giovedì, Settembre 19

Elisabetta Franchi, la scalata dell’amazzone d’acciaio della moda

Elisabetta Franchi, un esempio di resilienza, di chi si è conquistato ogni millimetro di successo e ogni bagliore di luce partendo da sotto zero. Non ha mai conosciuto suo padre, lei e altri quattro figli, nati tutti da padri diversi. Da bambina sopravviveva tra mille difficoltà, dovute a un’esistenza modestissima. Aveva però una bambolina e uno spago, con cui sognava di vestire le donne di tutto il mondo. All’epoca il frigo era sempre vuoto e ora non può fare a meno di averne in casa tre pieni. Eppure la Franchi bolognese D.O.C., rimarca come ogni cicatrice le abbia dato la forza di diventare la donna che è oggi. Elisabetta, esile e flessuosa, occhi pungenti e aguzzi, sembra energia fusa nell’acciaio del colore ceruleo dei suoi occhi.

Elisabetta Franchi

No, non ha avuto una vita facile, anzi tutta in salita, tuttavia, con determinazione adamantina e una caparbietà lavorativa indomabile, è riuscita a emergere. Non è stato neanche facile studiare all’Istituto Aldrovandi Rubbiani di Bologna, mantenendosi con lavoretti, come la commessa, e altri sempre attorno all’abbigliamento; fiutando e assorbendo ogni giorno il gusto delle consumatrici e ascoltando le loro esigenze. Quella palestra sarà poi la chiave di volta per il suo futuro successo professionale. Nel 1996 realizza i primi capi come designer in un piccolo atelier, con soli cinque collaboratori, e poco dopo nasce la Betty Blue S.p.a. che rievoca l’eleganza dello stile parigino e la “b” sta per “Betta”, suo diminutivo. Nel 2006 la designer acquista lo stabile di una ditta farmaceutica dismessa che, diventa l’headquarter della Maison. Parliamo di oltre 6.000 metri quadrati che fabbricano idee nella campagna bolognese. L’amore poi è stato fondamentale, incontrato e identificato con un uomo che ha segnato fortemente la sua vita, nel privato e nel lavoro. Lui, credeva in lei e nasce anche una figlia.

Made in Italy

Un amore travolgente, puro, bello, capace di spazzare via ogni cosa. Un amore fatto di intesa, di lavoro come ideale e un uomo che ha sempre creduto in lei. Troppo presto il destino dà uno schiaffo a Elisabetta e una malattia le porta via l’amore. Tuttavia, la palestra del grande lavoro insieme, la sua capacità di resilienza, e la natura da combattente hanno la meglio. La Franchi procede in una scalata al successo inarrestabile. Dal 2012 la designer sceglie di firmare con il proprio nome le sue creazioni, dando vita all’omonimo marchio, “Elisabetta Franchi”. Milano, città della moda per eccellenza, è la sede del suo primo showroom direzionale, in un’intera palazzina di 950 mq, su sei piani. Regina del prêt-à-porter Made in Italy, il brand Elisabetta Franchi ha raggiunto oltre 100 milioni di euro di fatturato in tutto il mondo. Possiede ottanta Boutique monomarca, dislocate nelle città più importati del mondo come Parigi, Milano, Madrid, Mosca, Hong Kong, e Dubai. L’evoluzione stilistica del brand e la cura nei dettagli, portano la Franchi a vestire celebrities del calibro di Angelina Jolie, Kate Hudson, Jessica Alba.

Essere Elisabetta l’amazzone d’acciaio

Ma anche Emily Blunt, Jennifer Lopez, Lady Gaga, Kendall Jenner, Dita Von Teese, Kourtney Kardashian, per citarne solo alcune. Riceve anche riconoscimenti per il suo impegno animal friendly. L’amore per gli animali la porta a dare vita a un programma di dog hospitality per i suoi dipendenti. Elisabetta entra in ufficio alle 8 del mattino ed esce alle 21, trascorrendo in azienda anche il sabato e la domenica. Lavorare così con ardore, passione e determinazione, è stata la chiave del suo successo. Senza dubbio, tanta determinazione è stata ripagata anche dall’affetto che le donne le dimostrano, interagendo con lei sui social; forse non solo per ringraziarla, ma per dimostrarle ammirazione. La moda della Franchi è dunque femminile perché lei non segue le tendenze, ma perché crede nel valore della femminilità. Crea quindi con questo riferimento assoluto, da sempre, con occhio da stilista e da imprenditrice; con un fatturato di circa 123 milioni di euro e una distribuzione capillare di ottantaquattro negozi monomarca dislocati nelle città più importanti del mondo.

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