giovedì, Settembre 19

Gli storni, eleganza e mistero

Lo storno comune (Sturnus vulgaris Linnaeus, 1758) è un uccello passeriforme originario dell’Eurasia, ma introdotto in tutti i continenti tranne che in America Meridionale e in Antartide. Qualche secolo fa vivevano nell’Europa del Nord e andavano a svernare in Nord Africa. Adesso i cambiamenti climatici hanno fortemente ridotto queste migrazioni e ad esempio gli storni “italiani” che vivono nel nord del paese, al massimo si trasferiscono nel centro Italia o poco più giù.

Questo uccellino è lungo all’incirca 20 centimetri con un’apertura alare di circa 35 centimetri  e un peso che oscilla dai 70 ai 90 grammi. Il suo piumaggio in estate è nero lucente con riflessi metallici violacei e verdi con le punte delle piume bianche, mentre in inverno il nero diventa meno brillante, i riflessi si attenuano e le punte bianche diventano più evidenti. Il becco è aguzzo, giallognolo in estate, bruno in inverno, la coda corta. L’unico carattere che differenzia i sessi è una macchia sulla base del becco che è azzurra nei maschi, rossastra nelle femmine.

Lo storno è un animale sociale che vive in stormi di diverse centinaia di esemplari. Come dicevamo la gran parte di questi stormi non attraversano più il Mediterraneo ma si stabiliscono nelle città costiere del centro e del sud Italia che grazie alla presenza di molte fonti di calore (riscaldamento domestico, traffico, industrie), mitigano le fredde temperature invernali.

Gli storni arrivano ai primi di novembre e partono ai primi di marzo. Molto probabilmente questi periodi dell’anno sono scelti per la variazione del numero di ore di luce a disposizione più che da un primo innalzamento delle temperature.

Nelle città gli storni cercano alberi sempreverdi per ripararsi nelle ore notturne, ma il cibo nelle città scarseggia, anche in quelle molto grandi come Roma. Allora in gruppi di un centinaia di esemplari gli stormi volano nelle campagne in cerca di cibo. Qui emerge la socialità e l’organizzazione di questi uccelli, mentre una metà del gruppo si rifocilla al suolo, l’altra metà si occupa di fare la guardia “presidiando” il perimetro per prevenire l’arrivo di un possibile predatore. Lo storno si nutre di insetti che cerca razzolando nel terreno e di frutta come fichi, nespole, ciliegie, olive e cachi, semi e talvolta di piccoli vertebrati.

Quando poi si trasferiscono in un nuovo campo, i ruoli si invertono e chi si ha già mangiato fa la guardia agli altri storni. La sera tornano al caldo delle città e prima di posarsi sugli alberi formano gruppi estremamente numerosi che volteggiano nel cielo. Nonostante gli inverni siano più miti di un tempo questi animali sono molto sensibili al freddo e le notti molto fredde, quando la temperatura si abbassa sotto lo zero, sono fatali per molti di questi uccelli.

Diventa pertanto fondamentale trovare dei “dormitori” protetti dai rigori invernali e probabilmente le “coreografie” disegnate da stormi di migliaia di esemplari non siano altro che segnalazioni fatte ai propri simili per indicare il luogo adatto dove passare la notte. Queste evoluzioni durano fino a circa mezzora dopo il tramonto quando lo stormo si getta negli alberi individuati dove passeranno le fredde ore notturne.

Uno dei principali predatori degli storni è il falco pellegrino che spesso si aggira intorno agli stomi di questi uccelli sperando di passare inosservato e poter ghermire una preda. Nonostante il falco pellegrino sia un rapace con un’apertura alare di un metro, che può raggiungere in picchiata velocità superiori ai 200 chilometri l’ora, gli storni non sono una facile preda. Una collisione in volo con uno storno, infatti, potrebbe provocare una frattura nelle fragili ali del predatore, eventualità che equivarrebbe a morte sicura per il falco.

Per questo il predatore non osa entrare nello stormo e gli storni si proteggono dai suoi attacchi serrando i ranghi e mantenendosi compatti e cambiando frequentemente direzione nel volo. Molte delle loro più spettacolari evoluzioni sono fatte in funzione protettiva, dettate quindi dall’istinto di sopravvivenza di questa specie.

Lo storno è considerato un uccello nocivo per le coltivazioni di frutta e olive e per le semine, perché grandi stormi di questi volatili possono distruggere interi raccolti. Nonostante questo in Italia come in molti paesi europei lo hanno dichiarato una specie protetta. Studi recenti hanno dimostrato come le sue deiezioni possano essere veicolo di diffusione di alcune malattie micetiche, protozoarie, virali, parassitarie e batteriche. Per questo sempre di più vengono messi a punto piani di controllo per limitarne il numero soprattutto nelle città.

Fonti:

alcune voci di Wikipedia

In un volo di storni di G. Parisi

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