giovedì, Settembre 19

Gli eroi sconosciuti della Battaglia di Inghilterra

Tra l’estate e l’autunno del 1940 la Luftwaffe scatenò la più violenta battaglia aerea della Seconda Guerra Mondiale contro la Gran Bretagna. L’attacco aereo che doveva preludere all’invasione nazista dell’isola (operazione Leone Marino) come sappiamo fallì soprattutto per la mancanza di una chiara visione strategica dei risultati da raggiungere.

Inizialmente il primo obbiettivo delle forze aeree tedesche era quello di distruggere buona parte della Royal Air Force (RAF), e particolarmente dei suoi aerei da caccia inquadrati nel RAF Fighter Command per assumere definitivamente il controllo incontrastato dei cieli. Con il passare del tempo la Luftwaffe spostò i suoi obiettivi principali verso i convogli di rifornimento e i porti, quali Portsmouth; dall’agosto 1940, la Luftwaffe iniziò a colpire gli aeroporti e le infrastrutture della RAF. Con il progredire della battaglia, la Luftwaffe iniziò a bombardare anche le fabbriche aeronautiche e altre infrastrutture, anche per annientare la volontà di resistenza della popolazione civile. Alla fine, la Luftwaffe si concentrò su aree di significato politico utilizzando la strategia del bombardamento strategico.

La strenua resistenza dei piloti della RAF fece assurgere questi giovani aviatori che avevano un’aspettativa di vita bassissima al rango di eroi, ma un’altra categoria di persone altrettanto impavide svolse un ruolo importantissimo nella vita martoriata delle città oggetto di feroci bombardamenti: gli artificieri.

Tra gli eroi della battaglia d’Inghilterra ci furono infatti degli uomini che impararono anche in modo artigianale a disinnescare le centinaia di bombe inesplose disseminate nelle città inglesi. Uno dei più famosi fu “Jack” Howard, conte di Suffolk. Charles Howard, detto Jack, figlio del XIXmo conte di Suffolk, era nato nel 1906 ed aveva avuto una vita avventurosa e ribelle. Nel 1940, all’età di 34 anni, aveva un incarico presso il direttorato scientifico del Ministero dei Rifornimenti. La sua impresa più importante fu la riuscita evacuazione da Bordeaux, dopo la resa dei francesi, di rari pezzi di macchinari, di diamanti per uso industriale del valore di 10 milioni di dollari, di 50 tra i migliori scienziati francesi e dell’intera riserva di acqua pesante norvegese, indispensabile per la fabbricazione di una bomba atomica.

Nell’autunno del 1940 questa figura eccentrica decise di reinventarsi come artificiere. Arruolò nella sua squadra la sua bella segretaria  Eileen Beryl Morden ed equipaggiò uno speciale furgone a proprie spese. Vestito sempre in maniera bizzarra, spesso con un cappello da cow boy e stivali da aviatore, si mise a disinnescare bombe e studiare i detonatori a scoppio ritardato tedeschi, dotati di meccanismi anti manomissione sempre più sofisticati.

Il suo coraggio e la sua immaginazione erano proverbiali ma diversi artificieri professionisti lo criticavano per l’assoluta mancanza di disciplina e prudenza in un compito così rischioso. Il 12 maggio 1941 mentre cercava di disinnescare la sua 35ma bomba questa esplose uccidendo Jack Howard, la sua segretaria e 13 persone che imprudentemente si erano avvicinate troppe mentre il conte di Suffolk cercava di disinnescare l’ordigno.

Un altro artificiere arrivato dalla Cornovaglia all’inizio della guerra, Bob Davies aveva acquisito una certa esperienza tecnica durante le sue perigrinazioni all’estero e questo gli aveva facilitato l’ingresso nei reparti del genio. Nel settembre del 1940 Davies comandava una squadra inviata di mattina presto a disinnescare una bomba da una tonnellata sganciata quella notte e rimasta conficcata, inesplosa, in una strada, davanti alla cattedrale di Saint Paul.

Inizialmente la squadra rimase quasi intossicata da una fuga di gas ma dopo alcune rapide cure, Davies ed i suoi tornarono a scavare intorno all’enorme bomba finché dopo quasi otto ore dalla caduta dell’ordigno arrivarono alla profondità di nove metri punto nel quale la bomba si era conficcata nel terreno argilloso di Londra.

A questo punto legarono l’ordigno con un cavo ad un camion che lentamente iniziò a tirarlo fuori. Il cavo però si spezzò e ci volle un secondo camion ed un secondo cavo in aggiunta al primo per riuscirla ad estrarla dal sottosuolo. La bomba allora fu collocata su un’impalcatura mobile e lentamente trasportata per le strade di Londra fino ad Hachney Marshes dove fu fatta brillare.

Davies e la sua squadra diventarono famosissimi e furono oggetto di una campagna di stampa affinché il Governo concedesse a questi prodi artificieri una onorificenza. Davies e il soldato del genio che aveva trovato la bomba ricevettero effettivamente la nuova George Cross medal, creata appositamente per premiare gli atti di eroismo civile.

Questa vicenda però ebbe una conclusione inaspettata, nel maggio del 1942, Davies finì davanti alla Corte Marziale con quasi 30 capi di imputazione per furti su larga scala avvenuti nel periodo nel quale era stato al comando della sua squadra di artificieri. Emerse inoltre che la grande bomba di Saint Paul non era provvista di un detonatore a scoppio ritardato e quindi era molto meno pericolosa di come era stata dipinta e che l’uomo alla guida del mezzo che aveva trasportato l’ordigno fino ad Hachney non era nemmeno Davies.

L’ufficiale venne incarcerato per due anni e liberato soltanto nel 1944. Questa sordida pagina infangò l’attività di Davies che pure aveva disinnescato insieme alla sua squadra molte decine di bombe. Insomma tra gli artificieri oltre a solidi professionisti, c’erano avventurieri eccentrici come Howard o furfanti come Davies, tutti però accomunati da un indubitabile coraggio.

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