lunedì, Settembre 16

E se fosse Venere il primo pianeta con vita aliena?

Quando immaginiamo un possibile pianeta da colonizzare viene spontaneo pensare a Marte. L’interesse scientifico verso il pianeta rosso è altissimo ed è verso Marte che si concentra la maggior parte delle missioni spaziali, dall’alba dell’esplorazione spaziale alla cosiddetta “invasione marziana” degli ultimi anni e del prossimo futuro.

Venere al contempo è piuttosto trascurato, probabilmente per le condizioni proibitive che imperversano sulla sua superficie. Nascosto da una coltre di nuvole di acido solforico il suolo di Venere raggiunge quasi i 500 gradi ed ha una pressione simile a quella che si ritrova ad un chilometro di profondità nei fondali oceanici. Non per questo la superficie di Marte è molto meno ostile alle vita umana pur non presentando ovviamente le condizioni estreme di Venere.

Qualcosa però sta cambiando da quando gli scienziati, il 14 settembre scorso, hanno rivelato di aver trovato fosfina nell’atmosfera di Venere, ad un’altezza di circa 55 km sopra la superficie del pianeta. Le osservazioni fatte utilizzando l’Atacama Large Millimiter, in Cile e il James Clerk Maxwell Telescope, alle Hawaii hanno stabilito la presenza di fosfina nella misura di 20 parti per miliardo nell’atmosfera venusiana.

Le fosfine possono essere prodotte per via enzimatica da microorganismi anaerobi e sulla Terra la loro presenza è legata esclusivamente all’attività antropica o alla presenza di forme di vita. Per questo le fosfine sono considerate una possibile firma biologica (biosignature), 

Gli autori della ricerca hanno suggerito che nella regione dell’atmosfera venusiana dove sono state trovate tracce di fosfina, lontano dalle torride temperature superficiali e dall’immane pressione al suolo, alcuni microbi presenti nell’aria potrebbero sopravvivere. Con prudente realismo però gli scienziati prima di confermare questa scoperta che costituirebbe una svolta epocale nella ricerca di vita aliena, vogliono essere sicuri che la fosfina non sia invece il prodotto di reazioni geochimiche o elettrochimiche non ancora osservate.

Per questo gli astrobiologi intendono continuare le osservazioni soprattutto nell’infrarosso ed in altre parti dello spettro in modo da cercare altre linee di assorbimento della luce riconducibili alla presenza di fosfina. Si è pensato inoltre di utilizzare le sonde di altre missioni per acquisire ulteriori dati in grado di confermare la natura “biologica” della presenza di fosfina nell’atmosfera venusiana.

In particolare la sonda BeppiColombo in viaggio verso Mercurio, il Solar Orbiter dell’ESA (l’Agenzia Spaziale Europea) e la sonda Parker della NASA entrambe dirette verso il Sole. Le osservazioni raccolte da queste sonde non sarebbero limitate dalla presenza dell’atmosfera terrestre, purtroppo gli strumenti di queste missioni sono progettati per osservare la superficie di Mercurio e il Sole e non è chiaro se potranno essere utilizzati per dare una “sbirciatina” all’atmosfera di Venere.

La scoperta delle tracce di fosfina potrebbe però rilanciare l’interesse per il pianeta più facilmente raggiungibile dalla Terra, con cui condivide un passato di clima mite, in cui probabilmente c’erano oceani e condizioni adatte allo sviluppo della vita. Tutto questo prima che un catastrofico effetto serra facesse evaporare tutta l’acqua dalla superficie e riducesse il suolo venusiano in un vero e proprio inferno.

Secondo alcuni modelli elaborati dal NASA Goddard Institute for Space Studies, Venere potrebbe essere stato un pianeta abitabile per miliardi di anni prima di diventare l’inospitale luogo che conosciamo. Anche oggi nonostante le condizioni estreme della superficie basta salire di una cinquantina di chilometri nell’atmosfera per avere pressioni e temperature simili a quelle terrestre. Guarda caso dove sono state rilevate le tracce di fosfina.

Potrebbe la vita su Venere essere comparsa nel passato e sopravvissuta in qualche forma fino ad oggi? Già nel lontano 1967 Carl Sagan ipotizzò con un articolo su Nature che alcuni organismi viventi potessero trovare il modo di abitare le nuvole di Venere. Negli ultimi anni la presenza di un anomalo assorbimento della radiazione ultravioletta che causa macchie scure nell’atmosfera di Venere ha rilanciato questa ipotesi.

Nel 2018 uno studio pubblicato su “Astrobiology” ha ipotizzato che le “strane” caratteristiche dell’assorbimento siano dovute alla presenza di microorganismi nell’atmosfera venusiana. Adesso lo studio pubblicato il 14 settembre mette un altro tassello a favore di questa eccitante teoria.

E se fosse davvero l’infernale Venere ad ospitare la prima forma di vita aliena del nostro Sistema Solare? Forse sarebbe il caso di dare un’occhiata da vicino ad un pianeta che negli ultimi anni è stato, ingiustamente trascurato.

 

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