti, si lamentavano anche se non esplicitamente di questa forzata convivenza, sia pure per ragioni diametralmente opposte. L’unica cosa che interessa la giovane Sklodowska sono i suoi studi alla Sorbona. Si impegna duramente, soprattutto in matematica, per recuperare le sue lacune, tanto che al termine del primo biennio vince una borsa di studio di 100 rubli che le consente di proseguire gli studi.

L’incontro con Pierre Curie

La sua vita sentimentale è praticamente nulla fino ad un pomeriggio del 1894 quando le fu consigliato di incontrare un giovane professore universitario Pierre Curie, che sta lavorando sul magnetismo, in un istituto non troppo lontano dalla Sorbona e che forse avrebbe potuta prenderla come assistente di laboratorio. Marie trova Pierre quel pomeriggio solo in laboratorio, quest’ultimo, allora trentaquattrenne, rimane stupito dal fatto che sia una donna a chiedere quel posto. I due sentono quasi istantaneamente una forte attrazione reciproca, passano l’intero pomeriggio a parlare. Pierre dirà dopo di essersi innamorato subito, con il classico colpo di fulmine dei migliori romanzi rosa.

Per Pierre era naturale condividere il proprio lavoro di ricerca con altri, insieme al fratello per due anni avevano studiato e chiarito il fenomeno della piezoelettricità ovvero la proprietà di alcuni materiali cristallini di polarizzarsi generando una differenza di potenziale quando sono soggetti a una deformazione meccanica  e al tempo stesso di deformarsi in maniera elastica quando sono sottoposti ad una tensione elettrica.

In Maria riconosce quei tratti di genialità e determinazione che ammirava qualità che si completavano molto bene con il suo carattere creativo e ricco di intuizioni. I due iniziano a lavorare insieme e costruiscono ben presto una forte relazione affettiva.

Finalmente sposi

Pierre chiede diverse volte a Maria di sposarlo, lei gli oppose altrettanti rifiuti. Singolarmente Marie accetta di sposare Pierre Curie un anno dopo quando la situazione economica del giovane professore era tutt’altro che rosea, al punto da costringerlo ad accettare un secondo lavoro come consulente in una ditta di ottica di Parigi. Maria che aveva in programma al termine dei suoi studi di tornare in patria, con il matrimonio e la sua attività di ricerca rimane a Parigi.

Dedica la sua vita di ricercatrice, insieme al marito, all’isolamento e alla concentrazione di due nuovi elementi della tavola periodica il radio e il polonio, così chiamato in onore della sua patria, la Polonia. Per ottenere questo risultato setacciano alcune tonnellate di pechblenda proveniente da Jáchymov, un minerale radioattivo e una delle principali fonti naturali di uranio.

La scoperta del polonio e la morte di Pierre

I coniugi Curie notano che alcuni campioni sono più radioattivi di quanto lo sarebbero stati se costituiti di uranio puro; ciò implicava che nella pechblenda fossero presenti altri elementi. Decidono così di esaminare tonnellate di pechblenda riuscendo nel luglio del 1898, ad isolare una piccola quantità di un nuovo elemento dalle caratteristiche simili al tellurio e 330 volte più radioattivo dell’uranio che fu chiamato polonio in onore del paese della scienziata. Il resoconto di tale lavoro, unitamente a quello immediatamente successivo che portò alla scoperta del radio, divenne la tesi di dottorato di Maria Skłodowska.

E se alla fine l’utilità del polonio risulterà quasi nulla se non per disdicevoli scopi, quali l’avvelenamento, non così sarà per il radio che sarà utilizzato in una molteplicità di applicazioni. Nel 1906 Pierre Curie muore travolto da una carrozza mentre sta percorrendo a piedi rue Dauphine per raggiungere l’Accademia. Marie diventata la “vedova illustre” ed assumerà la cattedra di fisica generale della Sorbona ricoperta in precedenza dal marito.

Una passione scandalosa e il Premio Nobel del 1911

Nel 1911 durante il primo congresso Solvey intraprende una relazione con il collega scienziato Paul Langevin, i due erano colleghi a Parigi. La relazione divenne scandalosa per il fatto che Langevin era padre di quattro figli e il suo matrimonio andó all’aria, proprio a causa di questa avventura.  Langevin fu costretto a ben cinque duelli alla pistola per difendere il suo onore e quello di Marie.

Questa passione scandalosa mise a rischio il suo secondo Premio Nobel (stavolta per la chimica, il primo per la fisica era stato vinto insieme al marito Pierre nel 1903) che l’Accademia delle Scienze svedesi era in procinto di assegnare a Marie Curie. Alla fine però prevalse il buon senso e l’Accademia lo conferì alla grande scienziata raccomandandole però di non partecipare alla cerimonia di premiazione.

Marie non sapeva che fare. La sua vita era diventata un inferno. La stampa le si era rivoltata contro. Da “vedova illustre e devota” era diventata l’emblema di una donna corrotta e spregevole. Addirittura divenne difficile uscire di casa per evitare gli insulti e le occhiate di riprovazione della gente fomentata da questa vera e propria campagna d’odio.

La solidarietà di Einstein

Nel momento forse peggiore della sua vita, l’aiutò in modo decisivo una lettera il cui testo è il seguente:

Stimatissima signora Curie,

non rida di me se Le scrivo senza avere nulla di ragionevole da dire. Ma sono talmente in collera per le maniere indecenti con cui il pubblico si sta ultimamente interessando a Lei, da sentire di dovere assolutamente dare sfogo a questo mio sentimento.

Ad ogni modo, sono convinto che Lei coerentemente disprezzi questa gentaglia, sia che questa elargisca ossequiosamente stima nei suoi confronti sia che tenti di soddisfare il proprio appetito per il sensazionalismo! Mi sento spinto a dirle quanto io sia arrivato ad ammirare il suo ingegno, la sua energia e la sua onestà, e che mi sento fortunato ad aver avuto la possibilità di conoscerla di persona a Bruxelles. Chiunque non appartenga a questa schiera di rettili è certamente felice, ora e anche prima, del fatto che abbiamo tra noi persone come Lei, e anche come Langevin, persone reali rispetto alle quali si prova il privilegio di essere in contatto. Se la gentaglia dovesse continuare a occuparsi di lei, non legga quelle fesserie ma piuttosto le lasci ai rettili per cui sono state prodotte.

Con i miei più amichevoli ossequi a lei, Langevin e Perrin, cordialmente.

Albert Einstein

Einstein era già uno scienziato piuttosto famoso dopo il suo anno mirabilis, il 1905 e aveva conosciuto Marie ad un importante convegno a Bruxelles rimanendo colpito dalla vivida intelligenza della donna e dalla sua personalità. Questa lettera piena di stima e di affetto spinse Marie Curie ad andare comunque a ritirare il Nobel, passando tra due ali di folla a testa alta e con sguardo fiero durante la premiazione.

Gli ultimi anni

Nel 1921 effettua un viaggio negli Stati Uniti per raccogliere i fondi necessari a continuare le ricerche sul radio; ovunque fu accolta in modo trionfale. Negli ultimi anni della sua vita fu colpita da una grave forma di anemia aplastica, malattia quasi certamente contratta a causa delle lunghe esposizioni alle radiazioni di cui, all’epoca, si ignorava la pericolosità.

Morì nel sanatorio di Sancellemoz di Passy in Alta Savoia, nel 1934. Ancora oggi, tutti i suoi appunti di laboratorio successivi al 1890, persino i suoi ricettari di cucina, sono considerati pericolosi a causa del loro contatto con sostanze radioattive. Sono conservati in apposite scatole piombate e chiunque voglia consultarli deve indossare abiti di protezione.

Per completare la straordinarietà della famiglia Curie nell’ambito della ricerca scientifica, oltre ai Nobel vinti da Pierre (1) e da Marie, 2 uno per la fisica ed uno per la chimica, la figlia maggiore Irene Joliot-Curie, insieme al marito, nel 1936, meno di due anni dopo la morte della madre, vinse il Nobel per la chimica.

Per saperne di più:

Marie Curie, la madre della fisica moderna

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