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Ecco perché la NASA vuole tornare sulla Luna dopo 50 anni

Ecco perché la NASA vuole tornare sulla Luna dopo 50 anni. È ora di tornare sulla Luna. Sono passati 50 anni da quando l’ultima missione Apollo si è avventurata sulla superficie lunare.

La NASA ha stabilito, attraverso il programma Artemis III, di far atterrare gli astronauti su delle regioni lunari inesplorate, per poi avventurarsi sulla superficie di Marte. Tutto comincerà con la missione Artemis I, un nome che deriva da Artemide, sorella gemella di Apollo, personaggi della mitologia greca.

La missione Artemis

La missione Artemis ripartirà da dove il famoso programma Apollo si è interrotto nel 1972, inviando delle missioni con equipaggio sulla Luna, ma in un modo totalmente nuovo. Negli obiettivi del programma Artemis ci sono l’atterraggio di diversi equipaggi di astronauti sulla Luna e l’esplorazione, per la prima volta, dell’oscuro polo sud lunare. Uno sforzo ambizioso che mira anche a stabilire una presenza stabile sulla Luna e creare dei sistemi che possano consentire l’esplorazione umana di Marte e forse anche oltre.

Prima di poter esplorare altri pianeti bisogna effettuare altre missioni. La prima sarà Artemis I che partirà il prossimo 29 agosto, una missione senza equipaggio che testerà ogni nuovo componente, strumenti che renderanno possibile la futura esplorazione dello spazio profondo. Questo prima di affrontare i viaggi successivi previsti nel 2024 e nel 2025, che sono rispettivamente Artemis II e Artemis III.

Il team di ricerca della missione farà decollare il nuovo razzo Space Launch System e la sonda spaziale Orion tra le 14:33 e le 16: 33 ora italiana del 29 agosto dal Kennedy Space Center in Florida. La missione ha delle finestre di lancio di riserva previste per il 2 settembre e il 5 settembre.

Artemis I, dopo il lancio dalla Terra, affronterà una missione di 42 giorni, durante il quale la sonda spaziale Orion percorrerà 64.000 chilometri oltre la Luna, ben 48.000 chilometri più lontano del record stabilito durante l’Apollo 13. Questo percorso simulerà il viaggio che l’equipaggio di Artemis II dovrà affrontare nel 2024.

Bill Nelson, ha dichiarato che: “Mentre ci imbarchiamo per il primo volo di prova Artemis, ricordiamo il passato leggendario di questa agenzia, ma i nostri occhi non sono concentrati sul futuro immediato ma là fuori, un futuro in cui la NASA porterà la prima donna e la prima persona di colore sulla Luna. In queste missioni, sempre più complesse, gli astronauti vivranno e lavoreranno nello spazio profondo e svilupperemo la scienza e la tecnologia per inviare i primi esseri umani verso Marte”.

Una nuova esplorazione

Il ritorno sulla Luna, in vista di un eventuale viaggio su Marte, fornirà nuove informazioni. Le lezioni apprese dai programmi Apollo hanno fornito i dati per la progettazione del razzo Space Launch System, il più potente del mondo.

Il razzo lunare spingerà il veicolo spaziale quasi 1.000 volte più lontano della posizione della Stazione Spaziale Internazionale situata nell’orbita terrestre bassa. Il razzo SLS spingerà l‘Orion ad una velocità di 36.370 chilometri orari, una potenza che servirà a sfuggire alla gravità terrestre e raggiungere la Luna. Secondo John Honeycutt, responsabile del programma Space Launch System presso il Marshall Space Flight Center della NASA: “è l’unico razzo in grado di inviare Orion, un equipaggio e rifornimenti nello spazio profondo con un solo lancio”.

La sonda spaziale Orion è stata progettata per trasportare un equipaggio attraverso lo spazio profondo e riportare in sicurezza gli astronauti sulla Terra. Il velivolo è stato dotato di un modulo per l’equipaggio, un modulo di servizio e di un sistema di interruzione del lancio che ha la capacità di portare il velivolo spaziale e il suo equipaggio in salvo in caso di qualunque emergenza, che potrebbe verificarsi durante il lancio o la risalita. La missione metterà alla prova la capacità di mantenere la comunicazione con la Terra oltre la Luna e di proteggere il suo equipaggio dalle radiazioni.

La sonda spaziale Orion è stata dotata di hardware e software che consentiranno ai futuri equipaggi di avere una visione completa di ciò che sta accadendo al loro velivolo, quando si troveranno a migliaia di chilometri da casa. Una delle prove più grandi previste per Orion potrebbe essere quella di testare il suo scudo termico, il più grande mai realizzato.

Orion, quando tornerà sulla Terra in ottobre, affronterà delle temperature altissime, pari a metà di quelle presenti sulla superficie del Sole, e colpirà la parte superiore dell’atmosfera terrestre ad una velocità di 40.200 chilometri orari, corrispondenti a 32 volte la velocità del suono.

Lo scudo termico è stato testato sulla Terra, ma il ritorno dallo spazio sarà l’unico vero ed affidabile test, simulazioni che non possono essere replicate completamente. Howard Hu, responsabile del programma Orion presso il Johnson Space Center della NASA, ha spiegato che: “Il rientro sarà fantastico e permetterà di dimostrare la capacità dello scudo termico, assicurandoci così che la sonda spaziale riesca a tornare a casa sana e salva e, naturalmente, per le missioni future, a proteggere l’equipaggio”.

La prova definitiva

Il raggiungimento di tutti gli obiettivi previsti per il volo inaugurale di Artemis I, dimostreranno le capacità necessarie per poter trasportare gli astronauti nello spazio profondo. Nell’elenco degli obiettivi ci sono il volo, piuttosto sicuro, le prestazioni del razzo SLS, testare lo scudo termico e recuperare la sonda spaziale una volta che arriverà nell’Oceano Pacifico al largo della costa di San Diego.

L’Orion, in questa missione, non trasporterà un equipaggio, ma fornirà molti dati attraverso la missione, in cui saranno presenti i sensori collegati ad alcuni passeggeri molto particolari. Sulla missione Artemis I saranno presenti tre manichini, che serviranno a simulare ciò che gli astronomi potrebbero sperimentare, e i dati dei loro sensori riveleranno quanta vibrazione hanno sperimentato, l’esposizione alle radiazioni e le performance delle loro tute di volo e giubbotti anti-radiazioni.

Artemis I sarà un volo di prova, per questo il team di ricerca è disposto a correre più rischi, informazioni che potranno eliminare dei problemi che potrebbero presentarsi quando l’equipaggio effettivo sarà a bordo. La missione fornirà soprattutto i dati e la scienza per poter riprendere l’esplorazione spaziale umana, facendo un grande passo in avanti, da Apollo ad Artemis.

Bill Nelson, ha dichiarato che: Artemis I mostrerà che possiamo fare grandi cose che uniscono le persone, cose che avvantaggiano l’umanità, cose come Apollo che ispirano il mondo. E a tutti noi che guardiamo la Luna, sognando il giorno in cui l’umanità tornerà sulla sua superficie, gente, siamo qui, stiamo tornando indietro e quel viaggio, il nostro viaggio, inizia con Artemis I”.

FONTE:

https://edition.cnn.com/2022/08/22/world/artemis-1-moon-rocket-apollo-explainer-scn/index.html?fbclid=IwAR2iF1ozBL8aTzpg-IGeWl6oATrG_-LGz9nzb8KCtGHn2_PugI-U-0DYwyc

Valmont57

Diversamente giovane, fondatore di Wiki Magazine Italia, (già Scienza & DIntorni), grande divoratore di libri, fumetti e cinema, da sempre appassionato cultore della divulgazione storica e scientifica.

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