giovedì, Settembre 19

Dove finiscono i sedimenti trasportati dai fiumi

Ogni anno i fiumi trasportano verso i mari quantità enormi di materiale derivanti dai fenomeni di erosione. Per dare una cifra indicativa ben 500 milioni di tonnellate di solo calcio. Dopo milioni di anni di afflusso di questo materiale dovrebbero esserci circa 20 chilometri di sedimenti sul fondo degli oceani, ovvero una quantità tale da superare la superficie delle acque. Per capirci la fossa delle Marianne è la più profonda depressione oceanica conosciuta al mondo, localizzata nella zona nord-occidentale dell’Oceano Pacifico a est delle isole Marianne. Il suo punto più profondo, l’abisso Challenger, si trova a circa 10920±10 metri sotto il livello del mare.

Ovviamente come possiamo constatare le cose non stanno così. Dove sono finiti questi sedimenti allora? Per molto tempo i geologici semplicemente rimossero il problema, forse per la difficoltà di trovare una spiegazione plausibile e scientificamente valida. A rimescolare le carte e riportare l’attenzione della comunità scientifica su questo argomento, ci penserà durante la Seconda guerra mondiale, Harry Hess, un mineralista della Princeton University, posto al comando di una nave per il trasporto di truppe e rifornimenti, la USS Cape Johnson.

Questa nave era dotata di uno strumento nuovissimo per l’epoca, uno scandaglio acustico che doveva facilitare le operazioni di sbarco di materiali e uomini lungo le coste. Hess si rese conto che questo strumento poteva servire anche per scopi meno cruenti e non lo spense mai, anche quando era al largo degli oceani o durante l’infuriare di una battaglia. Scoprì così che i fondali oceanici non erano ricoperti da una coltre di fangosi sedimenti come avrebbero dovuto essere. Erano invece solcati ovunque da canyon, trincee e crepacci, disseminati di vulcani sottomarini che denominò guyot in onore di Arnold Guyot, uno dei primi geologi di Princeton.

Dopo la guerra Hess, a Princeton, ritornò ad occuparsi del mistero insito nei fondali oceani. Nel frattempo, per tutto il decennio successivo, gli oceanografi effettuarono rilevamenti sempre più sofisticati dei fondali, scoprendo che la più imponente ed estesa catena montuosa del pianeta si trovava in gran parte sott’acqua. La dorsale medio atlantica è una dorsale oceanica, ossia una catena montuosa sottomarina, situata nell’Oceano Atlantico, che va dal Polo Nord fino all’Antartide, più o meno seguendo la linea mediana tra la costa europea-africana e quella americana. È la più lunga catena montuosa della Terra, infatti circumnavigando l’Africa, prosegue lungo l’oceano Indiano e i mari del Sud, per arrivare nel Pacifico appena sotto l’Australia; qui la catena montuosa disegna un angolo attraverso il Pacifico, come per dirigersi verso la Baja California, prima di impennarsi verso la costa occidentale degli Stati Uniti in direzione dell’Alaska. L’intera rete montuosa misura ben 75.000 chilometri!

A dare una svolta alla conoscenza morfologica dei fondali oceani contribuirono gli addetti che depositavano i cavi delle comunicazioni in fondo agli oceani. Si scoprì che al centro dell’oceano Atlantico, c’era un canyon – un rift – ampio oltre 20 chilometri, che si estendeva per tutti i suoi 19.000 chilometri di lunghezza. Il rompicapo sembrava aumentare invece che chiarirsi e così i dubbi e le incertezze degli scienziati.

Negli anni Sessanta del secolo scorso, campioni di carotaggio mostrarono che il fondo dell’oceano era abbastanza recente lungo la dorsale medioatlantica, ma diventava progressivamente più antico allontanandosi da essa sia verso ovest sia verso est. Sarà il solito Hess a dipanare il problema. Egli si rese conto che la nuova crosta oceanica si formava su entrambi i lati della spaccatura centrale e allontanava quella più vecchia, spingendone una parte verso il Nord America, l’altra verso l’Europa. Il processo divenne noto come espansione dei fondali oceanici.

Quando la crosta oceanica “vecchia” termina il suo viaggio contro uno dei due continenti, per effetto del fenomeno detto subduzione, sprofonda nelle viscere della Terra. Questo processo spiega come mai i fondali oceanici sono geologicamente nuovi. Il più antico infatti ha “appena” 175 milioni di anni a fronte di molte rocce continentali che vantano qualche miliardo di anni di vita. Le rocce dei fondali oceanici durano solo il tempo che occorre loro per arrivare alle coste dell’Europa o dell’America. Questo processo spiegava finalmente dove erano andati a finire tutti i sedimenti trasportati per miliardi di anni dai fiumi agli oceani.

Fonti:

alcune voci di Wikipedia

Storia di quasi tutto di B. Bryson

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