lunedì, Settembre 16

Piccoli, numerosissimi e immortali

Richard Feynman (1918-1988)  fisico e divulgatore scientifico statunitense, Premio Nobel per la fisica nel 1965 per l’elaborazione dell’elettrodinamica quantistica, una volta disse che se tutta la storia della scienza doveva essere ridotta ad una frase, essa sarebbe stata questa: Tutte le cose sono fatte di atomi“.

Una zolletta di zucchero

Gli atomi sono dappertutto e formano ogni singola cosa presente nell’Universo. Il loro numero è semplicemente fuori dalla portata della nostra immaginazione e si aggregano formando unità funzionali chiamate molecole, dal latino “piccola massa”. Una molecola è composta da due o più atomi, legati fra loro, anch’esse sono numerosissime. Per avere un’idea di cosa stiamo parlando, un centimetro cubo d’aria, sul livello del mare, alla temperatura di zero gradi Celsius, contiene 45 miliardi di miliardi di molecole. Si tratta di un cubetto d’aria grande come una zolletta di zucchero.

Gli immortali

Ma gli atomi (e le molecole) non sono soltanto un numero inimmaginabile ma hanno una “vita” estremamente longeva, si può dire senza tema di smentita, che sono praticamente immortali. Questo fa si che nell’arco dei secoli e dei millenni si “riciclino” in continuazione. Il nostro corpo contiene un numero così elevato di atomi, e viene riciclato così efficacemente dopo la morte, che un numero significativo degli atomi che lo compongono – qualcuno ha ipotizzato anche un miliardo – probabilmente un tempo era parte del corpo di Carlo Magno piuttosto che di Lucrezia Borgia.

Altri miliardi potrebbero provenire dal corpo di Cesare o di Chopin. Deve trattarsi comunque di un uomo (famoso o anonimo che sia) morto da svariate decine di anni poiché sembra che gli atomi impieghino un bel po’ di anni per essere ridistribuiti. A scanso di equivoci quando moriremo non necessariamente i nostri atomi andranno a ricostituire parzialmente un altro essere umano, magari faranno parte del corredo atomico di una foglia o di un porcospino o di una goccia di rugiada.

Ma quanti sono gli atomi che compongono che compongono un corpo umano? In media si può presumere che una persona di circa 70 chilogrammi sia composta da 15 miliardi di miliardi di miliardi di atomi (1015). Ad oggi nessuno sa con esattezza quanto dura la “vita” di un atomo, ma secondo Martin Rees, astronomo inglese, con ogni probabilità, si tratta all’incirca di 1035 anni! Se questa non è immortalità, ci andiamo dannatamente vicino.

Eri piccolo, piccolo, così…

La cosa principale, però, è che gli atomi sono davvero molto piccoli. Supponiamo di allinearne mezzo milione uno dietro l’altro: questo piccolo esercito riuscirebbe a nascondersi tutto dietro un capello umano. La sua dimensione è semplicemente inimmaginabile per la mente umana. Per capire di che scala parliamo un atomo è un decimilionesimo di millimetro. Se escludiamo alcuni filosofi greci come Democrito, in età moderna, il primo ad intuire le principali caratteristiche dell’atomo fu John Dalton, un quacchero inglese che aveva ricevuto un’istruzione scolastica non troppo profonda.

John, il quacchero

Nato nel 1766 da una famiglia modesta di quaccheri ferventi, John si dimostrò uno studente eccezionale tanto che all’età di dieci anni gli fu affidata la scuola quacchera del villaggio. Intorno ai 25 anni si trasferì a Manchester dove visse per tutto il resto della vita. Si dimostrò presto uno scienziato eclettico e vulcanico pubblicando articoli e libri che spaziavano dalla meteorologia alla grammatica. A lui si devono per altro i primi studi sul daltonismo, una malattia che affligge gli occhi e di cui soffriva, e che prese il suo nome proprio per il suo importante contributo.

A decretare la fama di Dalton, però, fu il libro intitolato A New System of Chemical Philosophy, pubblicato nel 1808. In un breve capitolo di 5 pagine, il libro era lungo complessivamente 900 pagine, Dalton descrisse gli atomi in una forma che si avvicinava alla moderna concezione. Per Dalton si trattava di particelle indivisibili ed estremamente piccole e inoltre teorizzò il modo in cui si legavano tra loro, attribuendovi il relativo peso atomico.

Il successo di un uomo modesto

Questo saggio rese Dalton molto famoso ma non intaccò la modestia del personaggio. Nel 1826 quando un famoso chimico francese si recò a Manchester per incontrarlo, lo trovò ancora ad insegnare aritmetica nella scuola quacchera e dovette aspettare che Dalton terminasse di correggere l’esercizio di un alunno prima di essere ricevuto.

Nonostante il carattere schivo e modesto Dalton fu nominato suo malgrado membro della Royal Society, ricoperto di medaglie e dotato di una sostanziosa pensione governativa. Nel 1844, quando morì, quarantamila persone resero omaggio al feretro e il corteo funebre si snodò per una lunghezza di tre chilometri.

Fonti:

alcune voci di Wikipedia

Bryson, Bill. Breve storia di (quasi) tutto


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